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scienza

Quando ci vuole la i?

Una vocale capricciosa

Sai da dove deriva l’espressione “Mettere i puntini sulle i?”

Dal tardo medioevo!

 

Questo perché in origine la lettera i, derivata dall’alfabeto fenicio, veniva rappresentata da Greci e Romani con una semplice asta verticale, senza puntino.

 

Il punto sulla i minuscola arrivò soltanto nel tardo medioevo, per evitare confusioni tra la i e i tratti verticali delle lettere u, n, m; ma venne visto come segno di eccessivo scrupolo: da qui nacque quindi l’espressione che ancora oggi è proverbiale.

 

E mettere i puntini sulle i è proprio quello che facciamo in questa rubrica, tutte le settimane: andiamo a puntualizzare quali sono gli errori da non fare mai nei testi della comunicazione online della tua azienda!

Quindi, se non l’hai ancora fatto, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa

 

L’articolo di oggi è particolarmente puntiglioso: le i sono vocali insidiose, perché spesso non modificano la pronuncia.

Ad esempio, cielo e celo: il primo è un sostantivo che indica la volta celeste, il secondo un verbo che significa nascondere.

 

Si pronunciano esattamente allo stesso modo…

ma la prima parola vuole la i e la seconda no. 

 

E sarebbe un errore da BACCHETTATE fare il contrario!

 

Ma perché si verifica questo fenomeno?

 

E soprattutto…

quali sono le parole che vanno sempre scritte con la i, e quali invece non la vogliono?

 

Andiamo a scoprirlo!

 

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PAROLE CON LA I

Innanzitutto, la Treccani puntualizza che, in questi casi

 

La i, infatti, è bene ribadirlo, è superflua dal punto di vista del suono e non va resa nella pronuncia.

 

Ed ecco il motivo per cui si generano gli errori: è una convenzione ortografica, la pronuncia non ci viene in aiuto.

 

I gruppi di lettere che stiamo prendendo in esame sono: CE o CIE, GE o GIE, SCE o SCIE. 

Partiamo da quelli che presentano la i, e cerchiamo di capire come mai è presente una lettera “inutile” dal punto di vista della pronuncia.

 

  • In alcuni plurali dei nomi in –cia e –gia, la i rimane per influenza della grafia del singolare.
    (Ne abbiamo parlato in QUESTO ARTICOLO).

Esempi: ciliegie, valigie, camicie.

 

  • In alcune parole, la i è il residuo di un’antica pronuncia.

Esempi: cieco, cielo.

 

  • In alcune parole, la i si mantiene per influenza della grafia latina.

Esempi: specie, effigie, superficie, igiene. 

 

Siamo realisti: pensare di riconoscere a colpo d’occhio antiche pronunce e grafie latine è improbabile.

Quindi, nel pratico, cosa dobbiamo ricordarci (oltre ad avere sempre un vocabolario a portata di mano)?

 

  1. La i superflua di solito si trova in sillabe accentate (ECCETTO scienziato e coscienzioso)

 

  • La i tende a rimanere sempre nelle parole che finiscono con -ciente, -cienza, -ciere, ciera, giera.

Esempi: efficiente, sufficiente, prospiciente
coscienza, scienza, efficienza
pasticciere, braciere, paciere, arciere, usciere
cartucciera, crociera
gorgiera, raggiera

 

Tutto chiaro?

So che potrebbe sembrare complicato, ma ricorda che il vocabolario rimane sempre il tuo miglior alleato!

 

E ora… vediamo invece quando la i proprio non ci vuole!

 

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THE LORD OF THE RINGS: THE FELLOWSHIP OF THE RING, regia di Peter Jackson, New Line Cinema 2001

 

PAROLE SENZA I

Come prima cosa, la Treccani ci fa notare che questa “i superflua” tende a sparire rispetto a un secolo fa: pensa ad esempio a parole come messaggiero o passeggiero che oggi decisamente non ammettono più la i secondo le regole dell’ortografia.

 

Generalmente, in tutti i casi che non rientrano tra quelli che abbiamo appena visto, questa i non si scrive; solitamente, in sillaba non accentata non va mai scritta.

 

Per semplificarci la vita, possiamo ricordarci di due categorie di parole che non vogliono la i, ma che spesso possono indurre in errore: il digramma GN seguito dalle vocali a, e, o, u e il digramma SC + e.

Vediamoli nel dettaglio:

 

  • GN + a, e, o, u

Esempi: sogno, bagnato, stagno, gnu, disegno, ingegnere

ECCEZIONI: voci verbali alla prima persona plurale presente che finiscono in -gniamo
Esempi: noi sogniamo, noi disegniamo, noi bagniamo

 

  • SC + e

Esempi: conoscenza, ascensore, scelta, scempio, retroscena, asce

ECCEZIONI: scienza (e parole derivate), coscienza (e parole derivate)

 

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QUINDI…

Fai molta attenzione quando si tratta di parole con la i come quelle che abbiamo visto!

 

Per riassumere, puoi ricordarti che:

 

LA I CI VUOLE

  • In sillabe accentate
  • In parole che finiscono con –ciente, -cienza, -ciere, ciera, giera
  • Nei plurali di -cia, -gia quando sono preceduti da vocale

LA I NON CI VUOLE

  • Negli altri casi, in particolare:
    • In parole con GN + a, e, o, u (ECCETTO verbi come bagniamo, disegniamo ecc.)
    • In parole con SC + e (ECCETTO scienza e coscienza)

 

E nel dubbio…

consulta sempre un vocabolario!

 

Ora tocca a te!

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

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D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

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EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

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SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

 

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