Chiudi
io do

Io do o io dò?

Io l’accento non te lo do

È lunedì pomeriggio. sei riuscito a sopravvivere a una mattina di fuoco dove hai sventato almeno un paio di catastrofi, e ora stai correndo contro il tempo per cercare di finire tutto quello che ti sei prefissato di fare oggi… o almeno provarci.

 

La tua pagina Facebook aziendale chiede a gran voce la tua attenzione: hai un prodotto nuovo da lanciare, e devi scrivere un post per iniziare a presentarlo.

 

Ti accingi a scrivere, ti sembra che tutto fili liscio, finché arrivi verso la fine: vuoi dare ai tuoi clienti-lettori una buona notizia.

 

“… so che stavi aspettando la soluzione giusta per te, perciò ti do una fantastica notizia…”

 

PANICO.

 

All’improvviso il dubbio atroce: ma su ti do, ci vuole l’accento?

 

Senza, ti sembra così poco convinto, così debole: a pronunciarlo, è un do così deciso. Quindi sei lì lì, in dubbio, stai per schiacciare quel tasto, proprio quello dove oltre alla ò compaiono la @ e la ç.

 

FERMO LÌ!

Non ci pensare neanche. Ferma quel dito subito!

 

Non vorrai infilare un erroraccio nei testi della comunicazione online della tua azienda? Rischi che i tuoi lettori si concentrino su quello e non sul concetto che vuoi comunicare…

e scommetto che non vuoi che accada!

Quindi, se non l’hai ancora fatto, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa: ogni lunedì, insieme, andremo a scoprire come scrivere bene i testi per la comunicazione online della tua azienda… e quali sono gli errori da non fare mai!

 

L’argomento di oggi è il verbo dare, alla prima persona singolare, indicativo presente: è un errore scrivere io con l’accento? E perché?

 

Andiamo a scoprirlo!

 

pexels kaboompics com 6168

 

 

QUESTIONE DI OMOGRAFI

A cosa serve l’accento?

 

La Treccani dice:

In italiano l’accento consiste nell’aumento dell’intensità con cui viene pronunciata una sillaba (detta sillaba tonica), che acquisisce così maggior rilievo rispetto alle altre sillabe della stessa parola.

Le parole si distinguono a seconda della sillaba sulla quale cade l’accento.

 

Come sai, ogni parola ha il suo accento, ma non tutte le parole richiedono anche l’accento grafico, ovvero che tale accento venga scritto.

 

Oggi, in italiano, l’accento grafico è obbligatorio in pochi casi, e si tratta sempre di parole il cui accento cade sull’ultima lettera. 

Può essere acuto, come su perché, oppure grave, come su caffè.

 

In alcuni casi, l’accento svolge una funzione ancora più importante: quella di fare da segno distintivo per parole tra loro omografe, ovvero che si scrivono allo stesso modo.

Ad esempio:

  • Guarda : vedi la mela?
  • Se metti il quadro all’ingresso, farà bella mostra di .
  • Parlami di te, mentre prendiamo il

 

Ora che abbiamo inquadrato la situazione, veniamo al nostro do:

 

Io do: prima persona singolare del verbo dare, tempo presente, modo indicativo.

 

Si scrive SEMPRE SENZA ACCENTO.

 

Semplice, chiaro, cristallino.

 

Non ci sono parole omografe con cui potrebbe venire confuso; è vero, esiste la nota musicale do, ma i contesti in cui vengono usate queste due parole sono talmente diversi che non c’è rischio di fraintendimenti.

 

Lo stesso identico discorso vale per fa, che può indicare sia la nota musicale, sia la terza persona singolare presente indicativo del verbo fare (ne abbiamo parlato in QUESTO ARTICOLO).

 

E allora perché questo dubbio permane ancora oggi?

pexels pixabay 256520

 

 

IL VERBO DARE

Nei secoli scorsi, le oscillazioni nella grafia erano decisamente più numerose e tollerate di oggi, almeno per quanto riguarda questa specifica parola.

 

Ecco perché non è raro trovare in testi letterari datati la grafia io dò; per fare un esempio celebre, se ne è servito Italo Svevo in La coscienza di Zeno.

 

Tuttavia, oggi questa forma è del tutto caduta in disuso, e le grammatiche indicano come unica forma corretta io do senza accento.

 

Perciò, non hai scuse!

 

Oltretutto, il verbo dare è un ottimo argomento di studio per imparare a gestire apostrofi e accenti (che sono DIVERSI; se li confondi, BACCHETTATE!), poiché presenta diversi casi interessanti.

Ne abbiamo parlato in QUESTO ARTICOLO, ma ti riporto un breve riassunto:

 

  • Io do: niente accento.
    Esempio: Se non la smetti ti do un pugno.

 

  • Egli dà: terza persona singolare, tempo presente, modo indicativo. Vuole l’accento, perché potrebbe confondersi con la preposizione da.
    Esempio: Imparare cose nuove dà sempre soddisfazione.

 

  • Da’: seconda persona singolare, modo imperativo. Vuole l’apostrofo, perché è caduta la -i finale.
    Esempio: Da’ una mano a tuo padre in giardino!

 

pexels flickr 156321

Cosa c’è di meglio che gatti e libri?

 

QUINDI…

Non c’è dubbio, la grafia corretta è una sola:

IO DO

si scrive senza accento.

 

Niente scuse, niente scappatoie: almeno non ci sono eccezioni da ricordare!

 

Ora tocca a te!

 

Mani sulla tastiera e dizionario a fianco (o aperto in una scheda del browser, se preferisci): i testi per la comunicazione online della tua azienda aspettano le tue cure e tutta la tua attenzione per poter conquistare clienti su clienti… che non vedranno l’ora di leggerli!

 

Sei impaziente di metterti alla prova?

 

Allora non aspettare: 

è uscito da pochissimo il SECONDO libro del Sarto: COMUNICAZIONE SU MISURA: la STRATEGIA DIGITALE che porta la tua azienda al SUCCESSO!

Sei pronto a imparare le tecniche del Sarto per impostare la strategia in grado di portare alla tua azienda il fatturato che hai sempre sognato?

 

Clicca qui per acquistare subito la tua copia!

 

E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.

BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.

CANNAVACCIUOLO A., Manuale di copywriting e scrittura per il web, Hoepli, Milano 2019.

CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.

D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

DEL BONO G., La bibliografia, Carocci, Roma 2000.

DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.

FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.

EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.

GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.

MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.

MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.

MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.

PENSATO R., Manuale di bibliografia, Editrice Bibliografica, Milano 2007.

SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.

SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.

 

SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.I campi richiesti sono marcati *

© 2024 I Sarti del Web | Tema WordPress: Annina Free di CrestaProject.
Apri la chat
Hai bisogno di aiuto?
Ciao 👋
Hai bisogno di aiuto?