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La D eufonica: ci va o non ci va?

Quando ci vuole ci vuole, ma senza esagerare!

Oggi parliamo di eufonia: un termine che arriva dal greco antico e che significa “bel suono”; il suo contrario è la cacofonia, che significa appunto “suono sgradevole”.

Il bello della lingua è che non ha solo un’ortografia e una forma scritta, ma anche dei suoni, e contano eccome: pensa ai poeti, o anche solo alle frasi orecchiabili che rimangono scolpite in testa… si apre un mondo intero!

 

L’argomento è vasto e molto interessante, ma partiamo con calma, un passo alla volta… e andiamo al sodo con l’argomento di oggi: l’utilizzo della d eufonica.

 

Detta così, magari ti sembra qualcosa di alieno, ma non ti preoccupare: è molto più semplice di quello che sembra!

Si tratta di quella -d finale che talvolta si aggiunge alle congiunzioni e e a, facendole diventare ed e ad.

Ne incontriamo tutti i giorni, e magari ti sarà anche capitato di chiederti perché ogni tanto c’è, ogni tanto non c’è… e di domandarti se esista una regola.

 

E la risposta è…
sì, ma ci sono delle eccezioni e delle situazioni in cui è consigliabile ometterla piuttosto che usarla.

 

Lo so, l’italiano è pieno di regole complicate, che a volte sembrano del tutto arbitrarie, e scrivere un testo può sembrarti una passeggiata in un campo minato. È verissimo, e gli errori sono sempre dietro l’angolo, anche per gli scrittori più consapevoli…

… ma non temere: la Penna Rossa è qui per te! 

Insieme, ogni settimana in questa rubrica, andremo a scovare gli errori in agguato, pronti a insidiare i tuoi testi, per imparare a riconoscerli e sconfiggerli: faremo in modo che i tuoi testi diventino sempre più curati e corretti, affinché siano in grado di catturare i tuoi clienti… e non farli più andare via!

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E ora, passiamo alla nostra d eufonica: andiamo a scoprire come e quando va usata!

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QUANDO SI USA

Lo scopo della d eufonica, come suggerisce il suo nome, è quello di creare un bel suono ed evitarne uno brutto.

Ma quando si verifica un “suono sgradevole”?

 

Se ci pensi, parlando ti viene naturale evitarlo aggiungendo la d: si tratta dei casi in cui si incontrano due vocali uguali.

 

Secondo la Treccani, abbiamo un’alternanza di suoni gradevoli quando alterniamo vocali e consonanti; quando invece si incontrano due vocali andiamo incontro a diverse situazioni.
Possiamo avere un dittongo, come ad esempio in piede, quando due vocali appartengono alla stessa sillaba, oppure uno iato, come in baule, quando le due vocali appartengono a due sillabe diverse.

 

Di per sé, lo iato è accettabile: pronunciare baule non è un problema, né suona sgradevole. Il problema si pone quando questo iato è dato dall’incontro di due vocali uguali: prova a pronunciare “vado a Amalfi”.

Senti com’è difficile? Suona proprio male, tanto da risultare fastidioso.

Perciò, in questi casi, per evitare questa sensazione sgradevole, si aggiunge una d eufonica.

 

Andando nel pratico, questo si verifica quando abbiamo a che fare con le congiunzioni e e a, come abbiamo accennato all’inizio:

  • E eccoci qui! -> Ed eccoci qui!
  • Non ti ho visto, pioveva e era buio. -> Non ti ho visto, pioveva ed era buio.
  • Anna e Enrico hanno litigato. -> Anna ed Enrico hanno litigato.
  • Come si fa a avere un preventivo? -> Come si fa ad avere un preventivo?
  • Vado a Asti. -> Vado ad Asti.
  • C’è una guida a accoglierti. -> C’è una guida ad accoglierti.

 

Visto? Tutto molto semplice e naturale: scommetto che ti viene d’istinto, sia parlando che scrivendo.
E quindi… dove sta il problema, mi chiederai: i problemi arrivano ora!

 

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QUANDO NON SI USA

Se ci hai fatto caso, finora abbiamo parlato solo di d eufonica usata in caso di vocali uguali, nominando solo e e a. Ma la o?

Togliamoci subito questo piccolo dubbio: od è una forma ormai caduta del tutto in disuso da qualche decennio. Il suo uso, in particolar modo nello scritto, risulterebbe pedante e burocratico… quindi, a meno che tu non voglia risultare fastidioso verso i tuoi lettori, dimenticatene subito (oppure… BACCHETTATE!).

 

Ma cosa succede invece quando si incontrano vocali diverse? 

Niente!

 

In questo caso, come suggerisce il grande linguista Bruno Migliorini, è preferibile non aggiungere la d eufonica, in quanto ridondante (ovvero non necessaria): sia perché con due vocali diverse non si verifica l’effetto cacofonico che abbiamo notato prima nel caso dell’incontro di due vocali uguali, sia perché la tendenza dell’evoluzione linguistica è quella di andare a semplificare, evitando orpelli inutili.

 

Vediamo qualche esempio:

  • Andrò a Ostia, poi mi sposterò a Empoli.
  • Riesci a immaginare di essere ricco?
  • Ho mangiato pane e uva.
  • Festeggiamo con vino e ostriche!
  • Darò il mio libro a uno di voi.

 

Senti? Non è necessario aggiungere la d: non si crea nessun effetto cacofonico. Anzi, prova a immaginare di aggiungere d eufoniche ovunque: ad uno di voi, pane ed uva, vino ed ostrichevedi (e senti!) come il testo diventa subito più “pesante”? 

 

Quindi, usare la d eufonica in caso di incontro di vocali diverse non è tecnicamente errato, ma è molto sconsigliato: oltre a essere inutile, appesantisce il testo, dandogli un’inutile patina di antiquato. Non è un caso se la maggior parte delle case editrici contemporanee ne ha abbandonato l’uso; inoltre, tutte le grammatiche moderne consigliano vivamente di ometterla, in questi casi.

 

E scommetto che vuoi che i tuoi testi siano freschi e leggibili… non antiquati e sorpassati! Quindi… togli pure senza pietà tutte le d eufoniche superflue!

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CI SONO DELLE ECCEZIONI!

Pensavi di aver finito, eh? E invece… ci sono tre eccezioni alle indicazioni che abbiamo appena visto.

 

Numero 1: incontri di vocali uguali dove è meglio non mettere la d eufonica.

Scommetto che ti stai chiedendo come sia possibile, dopo tutto il discorso sull’evitare la cacofonia dovuta dall’incontro di due vocali… la risposta è molto semplice: per evitarne una più brutta!

Ci sono casi infatti in cui la parola che segue ad o ed inizia proprio per ad o ed: in questi casi, la ripetizione delle due lettere produce un suono molto sgradevole, perciò per limitare i danni si preferisce non aggiungere la d eufonica.

 

Vediamo degli esempi:

  • Autore ed editore -> autore e editore
  • Case ed edifici -> case e edifici
  • Fino ad adesso -> Fino a adesso (qui ti do un consiglio: non usarlo proprio, scegli finora che suona molto meglio!)

Semplice, vero? Meglio ripetere una sola lettera che ripeterne due… oppure, per evitarti il problema, se il significato non cambia e i due termini hanno la stessa importanza, ti consiglio di invertirli e andare sul sicuro così: non case e edifici… ma edifici e case!

 

Numero 2: prima di un inciso.

Oppure, per farla più semplice, prima di una virgola (o di un qualsiasi segno di punteggiatura): in questo caso, visto che si crea una pausa nell’eloquio, la d eufonica perde del tutto la sua utilità e non va quindi utilizzata.

 

Vediamo qualche esempio:

  • C’erano Menelao, Paride e, ecco la sorpresa, Elena.
  • È arrivato e, esattamente come previsto, è in ritardo.

Come vedi, la virgola inserisce uno stacco e la d eufonica non è più necessaria.

 

Numero 3: quando non servirebbe… ma ci andrebbe comunque!

Infine, abbiamo un ristretto numero di casi in cui si incontrano due vocali diverse che non necessiterebbero di d eufonica… ma di solito si mette lo stesso! Si tratta di alcuni sintagmi (ovvero insiemi di parole, espressioni) talmente stabilizzati nell’uso che sembrerebbero strani senza l’utilizzo della d:

  • Ad eccezione
  • Ad esempio (anche qui, consiglio della Penna Rossa: nel dubbio, usa “per esempio”!)
  • Ad ogni modo

E via dicendo: il modo migliore per riconoscerli rimane sempre quello del ricercare l’eufonia.

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QUINDI…

Ricapitolando: usa sempre la d eufonica in caso di incontro di lettere uguali, evita od come la peste, non usarla in caso di incontro di lettere diverse e attenzione alle eccezioni che abbiamo visto insieme.

Quelle di oggi non sono vere e proprie regole ferree: si tratta di convenzioni e di scelte consigliate. Ma siccome immagino che tu voglia presentare il meglio i tuoi testi e renderli gradevoli alla lettura, non nasconderti dietro all’alibi “eh ma non è errore!”: siamo seri!

 

Certo, non è errore… ma non è nemmeno la scelta migliore per il tuo testo! Quindi, rimboccati le maniche e non scegliere la strada più comoda (altrimenti, le BACCHETTATE sono sempre in agguato): studia, rifletti e scegli consapevolmente, se vuoi che i tuoi clienti colgano il vero valore dei tuoi testi e del tuo lavoro!

 

Perciò, ora sta a te!

 

Mettiti sotto, scrivi e correggi, leggi più volte e non aver paura di limare il tuo testo dove serve: le cose fatte bene richiedono impegno, ma sicuramente sono le più efficaci e quelle che portano i risultati migliori… e scommetto che tu vuoi che i tuoi testi siano migliori di tutti quelli dei tuoi concorrenti!

 

Sei impaziente di metterti alla prova?

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

…ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.

CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.

CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.

D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.

DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.

FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.

EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.

MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Indipendent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.

MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.

PENSATO R., Manuale di bibliografia, Editrice Bibliografica, Milano 2007.

SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.

SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.

 

SITOGRAFIA

Treccani Online – treccani.it

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

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