Come trasferire un sito web WordPress su un nuovo hosting

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senza fare il doppio giro di tutti i santi del calendario Qualche notte fa ho trasferito il sito dei Sarti del Web su un hosting più potente e sono ancora entusiasta come un bambino. Se ti sembra un traguardo da niente, probabilmente O non hai mai dovuto fare il trasferimento di un Sito su un nuovo Hosting Oppure non sai che si può fare senza stare offline nemmeno un secondo! Prima di lanciarti a capofitto nella lettura di questo articolo ti consiglio, se non l’hai già fatto, di dare un’occhiata a quest’altro, in cui parlo di hosting e del modo in cui impattano sulle performance del tuo sito web. Ti farà capire se è il caso di cambiare hosting oppure no. Nel corso degli anni mi sono spesso interrogato su quale fosse il modo migliore per trasferire un sito web da un hosting all’altro e ho individuato tre problematiche che, vuoi o non vuoi, tocca affrontare: Tempi di attesa variabili in base al provider. Te la faccio breve (per adesso): quando configuri i DNS di un dominio i provider possono impiegare anche 48 ore per rendere le modifiche effettive. Il risultato è che il tuo sito diventa inaccessibile per due giorni. Nel caso in cui decida di trasferire anche il dominio del tuo sito da un provider all’altro potresti dover attendere addirittura fino a 15 giorni lavorativi. 15 giorni. Ci pensi? Su web è un’infinità di tempo. Alto margine di errore. Questo vale soprattutto se decidi di spostare un sito “manualmente”: se per qualche motivo sbagli a trasferire un singolo file il sito non funziona. Il termine che usiamo nel laboratorio è: IL SITO SI SMINCHIA. Non è elegante, ma rende l’idea. Molto spesso capita semplicemente di non riuscire a individuare l’errore che non fa funzionare il sito. È vero: puoi eliminare tutto e ricominciare da capo, però – finché non riesci a farlo funzionare – il sito è offline e i tuoi utenti presto se ne accorgeranno. È complicato e stressante. Soprattutto se hai un sito enorme da spostare come quello dei Sarti del Web. Io stesso ho commesso molti errori durante i miei primi mesi di attività. “Ho capito, Fabbro. A questo punto mi tengo il vecchio hosting.” Non esiste. Errore fatale. Shame on you! È arrivato il momento di trasferire il sito se: Hai acquistato un hosting scadente. Devi trasferirlo il più presto possibile, non puoi rischiare che esploda quando 10 utenti lo visitano. Google ti sta punendo e nascondendo dai suoi risultati di ricerca. Google non ha pietà con gli hosting scadenti. Il tuo sito sta crescendo. Questo è il motivo per cui ho trasferito il sito dei Sarti del Web, per esempio. Il tuo hosting sta esaurendo lo spazio a disposizione per articoli, pagine e foto e l’aumento di traffico sta rallentando il sito? Trasferimento! Hai acquistato l’attuale hosting parecchio tempo fa. I motivi sono molteplici ma oggi ti spiego quelli fondamentali: il provider ha smesso di venderlo e di supportarlo per sostituirlo con un altro e non lo sta più aggiornando; oggi esistono in commercio hosting migliori rispetto a ieri. Tieniti informato e visita periodicamente il sito web del tuo provider per capire quando è il momento migliore per cambiare hosting. Il modo migliore per trasferire un sito web Come ti dicevo mi sono sempre interrogato su quale fosse il modo migliore per trasferire i siti web da un hosting all’altro e ho testato molteplici soluzioni finché non ho realizzato una procedura rapida e infallibile. E te la svelo perché tivvibì, gratis, ora – subito – adesso: quindi è il momento giusto per sorseggiare una tazza del tuo caffè preferito. Ecco come ho trasferito il sito dei Sarti su un nuovo hosting evitando che andasse offline per un secondo e senza tirare nemmeno una bestemmia sottovoce: Ho aspettato che calasse il buio e mi sono drogato di caffè (è opzionale: osserva Google Analytics e scegli un momento del giorno in cui tendenzialmente c’è meno traffico sul sito). Ho esportato un backup completo del sito con il plugin “All in One WP Migration”. Ho associato un dominio temporaneo al nuovo hosting per poterci installare sopra WordPress senza toccare il vecchio dominio e il vecchio sito. Puoi usare anche il dominio caccapupu.it per questo passaggio, non fa davvero differenza. Ho installato WordPress e il plugin “All in One WP Migration” sul nuovo hosting con dominio temporaneo. Nota: dopo aver caricato il backup sul nuovo sito ho lasciato intatto il vecchio hosting. Dopo capirai perché. Ho navigato il sito per filo e per segno per assicurarmi che sul dominio temporaneo funzionasse tutto a dovere. Ho lasciato il dominio dei Sarti sul vecchio provider ma ho effettuato una modifica per farlo puntare sull’hosting del nuovo provider. In questo modo ho evitato 15 giorni di inattività. Ti svelo un segreto: puoi comprare il dominio dove ti pare, non è importante a chi ti rivolgi il questo caso. Tanto puoi farlo puntare su qualsiasi altro hosting. Sì, puoi comprare il dominio su Ar*** (però piange Gesù) e costruire il sito su OVH, ad esempio. Questo significa anche che puoi trasferire un sito senza trasferire per forza anche il dominio e andare offline per 15 giorni. Ho staccato il dominio temporaneo dal sito perché tanto gli ho associato quello originale. Ho installato il plugin “Velvet Blues Aggiorna URL” per cancellare le tracce del dominio temporaneo su tutte le pagine e gli articoli del sito. Cosa è successo dopo? Normalmente succede questo: le modifiche ai record DNS (si chiamano così e ti spiegherò cosa sono le prossime settimane, per ora non ci pensare) effettuate sui domini impiegano qualche ora a propagarsi sul web. Te lo spiego nella lingua degli umani: per qualche ora chi si collega al sito ha la possibilità di visualizzare i file del vecchio sito sul vecchio hosting oppure i file del nuovo sito sul nuovo hosting. Nel caso del sito dei Sarti del Web, visto che ho lasciato intatto il vecchio hosting, è successo questo: potresti averlo

Belle le novità…

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Belle le novità… Clubhouse poi è davvero fichissimo! Peccato che dopo un po’… non se le fila più nessuno!   È qualche mese che aspetto di scrivere questo articolo, appostato sul trespolo coi miei gatti.   Mi dicevo: “lo dico subito o attendo ancora un po’? Quando sarebbe il momento migliore?” Ed eccolo arrivato. È questo qui.     Il momento a cui nessuno sarebbe importato più nulla!   Avrei potuto parlarne prima. Essere “mainstream”. Potevo fare pure le ADS con le Keyword e beccarmi dei contatti totalmente casuali, sfruttando il momento.   E allora perché non l’ho fatto?   Perché non me ne frega un’emerita ceppa di ricevere la spinta totalmente fasulla generata dall’ondata iniziale (e non dovrebbe interessare nemmeno a te: a tal proposito corri a leggere questo – Gattini!)   A me interessa rilasciare contenuti UTILI, prima di tutto, VERI subito dopo.   Guarda con me l’immagine. Cosa indica la montagnola rosa di qui sopra?   L’interesse per Clubhouse…   Che, come avevo ipotizzato, si sarebbe rivelato l’ennesimo fuoco di paglia… Si è rivelato un fuoco di paglia in meno di tre mesi!   Ohmmioddio il Sarto prevede il futuro!   No, non è esattamente così. Andiamo a vedere che è successo e perché tutto questo era prevedibile e ci può far capire come NON bruciare i nostri soldi.   Facciamo qualche passo indietro e ripercorriamo i punti principali della faccenda in maniera da poterne trarre un insegnamento molto importante per la tua azienda.   L’applicazione Clubhouse nasce nel 2020, riceve un finanziamento notevole (120 milioni di dollari, che nelle mani giuste potevano fare scintille) e inizia la sua ascesa. Lenta. È infatti solo dopo un’intervista di Elon Musk che vede una sostanziale impennata dell’interesse.   Si tratta di un Social esclusivo, vi si può accedere solo su invito e solo se si ha un dispositivo Apple.   E ci si può solo parlare. Niente immagini, niente video. Solo voce. Figo no?   A sentire i media, riviste del settore, social, articoli blog, sembrava fosse il nuovo eldorado! La terra promessa dove scorrono latte e miele.   Ti prego tipregotipregotiprego ce l’hai un invito per me?   TIIIPPPPREEEEEEEGOOOOOO     E nel frattempo qualcuno nel Laboratorio mi chiede: “Sarto! Scriviamo anche noi qualcosa su questo nuovo Social che…”   PERCARITÀNÒ! NONVIAZZARDATE NEMMANCO! VI BRUCIO I PC!   Hanno anche insistito: è l’argomento del momento, vogliamo sapere cosa ne pensi. Cosa stai aspettando?   Aspettavo proprio questo:     Il momento in cui non gliene sarebbe fregata una cippa a nessuno.   E adesso posso spiegarti perché siamo arrivati a questo punto, e cosa puoi imparare per la Comunicazione online della tua azienda.   Potrei fare una lunga dissertazione sulla struttura del Social in sé: si diceva fosse una piattaforma comunitaria, che azzerasse le distanze, che permettesse finalmente una connessione “UNICA” e “SINCERA” ed altre puttanate del genere.   Più ne leggevo e più mi veniva da ridere!   A parte che di comunitario non c’è proprio nulla: il sistema è strettamente piramidale, c’è un capo che può dare o meno a qualcuno la possibilità di parlare (potendo sempre togliergliela a sentimento) e agli altri rimane solo la possibilità di ascoltare…   Nessun social è democratico, punto.     E se posso attingere ai miei studi filosofici della gioventù, la credenza che il vero sia qualcosa che l’oralità sappia comunicare meglio è un pregiudizio antico, caratteristico della storia della metafisica occidentale.   Una sorta di pregiudizio insito nel nostro ragionamento, dove l’immagine è brutta ed infida mentre la voce è chissà perché più meritevole di fiducia…   Se i critici del web fanno la paternale a instagram o tiktok perché sono diventati il tempio del “bello”, non è che se togli l’immagine allora per forza la piattaforma su cui poggi il culo diventa un trogolo di verità e giustizia!   Il motivo per cui questa applicazione ha avuto tanto successo gira attorno ad un’unica parola: ESCLUSIVITÀ.   Le persone soffrono quando si sentono escluse, bramano di possedere quello che è per pochi… L’esclusività, da sempre, vende benissimo!   Se quindi tiri fuori un Social che può essere utilizzato SOLO da chi ha un cellulare Apple e SOLO da chi riceve l’invito…   Esclusività al cubo!   Peccato che…   gli sviluppatori hanno già annunciato lo sviluppo della piattaforma per Android gli inviti da due a persona sono già passati a quattro…   MA ALLORA?   Non riescono proprio a non far cazzate…   Buttiamo nel cestino Clubhouse, che lì merita di stare, e cerchiamo di capire cosa puoi trarre di interessante ed utile TU che stai leggendo.   La gente, quindi i tuoi potenziali clienti, è attratta dalle cose nuove, dalle cose esclusive, dalle cose che luccicano.   Esatto, come dei bimbi!   Ma il motivo per cui mi senti alterato come la pantera nera che ogni estate gira per le campagne italiane (ogni fottuta estate! Ma non si stanca la gente di crederci?) è che certe regole della Comunicazione vengono utilizzate come specchietti per le allodole, e i poveretti ci cascano come dei pirla.   Cosa ci mostra il grafico di qui sopra? Che l’interesse si è infiammato tutto ad un tratto, poi è andato morendo…   Ma va?     Leggi bene, perché io qui ci metto poco a scriverlo ma se tu non lo capisci rischi di perdere fiumi di soldi…   Nascono in continuazione cose nuove, cose belle, COSE INUTILI.   Ed ogni volta è lo stesso stupido circo senza senso di titoloni a caratteri cubitali, influencer che invitano tutti a seguirli nel posto migliore, gente che millanta esperienze galattiche perché “lì è davvero tutto meglio! Yahuuuuhhh!”   Il nuovo attira e, siccome la mente umana è sempre lì in attesa del miracolo, ciò che è nuovo facilmente viene visto come QUELLA COSA CHE CAMBIA TUTTO!   E a quel punto arriverà qualcuno da te, magari il cugggino o quella webbagency fuffa, a proporti un bel pacchetto per creare la presenza su “quel

Come farti pagare online (con PayPal)

come farti pagare online con paypal

…senza correre il rischio di farti fregare! Recentemente su queste pagine virtuali abbiamo parlato di realizzazione siti web, SEO, Analytics, e-Commerce e automation. Si tratta di argomenti molto belli e appassionanti, però su “gentile” suggerimento del Sarto oggi ho deciso di fare un passo indietro. È andata più o meno così: “Fabbro, hai già scritto un articolo su PayPal sulla tua rubrica?” “ehm… Sarto… No, perché?” “Perché stai spiegando ai tuoi lettori come realizzare siti web e realizzare automazioni, però non gli hai mai detto come farsi pagare online. Cioè, le basi…” “Wow Sarto… Shame on me!” E così mi sono messo subito a lavoro! Invidio la sua praticità. Riesce sempre a comprendere cosa serve ai nostri lettori, mentre noi tecniconi smanettoni supernerd parliamo a codici e neologismi. Ad ogni modo, bando alle ciance e afferra subito una tazza del tuo caffè preferito! Perché ora scoprirai come farti pagare senza correre rischi! Che cos’è PayPal I 2 metodi di pagamento universalmente accettati nel mondo virtuale sono PayPal e Stripe. Ne esistono tanti altri, ma questi sono i più affidabili, sia per te che per i tuoi clienti. In questo articolo parleremo di PayPal non soltanto perché è il più utilizzato in Italia, ma anche e soprattutto perché è il più facile da configurare. Ma che cos’è PayPal? Un conto corrente? Non proprio. Si tratta di una società americana che offre servizi di pagamento digitale. In parole povere, gestisce i trasferimenti di denaro su internet. Il motto di PayPal è: “la soluzione semplice e sicura per pagare e farsi pagare”. Ma sarà vero? Scopriamolo insieme! Perché PayPal è così affidabile PayPal effettua transazioni senza condividere i dati della carta utilizzata con il destinatario del pagamento. Il suo sistema non trasmette i dati sensibili delle carte collegate ai tuoi conti. Pensa a PayPal come a un intermediario finanziario digitale. Milioni di persone effettuano acquisti quotidianamente su internet grazie a questo sistema e non puoi permetterti assolutamente di ignorarlo. Non pensare minimamente di farti pagare su internet in contrassegno o con bonifico, non funziona così! Le persone sono abituate a pagare con PayPal e si insospettiscono se non esiste questa possibilità sul tuo sito. Devi assolutamente mettere a disposizione PayPal ai tuoi clienti per farti pagare online, o correrai il rischio di essere visto come un malintenzionato! Non importa quanto sia figo il tuo prodotto, quanto ben organizzato sia il tuo servizio di assistenza clienti o quanto impegno metti ogni giorno per sfornare contenuti di valore sui tuoi canali di comunicazione: non riuscirai mai a vendere nulla senza PayPal. “Fabbro però su Amazon non si può pagare con PayPal, eppure non mi sembra le cose vadano male laggiù.” Hai ragione caro/a, però noi non siamo Amazon (e mi sa nemmeno tu) e dobbiamo stare alle regole del gioco se vogliamo continuare a esistere online. Se stai pensando che Amazon sia un buon esempio posso anche capirlo. Ma prima implementa il suo sistema di garanzia, rimborso e distribuzione sull’intero pianeta, poi se vuoi proviamo a fargli concorrenza nel suo stesso campo. Quanto costa PayPal Dipende. Hai a disposizione servizi gratuiti e altri a pagamento. Con PayPal puoi inviare gratuitamente denaro in Italia e in Europa. Puoi ricevere denaro gratuitamente se: proviene da amici e familiari; la transazione non richiede una conversione di valuta. Hai un’azienda? In questo caso la ricezione di denaro attraverso PayPal è soggetta a: tariffa per i venditori (percentuale e fissa); commissione per cambio valuta (nel caso in cui sia necessario); tariffa ricezione pagamenti internazionali. Puoi consultare questa pagina per saperne di più. Come aprire un conto business PayPal PayPal ti offre la possibilità di aprire due conti diversi: uso personale. Per effettuare acquisti online e ricevere ricariche in denaro dai tuoi contatti. conto business. Per acquistare e vendere tramite PayPal come azienda registrata. Hai un’azienda? Molto bene, allora: Collegati al sito di PayPal e fai click sul pulsante “Registrati”. Scegli l’opzione “Conto business”. Compila il modulo inserendo il tuo indirizzo email e il tuo numero di telefono ove indicato. Crea una password, segnatela da qualche parte e procedi. Nella schermata successiva, inserisci i tuoi dati aziendali e personali richiesti. Adesso devi collegare un metodo di pagamento al tuo account PayPal business. Puoi collegare sia un conto bancario che una carta di credito. Bravissimo/a! Ce l’hai fatta: sei pronto a ricevere pagamenti online. PS: Se per qualche motivo hai paura di registrare un conto business PayPal, sappi che potrai chiuderlo quando vorrai senza alcun tipo di problema. Dovrai solo accedere al tuo account dal sito e fare click su “Opzioni conto” e quindi su “Chiudi il tuo conto”. Non ti ho ancora convinto? Vuoi continuare a farti pagare con bonifico e contrassegno? I prossimi paragrafi ti faranno cambiare idea, te l’assicuro. PayPal tutela il venditore Come già anticipato, PayPal non tutela soltanto l’acquirente ma anche e soprattutto il venditore. Proprio così. PayPal copre i venditori in caso di reclami, chargeback o storni dovuti a transazioni non autorizzate o articoli che l’acquirente non abbia ricevuto. In qualità di venditore puoi essere coperto per l’intero importo delle transazioni idonee. L’intero importo! E il bello è che non esistono limiti o massimali! Per saperne di più ti invito a consultare questa pagina. E non è tutto. Il vantaggio più grande di utilizzare PayPal è che le transazioni avvengono immediatamente. Questo significa che puoi ricevere denaro e spedire i tuoi prodotti più velocemente. Butta via! Perché il contrassegno fa schifo Ti spiego come funziona. Per accettare il contrassegno devi registrarti al servizio online dei corrieri a cui ti affidi. Al momento della registrazione devi specificare la somma che il corriere dovrà incassare sugli ordini e il numero di conto o codice IBAN sul quale versare le somme riscosse. Devi pagare una commissione variabile in base al valore del bene trasportato e al domicilio del destinatario (il costo aumenta se quest’ultimo risiede all’estero). Il mittente può rivalersi delle spese sostenute. Già! Se il cliente non paga, ci rimetti tu! E purtroppo non finisce qui! I motivi per cui il

Facebook fa schifo… anche se sai come usarlo!

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Ecco cosa può succedere se affidi le tue cose più preziose a Zio Zucky   Negli ultimi mesi ho seguito da vicino una vicenda fastidiosa che ha colpito Stefano Gelao, titolare di Scritto a mano – Scriptorium Amanuense.   Ok, non fastidiosa… una vera rottura di c*zzo!   Stefano è cliente del Laboratorio dei Sarti del Web praticamente dal giorno 1. Ma si tratta di un cliente molto particolare… sia per quello che fa, sia per il suo Background.   È uno “smanettone” serio. Prima di prendere in mano penna d’oca e inchiostri di puro oro, faceva il programmatore. Costruiva siti internet. È uno che ne sa, per capirci. Mica uno sprovveduto! Eppure l’inefficienza di Facebook ha colpito anche lui.   La sua Pagina Facebook è molto seguita. Il suo settore è particolare e lui in pochissimo tempo è riuscito a imporsi sulla concorrenza col suo stile unico. Tuttavia, ha commesso l’errore che fanno in tanti (o quasi tutti) di dare TROPPA fiducia ai Social… e si è trovato, da un giorno all’altro, e dover fare i conti con una frustrazione di quelle che te le ricordi tutta la vita.     Siccome è una storia a FORSE lieto fine, ho deciso di raccontartela. Anzi, di fartela raccontare. Ho sguinzagliato il Modellista e l’ho mandato ad intervistare Stefano. Ecco come ha raccontato la vicenda:   “Stefano Gelao è un tipo veramente strano. Anche per andare in posta o a fare la spesa (come il Sarto, è un misantropo convinto), veste in abiti da Amanuense d’altri tempi. Impossibile non riconoscerlo! Ha “sposato” totalmente la sua professione, che è anche la sua passione più grande… e da sempre ho la fortuna di essere il suo Tutor. Non è un cliente particolarmente impegnativo. Dico la verità. Fa molte cose in perfetta autonomia, ascolta i miei consigli… quasi sempre.   E c’è un consiglio che gli ho dato tante volte che non ha ascoltato. Forse stavolta impara la lezione!   Ha aperto la sua pagina Facebook a ottobre 2015, dove giornalmente riversa tutta la sua conoscenza ed i suoi lavori su pergamena. Delle vere opere d’arte!     È così bravo che in breve la sua pagina è cresciuta enormemente che ad oggi conta 19.044 like. E il suo successo è stato IMMEDIATO. Già nel 2016 era la SECONDA pagina calligrafica in Italia, mentre oggi si staglia tra le prime al mondo. Seguito da oltreoceano, ha vergato a mano pergamene per nomi molto importanti dell’arte e dello spettacolo, aperto anni accademici universitari, comparso in riviste internazionali…   Tutto grazie alla sua bravura e ad un utilizzo sensato dei Social. Sensato… ma non su tutto.   Ricordo perfettamente quando gli feci la prima volta i complimenti per le recensioni sulla sua pagina.   Perché non solo erano molte, ma si trattava anche di testimonianze emotivamente coinvolte. Persone che alla sola vista del suo lavoro prendono il telefonino e scrivono parole meravigliose. Come fa Stefano ad avere così tante recensioni? Mica gli basta essere bravo. Stefano fa quello che dovrebbero fare tutti: LE CHIEDE.   E grazie al piffero! Cosa ti aspetti che la gente perda tempo per te senza che tu lo abbia chiesto? Pensi di essere così figo? NESSUNO lo è! (nota del Sarto)   E siccome ne ha tante, io che sono il suo Tutor mi trovo a ricordargli spesso che deve salvarle tutte, racchiuderle in un fantastico libro e usarlo per creare la sua Autorità quando un potenziale cliente lo contatta. Stefano è bravo eh… ma non lo fa.   E qui la storia inizia a farsi tragica.     Il 10 ottobre 2020, non bastasse il Covid, Facebook lancia l’ennesimo aggiornamento simpatico. E scrive a Stefano, chiedendogli gentilmente di aggiornare la sua pagina al nuovo sistema implementato. Stefano, che di Zio Zucky si fida (visto che gli fa fare bei quattrini), accetta di buon grado. Che sarà mai?   Ed ecco il patatrac.   4 giorni dopo la pagina è aggiornata. Bellina. Sembra più un profilo personale. Ispira fiducia. Mica male sto aggiornamento! Solo che…     SONO SPARITE LE RECENSIONI!     Puf, scomparse nel nulla.   Stefano mi telefona. Senza preavviso. E urla disperato. Ricordo la sua frase:   LA MIA ATTIVITÀ È FINITA, SONO MORTO!   Avrei voluto rincuorarlo. Ma non sono sempre così gentile. Gli dico solo una cosa… Facebook non è casa tua e non lo sarà mai. Ed io te l’avevo detto!   E infatti il danno era grave. Stefano non aveva mai nemmeno portato le recensioni sul suo sito, ma solo impostato un sistema automatico che le mostrava ai visitatori… ma erano solo 35!   Quindi le sue 470 recensioni a 5 stelle su Facebook erano finite chissà dove.   In questo caso, vista anche la disperazione di Stefano, ho deciso di mettere la questione direttamente in mano al Sarto. Non conosco professionista più capace di lui quando si parla di Social. Così Stefano, parole sue, “ha vinto il suo timore reverenziale” ed ha chiamato il Sarto.     E questa è stata la risposta: “Facebook non è casa tua” Poi quando Stefano ha smesso di urlare disperato ha aggiunto “però tranquillo. Avvia la procedura e vedrai che ti risponderanno”.   Così Stefano, pieno di belle speranze, scrive a Facebook. E in meno di 48 ore viene contattato da una persona vera, non un robot, che gli dice “andrà tutto bene”.   …già   Ovviamente Stefano chiede spiegazioni. A suo dire, più che una mail avrebbe voluto mandare una “strillettera” perché il CAPS LOCKS non bastava.   Gli dicono, più o meno “Stia tranquillo Gelao. È un problema che ha colpito non solo la sua pagina. Abbiamo inoltrato la questione al reparto tecnico. Addio”   E da lì comincia l’odissea. Nessuna recensione in vista. Nessuna informazione via mail. Nemmeno una cartolina per natale.   Proprio a Natale, tra l’altro, dove solitamente la pagina riceve numerose richieste di lavori eccezionali, spesso spinte proprio dalle recensioni. Lacrime e Pandoro.   Così Stefano, sempre più amareggiato,

Come scegliere il tema WordPress ideale…

immagine vettoriale di un sito web

“…e non trovarsi a dover rifare tutto da zero perché il sito fa schifo.” Questa settimana torniamo a parlare di siti web e, nello specifico, di WordPress. Non hai mai sentito parlare di WordPress? È lo strumento migliore per realizzare siti web in autonomia e ne ho parlato ampiamente qui. Se non l’hai fatto, corri subito a vederlo! La domanda a cui rispondo oggi mi è stata fatta più volte da quando ho deciso di tenere questa rubrica: “Fabbro, come posso scegliere il tema WordPress ideale?” Questa è una delle domande più comuni di chi si interfaccia con WordPress la prima volta e, sono sicuro, te la sarai fatta anche tu. Innanzitutto mi preme chiarire un concetto. Non esiste il tema WordPress ideale per tutti, quindi la risposta è sempre “dipende”. Esiste però un metodo per aiutarti a selezionare quello più utile per te e la tua attività e te lo fornirò oggi stesso! Quindi armati di un po’ di pazienza e afferra una tazza del tuo caffè preferito. Cose da fare prima di scegliere un tema WordPress Prima di sporcarti le mani su WordPress c’è una cosa molto importante che devi fare. Si tratta della fase più sottovalutata da chi è alle prime armi e io stesso ho commesso l’errore di tralasciarla durante i miei primi anni di attività. Per meglio comprendere, ti spiego cosa fanno le persone alle prime armi con la realizzazione dei siti web e i problemi cui vanno incontro. Gli inesperti scelgono il tema WordPress da utilizzare prima di avere bene in mente l’immagine definita del proprio sito web. O meglio, credono di avere in mente l’immagine definita del proprio sito web, ma in realtà non ce l’hanno. Capita a tutti, è normale, l’ho fatto anche io. Quali sono i problemi di questo approccio? Finisci per adattare il tuo sito al tema anziché scegliere il tema adatto. Ti limiti a rimpiazzare i contenuti della demo (l’anteprima del tema) con i tuoi e ne viene fuori una cosa completamente impersonale, senza vita. Ti ritrovi con un tema pesantissimo, ingombro di funzioni inutili per il tuo sito. Questo l’ho visto accadere tantissime volte. Il risultato: siti lentissimi a caricare, soprattutto su cellulare. Il sito semplicemente ti viene brutto o diverso da come l’avevi immaginato. Questo può essere anche fonte di demotivazione. Ho visto tante persone mollare a causa di quest’esperienza e non voglio succeda anche a te perché tivvibì. “Va bene, Fabbro. Come posso evitarlo?” Crea un prototipo del tuo sito Disegna il tuo sito su carta. Anche se non sai tenere in mano una matita! A noi succede sempre nel Laboratorio dei Sarti del Web. Il Modellista è veramente negato, ma è lui che stabilisce con la squadra le strategie per i clienti… e deve disegnare. Punto. Ma non è un problema… il risultato non deve finire nelle gallerie d’arte, basta disegnare dei riquadri. Vuoi usare un menù laterale anziché la classica barra in alto? Va bene, disegnala e cerca di capire se ha senso o se inficia la navigazione. Però fallo prima di iniziare a utilizzare un tema WordPress! Prenditi del tempo, in fondo è una delle parti più divertenti della realizzazione. Fatti un’idea precisa degli spazi che occuperanno le varie sezioni del sito. Se sei bravo su Photoshop o Canva (o qualsiasi altro programma grafico) sfrutta pure le tue competenze per realizzare un prototipo. Ma fidati, è sempre meglio se lo disegni prima su carta. Inizia con un tema gratuito Questa sezione risponde ad un’altra domanda molto comune: “Fabbro, posso realizzare il mio sito con un tema gratuito?” Se non hai mai realizzato un sito web in autonomia fino ad ora, dovresti usare assolutamente un tema gratuito. Però non travisare e ascoltami bene. I temi a pagamento sono sempre meglio. È vero, oggi esistono tanti temi gratuiti molto validi ma sei limitato a quei due o tre. I temi a pagamento sono migliori per tanti motivi: sono realizzati e aggiornati da un team pagato per farlo; se hai qualsiasi tipo di problema puoi interfacciarti con un team pagato per fornirti assistenza; vivono sempre più a lungo rispetto ai temi gratuiti, ragion per cui molti hanno una community attiva. All’interno di questa community troverai sempre qualcuno che ha avuto il tuo stesso problema e l’ha risolto in passato. “Non ho capito, Fabbro. I temi a pagamento sono i migliori e mi stai chiedendo di usarne uno gratuito?” Sperimenta prima di aprire il portafogli! Installa diversi temi gratuiti e fai tanta pratica. Soltanto quando ti sentirai pronto, cerca il tema a pagamento più simile al prototipo del tuo sito web e acquistalo. Sperimenta su WordPress.com Se non te la senti di iniziare a smanettare da subito sui tuoi domini e hosting puoi aprire un account gratuito su WordPress.com. Usalo per testare tutti i temi che vuoi senza rischiare di fare casini sul tuo dominio principale. Avvertenze: non pensare di sviluppare il tuo sito definitivo su WordPress.com. L’obiettivo è fare pratica con le varie funzioni del software. Puoi comprare un dominio su WordPress.com e hostare lì il tuo sito, però non te lo consiglio. Non mi dilungherò adesso sui motivi per cui dovresti hostare il tuo primo sito su OVH, ma dai un’occhiata a questo articolo. Installa plugin, inserisci foto e testi, spacca il sito, ma soprattutto divertiti e scopri tutte le potenzialità di WordPress. Dove cercare temi WordPress premium Hai aperto un account su WordPress.com, ti sei divertito ad installare più temi gratuiti e hai sperimentato un bel po’? Complimenti! Adesso sei pronto a ricercare il tema premium ideale per realizzare il tuo primo sito web. Nota: ti sei accorto che non tutti i temi WordPress hanno la stessa logica? Molti temi fatti seriamente (anche quelli gratis) hanno una documentazione da leggere sul sito per spiegarti come si installano e si usano. Ogni tema è diverso e richiede del tempo per essere utilizzato con maestria. Dedica qualche minuto alla lettura della documentazione e ti riuscirà tutto più semplice. Sono convinto che stai per chiedermi: “Ok Fabbro, dove posso trovare

Gattini!

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Alla ricerca del Cliente a Caso… dritto verso la morte del tuo Business!   I Social sono proprio un mondo fantastico. Lo specchio distorto di una società confusa e invasa da informazioni fuorvianti, fake clamorosi che guidano scelte personali e politiche, teorie senza basi che diventano realtà per migliaia di persone…   Si, i Social possono essere IL MALE.   Ma come tutte le cose (o quasi…) non è lo strumento a fare la differenza… ma come lo si usa! L’articolo di oggi nasce, ancora una volta, da uno di quei momenti che pagherei per evitare. Come puoi immaginare passo praticamente tutte le mie giornate di fronte al PC – e la maggior parte delle mie ore sui Social.   È inevitabile, visto il mio lavoro.   E ogni giorno devo chiudere gli occhi di fronte a pagine aziendali che… fanno venire i brividi solo a guardarle.   No, lo dico meglio: fanno schifo!   Sponsorizzate terrificanti dove poveri imprenditori ignari bruciano denaro.   Post che NON SOLO sono inutili, ma sono dannosi peggio di un virus!   Una volta mi faceva incazzare a bestia, ma col tempo ci ho fatto il callo.   Più o meno…     Perché, ancora, ogni tanto mi capita di non riuscire a fare a meno di soffermarmi… osservare… e farmi saltare i nervi! Sia chiaro: non è che faccio il purista. O il bacchettone (per quello tra i Sarti abbiamo già La Penna Rossa, basta e avanza).   È che penso a quelle aziende che, inconsapevoli di come funziona la Comunicazione Su Misura, affidano le loro campagne alla prima Webbagency Fuffa… che in cambio di 4 spicci (che seppur pochi sono ingiustificati) lancia sponsorizzate che non fanno altro che BRUCIARE SOLDI.   Ecco la sponsorizzata che mi ha fatto incazzare:     Vedi? Foto di Gattini. F O T O   D I   G A T T I N I !   ARGH!   No, sul serio: a me i gatti piacciono (più delle persone). Non riuscirei nemmeno a NON guardare un post con dei gattini. Farei qualunque cosa per i gattini… Ma PORCA PUTTANA non una sponsorizzata!   Ti autorizzo a farlo SOLO SE SEI MICHELA, che alleva Ragdoll di razza purissima da più di 10 anni ed ha un allevamento con tutti i crismi…   Lei VENDE gatti, quindi PUÒ FARE sponsorizzate coi gatti! (Sul suo sito puoi vedere quanto sono belli e presto ne avrò uno anche io!)   Dicevo… torniamo alla maledetta sponsorizzata a caso… Ma seri? GATTINI?!?     Ti spiego come funziona questa cosa. Perché magari vista da fuori sembra semplicemente una mossa carina, oppure stupida, per attrarre persone su una pagina.   Certo, magari lo hai già capito che sono persone a caso. Ma di questo ne parliamo dopo.   Quello che invece non si vede ad occhio nudo… è che con tutta probabilità dietro questo post c’è una vera e propria TRUFFA. Quando nel Laboratorio dei Sarti del Web entra un nuovo cliente, sappiamo già che il suo Tutor dovrà farsi un MAZZO così per fargli capire i fondamenti. Non perché il cliente sia stupido, intendiamoci.   Il problema come sempre è culturale.   In Italia non si sa un granché su come funzionano i Social e men che meno la Comunicazione Su Misura… e come trasformare i Social in uno strumento di vendita.   Quindi spesso – direi sempre – i Clienti valutano l’efficacia di un post dai LIKE.   O l’efficacia di una campagna dai nuovi followers alla pagina.   O il risultato del nostro lavoro dal numero totale di interazioni.   Credimi, è praticamente sempre così: “oh guarda che bel post, ha un sacco di Like!” E noi a spiegare che, si, bello eh, ma non è quello il nostro obiettivo.   Anzi… è una droga che ti distoglie dal lavoro vero!     A noi interessano i soldi che hai in cassa a fine mese, non i like che hai accumulato.   Tuttavia… Ci sono Webbagency che sfruttano la scarsa conoscenza dei Social e delle loro dinamiche per… vendere like!   Probabilmente dietro questa “bellissima” sponsorizzata con gattini c’è un Imprenditore o una Imprenditrice come te che, scontento dei risultati del lavoro della Webbagency, si è lamentato ed ha minacciato di cambiare fornitore. Quindi la Webbagency, da buona fuffarola incapace e senza valori, invece di chiedere un resoconto sulle vendite, dati numerici da valutare o altri dati utili…   …ha trovato la strada giusta per FOTTERE il cliente!   Poca fatica, il cliente sembra contento e paga anche il prossimo mese. Hai visto quanti like il tuo post? Stiamo andando fortissimo!   Ed ecco la trappola: i like, con i gattini, sta sicuro che arrivano. L’Imprenditore si placa, è contento.   La Webbagency continua a rubare il saldo fattura!   Ora, questo è ESTREMAMENTE controproducente. Non è solo la “truffa del like”. Qui la situazione è ben più grave.     Seguimi: il percorso che porta l’azienda a perderci non solo il budget della sponsorizzata (e i due spicci della Webbagency) è ben più articolato di come sembra!   Con la foto di Gattini attiro sulla sponsorizzata Clienti a caso, per nulla interessati a ciò che vendiamo. Un esercito di persone attratte senza alcun criterio che convogliano sulla pagina e gli mettono un bel Like proprio perché “ohmmioddio che belli i gattini” Tutti quei like alla pagina (e fidati che i Gattini non piacciono solo a me) diventano categorizzati dall’algoritmo come potenziali clienti. Le prossimo sponsorizzate (cioè i prossimi SOLDI) vanno a colpire proprio quelle persone, inutilmente. L’algoritmo rischia di targettizzarle come potenziali clienti e va a cercare persone simili sul Social La pagina viene mostrata a persone totalmente disinteressate al vero prodotto o servizio dell’azienda… …e quindi non si vende nulla!   So che magari questo ti suona come uno scenario catastrofico, ma queste sono cose che succedono continuamente.   Da una parte ci sono Imprenditori poco consapevoli di come funzionano i Social;   dall’altra Webbagnecy fuffa, fatte da malandrini

Infusionsoft Combo – parte 2

logo infusionsoft con i superpoteri

Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro. Durante le ultime settimane ti sto parlando molto del software perché a breve pubblicherò il mio libro “Infusionsoft fa schifo… se non sai come usarlo” e credo fortemente sarà un aiuto incredibile per chiunque voglia avvicinarsi al mondo delle automation. In futuro continuerò a parlare di siti web, SEO e Analytics perché sono indispensabili per il corretto funzionamento di Infusionsoft, quindi iscriviti alla mia newsletter (ti basta cliccare qui!) e continua a seguirmi ogni settimana! Oggi ti parlo di un tool straordinario capace di far comunicare Infusionsoft con tutti i programmi che usi quotidianamente. “Ok Fabbro, sembra una cosa bella. Puoi farmi un esempio pratico?” Certamente. Come ti avevo detto la scorsa settimana, esistono sul web tantissimi software per vendere online. Se hai realizzato il tuo sito con WordPress, hai a disposizione WooCommerce: un plugin molto potente e gratuito per mettere online i tuoi prodotti. Tutto molto bello fin qui. Però c’è un problemino. Di default WooCommerce e Infusionsoft non parlano tra loro. “E questo cosa vuol dire?” Significa che quando un utente acquista un tuo prodotto su WooCommerce devi registrarlo manualmente all’interno di Infusionsoft. Epic fail. So cosa stai pensando ma… stop! Dimentica! Ho detto “di default” WooCommerce e Infusionsoft non parlano tra loro. E in realtà, sempre “di default”, Infusionsoft non può comunicare con tanti altri software. “Ma come, Fabbro? Non hai detto che Infusionsoft è supermegapowaaaa?” E lo è, ci puoi scommettere. Devi considerare però che ogni programma viene sviluppato con tecnologie diverse, a seconda delle esigenze e delle competenze dei team che ci lavorano. Sarebbe impossibile per Infusionsoft riuscire a interfacciarsi con ogni programma. Per fortuna, però, esiste un metodo per sbloccare tutti i suoi superpoteri. E te lo svelo subito perché tivvibì! Il metodo ZAP Sai che al momento in cui scrivo esistono 2 milioni di App? Si tratta di un numero impressionante in continuo aumento. Ogni app è sempre più focalizzata sul fare bene una cosa e, per un’azienda al passo coi tempi, non è una rarità utilizzarne oltre 20. Io stesso ne uso tantissime: WordPress WooCommerce Infusionsoft Kajabi Gmail EM Client Funnelytics Google Analytics Google Search Console Google Tag Manager Google Data Studio Google Fogli Google Documenti Facebook Pixel Filezilla Caesium Adobe Photoshop Canva Microsoft Word …e altre ancora, per non parlare delle estensioni per browser. Proprio per questo motivo, molte software house stanno promuovendo un ecosistema basato sull’interazione tra le varie App. Viviamo in un’epoca bellissima. Zapier nasce con questo intento ed è davvero uno dei miei software preferiti, uno di quelli di cui non potrò mai fare a meno. Grazie a Zapier, potrai collegare moltissimi software a Infusionsoft e raccogliere dati in modo totalmente automatico. Se non ci credi (ma perché dovresti dubitare del buon Fabbro?) dai un occhio qui. Si tratta dell’elenco di tutte le App con cui lavora Zapier e sono convinto troverai tutte quelle che usi ogni giorno. Piccola parentesi: se così non fosse, cambia App. Sul serio. Zapier lavora soltanto con quelle più aggiornate e popolari; hai così tante alternative oggi che dovresti abbandonare i sistemi “chiusi” per abbracciare la filosofia dei collegamenti tra App. Non te ne pentirai. Utilizzi WordPress? Allora grazie a Zapier puoi: pubblicare un articolo di blog e notificarlo in automatico a tutti i tuoi lettori; inserire in automatico su Infusionsoft i dati di un contatto che si iscrive si iscrive al tuo sito o commenta un articolo di blog; notificare in automatico i tuoi collaboratori quando un utente pubblica commenti sul tuo blog. Questo ti sblocca infinite possibilità. Grazie a Infusionsoft puoi: applicare un tag a tutti i contatti quando commentano un articolo di blog; inviare una mail di ringraziamento automatica quando gli utenti si iscrivono al tuo sito o commentano; inviare sequenze mail ai tuoi lettori più attivi per vendergli i tuoi prodotti in automatico. Meraviglioso, vero? Vendi video-corsi su Kajabi? Grazie a Zapier puoi immagazzinare in automatico tutti i dati dei tuoi clienti in Infusionsoft e inserirli in una campagna di automation. E se invece vendi prodotti su Ebay, Amazon o Shopify? È uguale, puoi automatizzare tutti i tuoi processi di vendita grazie a Zapier e Infusionsoft. Riesci a comprendere come è potente la filosofia dei software “aperti”? Hai a disposizione letteralmente una marea di possibilità. Zapier è difficile da usare? Sì e no. Per le automazioni più semplici puoi sfruttare i modelli messi a disposizione da Zapier, li trovi tutti sul sito. Per quelle più complesse all’inizio non sarà un gioco da ragazzi, ma la curva di apprendimento è agevole e, con un po’ di impegno e qualche tazza del tuo caffè preferito, ci puoi riuscire. Quando avrai preso confidenza col software non potrai più farne a meno. Io stesso testo e creo nuovi zap in continuazione e dedico sempre parte delle mie giornate lavorative a interrogarmi su come poterlo sfruttare per automatizzare le operazioni più brigose. Su questa pagina trovi addirittura degli Zap pre-fatti catalogati per ruolo aziendale. Gira il link ai tuoi collaboratori/dipendenti e consultati con loro per trovare le automazioni più adatte a snellire i processi aziendali. Quanto costa Zapier? Puoi scegliere tra varie fasce di abbonamento mensili, il costo varia in base al numero di operazioni Zap a disposizione. Ti faccio un esempio concreto per renderti tutto più chiaro: hai creato uno Zap per immagazzinare su Infusionsoft i dati di chi acquista sul tuo e-commerce? Molto bene. Ogni volta che un contatto viene registrato su Infusionsoft in questo modo consumi uno Zap. In questo caso il mio consiglio è testare il piano gratuito creando qualche Zap e osservare alla fine del mese quanti ne consumi, dopodiché scegliere il piano più adatto alla tua azienda. Utilizzando correttamente Zapier e Infusionsoft il volume di affari online della tua attività crescerà e, a quel punto, avrai la possibilità di modificare il tuo abbonamento Zapier e sceglierne ogni volta uno più adatto. Conclusioni Il futuro del web è fatto di tanti micro-software specializzati e Zapier ne è la testimonianza vivente. E non lo

Piccoli nel WEB

Blog del Sarto

“Per i piccoli il Web è un’odissea” Eppure non si può pensare di vivere senza… vediamo cosa ne pensa una nostra lettrice!   Qualche tempo fa una cliente del Laboratorio dei Sarti del Web ha deciso di cambiare negozio e voleva scegliere un nuovo nome, che la rappresentasse al meglio.   Quando portò al suo Tutor dei Sarti questa domanda, la risposta fu immediata: ASCOLTA I TUOI CLIENTI Loro sanno dirti meglio di chiunque altro CHI SEI ai loro occhi e soprattutto… COSA VOGLIONO da te!   Qualche giorno fa mi sono imbattuto in due commenti di Veronica, un’artigiana giovane e con un grande amore per il suo lavoro, che da tempo segue i miei video ed i miei articoli.   Il commento era interessante e pieno di spunti. Così non mi son fatto scappare l’occasione: ho chiamato il Modellista dei Sarti e gli ho intimato di contattare subito Veronica.   Volevo che la ringraziasse, capisse cosa l’ha spinta a scrivere quei commenti… e non solo! Io volevo sapere da Veronica cosa possiamo fare noi Sarti per aiutarla nel suo lavoro!   I due si sono sentiti. Ed il Modellista mi ha chiesto di poter scrivere di suo pugno un resoconto di quella telefonata.     Ecco le sue parole:   “La telefonata con Veronica è stata davvero utile a capire quali sono i limiti del nostro lavoro. Da qualche anno con i Sarti del Web stiamo cercando con tutte le nostre forze di portare in Italia una CULTURA sulla Comunicazione On Line molto difficile da far attecchire. A volte mi chiedo se tutti questi sforzi siano davvero utili, se vale davvero la pena non fermarsi mai e puntare a fare sempre meglio, ad essere sempre più preparati, a raggiungere un sempre maggior pubblico Su Misura. Perché la vita nei Sarti mica è facile! Si corre molto, si produce in continuazione e ogni giorno si affronta una nuova sfida! Vogliamo portare sempre il meglio ai nostri clienti ed alle persone che seguono i nostri materiali gratuiti. Tuttavia… C’è sempre una domanda che rimane impressa, nella mente di ogni sarto, mentre prepariamo una strategia, costruiamo meccanismi… o produciamo materiale per il web: come avrei potuto fare meglio? E questa era la domanda che avevo in testa mentre chiamavo Veronica. E dopo la telefonata mi era chiaro che abbiamo sì ancora molto da fare, ma che abbiamo ottimi motivi per continuare a farlo!   Veronica è una ragazza solare, energica e con una passione sfrenata per il suo lavoro.   La sartoria Old Fashion di Firenze ha una lunga storia di presenza sul web. Già nel 2011 la titolare, Irma Laurence Schwegler, ha iniziato a lanciare i suoi prodotti su web cercando le soluzioni migliori sul mercato e, allo stesso tempo, cercando di scovarne i trucchi e le strategie più vantaggiose.   Possiamo definirla una pioniera, specialmente se si parla di Artigianato Artistico!   Veronica proviene da un percorso di studi in Design, l’argomento Social e Web le interessa ed immediatamente inizia ad affiancare Irma nella gestione dell’e-commerce, della pagina Social e della Comunicazione. Nel corso del tempo la Sartoria le ha provate tutte: da autodidatti, cercando corsi e libri su web, vendendo su Amazon, fino ad avvalersi di webbagency che si sono rivelate la solita fuffa. E non poche sono state le delusioni!     A partire da strumenti che per un po’ sembrava funzionassero per poi diventare solo uno spreco di tempo, a professionisti che non hanno dato alcun reale apporto alle vendite, giustificandosi al solito modo: il tuo settore è difficile!   Mentre sentivo parlare Veronica, ripensavo a tutte quelle aziende che seguo personalmente, tutte quelle volte che ho sentito questi discorsi.   Persone deluse, arrabbiate, a volte arrese. Persone che hanno avuto, in passato, esperienze fallimentari… e in alcuni casi vere e proprie truffe. Spesso è difficile far capire che non è il web la soluzione al problema, ma il modo in cui lo si usa!   Mentre facevo l’ennesima domanda a Veronica, avevo paura di trovarmi nuovamente di fronte a tanta amarezza. E invece no. Veronica, pur tenendo i piedi per terra, sa il fatto suo. Si informa, cerca soluzioni.   Ed è proprio lei a dirmi che alla fine hanno scelto di gestire i propri Social e il Sito in autonomia, avvalendosi dell’aiuto di un tecnico informatico. Solo che… non è facile.   Veronica mi racconta con enfasi le problematiche che devono affrontare. Prima fra tutte: il tempo! Gestire le pagine Social di un’attività è, usando le parole di Veronica… fare due lavori a tempo pieno!   Oltre ai ritmi della Sartoria, imprevedibili perché dipendono dalla complessità dei lavori che vengono commissionati, bisognerebbe avere otto ore al giorno da dedicare allo studio delle nuove tecnologie, delle tendenze, delle tecniche più performanti… e rimanere sempre aggiornati! Una missione davvero impossibile per chiunque abbia un’attività, specialmente se si parla di artigianato, dove la produzione “a mano” necessita di tempi tecnici importanti!   Eh si: i Social portano via molto tempo.   Veronica e Irma cercano di dividersi il lavoro, aggiornando le proprie pagine almeno due volte a settimana e affrontando ogni imprevisto per cercare di rispettare il piano editoriale concordato. A volte fanno qualche sponsorizzata, ma stanno molto attente: sanno che è facile sprecare investimenti mettendo soldi sui Social in maniera non professionale! Eppure non demordono: sanno che lo strumento migliore per raggiungere i loro clienti è il Social. Sanno quali sono le potenzialità e i limiti e non hanno alcuna intenzione di smettere!   La cosa che mi ha colpito di più di Veronica è la consapevolezza.   La prima cosa che mi ha detto al telefono è stata: lavorare sui Social è difficile! E la vera difficoltà non è raggiungere tante persone, ma scovare quelle giuste – i Clienti Su Misura – la nicchia dalla quale essere riconosciuti per il proprio valore.   Facendo Comunicazione a caso invece ci si imbatte in… chiunque! E quel chiunque, mediamente, se per caso rimane colpito dal tuo prodotto,

Infusionsoft Combo

super man con logo infusionsoft

Come sbloccare tutti i superpoteri di Infusionsoft e decollare verso il successo La scorsa settimana ho introdotto all’interno di questa rubrica Infusionsoft, il software numero 1 per automatizzare le procedure aziendali. Nel caso te lo fossi perso, corri subito a recuperarlo qui! Ti avevo detto di non comprare ancora il software perché volevo assicurarmi prima tu avessi tutto l’occorrente per sfruttare la sua potenza. Cerchiamo insieme di capire se Infusionsoft fa al caso tuo oppure no. A chi è adatto Infusionsoft Sicuramente a tutti gli imprenditori e le imprenditrici che vogliono gestire i processi di automatizzazione della propria attività in totale autonomia. Bloccati lì, prima di proseguire ho bisogno di chiarire questo punto. In giro ci sono professionisti davvero in gamba. Se puoi permetterti un investimento importante, fatti aiutare a configurare Infusionsoft e le automazioni di cui hai bisogno. Se invece sei all’inizio o stai investendo denaro in qualcos’altro, non pensare affatto di poter andare al risparmio! Non rivolgerti ad una web agency mediocre, piuttosto impara a farti le automazioni da solo/a. Infusionsoft è adatto anche agli imprenditori e alle imprenditrici che stanno formando una risorsa interna per gestire la comunicazione online e le procedure aziendali. Se sei uno di questi imprenditori, fai iscrivere la tua risorsa interna alla newsletter del Fabbro! Clicca qui per non perderti i prossimi articoli! I miei suggerimenti gli/le saranno utili per ogni mansione online che andrà a svolgere. Mi sento di consigliare fortemente questo software anche a chi sta dando vita ad una startup e vuole partire col piede giusto per attirare finanziatori. Mentre… Lascia perdere Infusionsoft se… … pensi possa trasformare la tua attività da fallimentare a redditizia! Infusionsoft non può migliorare una cattiva idea imprenditoriale. Invece, se hai un’attività solida con un modello di business performante, il software può accelerare e snellire i tuoi processi di vendita. Recap: per sfruttare al massimo il potenziale di Infusionsoft devi avere un modello di business performante e comprendere appieno i punti di forza del software. Inoltre, lascia perdere Infusionsoft se pensi di automatizzare letteralmente qualsiasi cosa: non si può. Devi individuare cosa puoi automatizzare e cosa no, non puoi gestire tutta la tua azienda su Infusionsoft. Una rete di venditori ben strutturata può ancora vendere dieci volte meglio di qualsiasi software. Sfrutta i poteri di Infusionsoft per automatizzare i compiti più infruttuosi che svolgi quotidianamente. L’obiettivo è guadagnare del tempo da poter dedicare alla vendita e alle altre pratiche che fanno crescere davvero la tua attività. Sblocchiamo i superpoteri di Infusionsoft Abbiamo finalmente scoperto se Infusionsoft è adatto a te. Focalizziamoci adesso sugli strumenti da abbinare al software per poterne sfruttare appieno le potenzialità. “Non ho capito, Fabbro. Mi stai dicendo che per far funzionare Infusionsoft ho bisogno di altri programmi?” Assolutamente no. La versione base di Infusionsoft è abbastanza potente da permetterti di automatizzare gran parte del tuo lavoro. E allora cosa intendo? Per fare vendita online oggi hai a disposizione tantissimi strumenti: molti sono utili, molti altri no, alcuni sono indispensabili. Sito Web e Blog Personalmente non penserei mai di acquistare Infusionsoft se non avessi un sito internet fatto per il verso. È vero: esiste la possibilità di creare delle pagine web su Infusionsoft, ma te lo sconsiglio fortemente. Infusionsoft è il miglior software di automation ma, quando si parla di siti web, WordPress è imbattibile. PS: mi leggi da poco tempo? Ho parlato ampiamente di WordPress in questo articolo. Ma perché insisto tanto col sito web? Cosa cambia se non ce l’hai e vuoi fare automation con Infusionsoft? Facciamo prima un po’ di chiarezza su come si raccolgono i dati sul web in generale e dopo sarà tutto più facile. In questo caso, quando parlo di dati intendo “nome”, “cognome”, “indirizzo email” e “numero di telefono” dei lead. “Fabbro! Parla italiano.” Ops! Il lead è una persona che ha dimostrato interesse verso un tuo prodotto/servizio e ti ha lasciato i suoi dati per ricontattarlo: un potenziale Cliente Su Misura. I lead, di solito, si acquisiscono attraverso moduli o, se preferisci, form di contatto. Pensi di non averne mai visto uno? Impossibile! Beccati questo screen: Che ti dicevo? Se tutti si fidassero del Fabbro il mondo sarebbe un posto migliore! Torniamo seri. Sempre “di solito”, questi moduli di contatto sono collocati all’interno di siti web, concordi con me? Bene. Con Infusionsoft puoi realizzare tanti moduli di contatto e collocarli dentro il tuo sito web o la tua landing page. Facciamo finta per un momento che io sia un tuo potenziale lead e tu non abbia sito e blog. Succederebbe questo: Ho bisogno del “inserisci nome di un prodotto/servizio che vendi” per risolvere il mio problema. Faccio una ricerca su Google e vedo il tuo bellissimo annuncio. Decido di cliccarlo; atterro sulla tua pagina web fatta con Infusionsoft, dentro trovo un modulo di contatto. Leggo di come hai già risolto il problema del tuo cliente (lo stesso che ho adesso io) e mi convinco: “questo mi sembra bravo”. Devo compilare il modulo per ricevere sulla mia mail informazioni più dettagliate. NB: quella del dare informazioni di valore (un “magnet”, nel gergo) in cambio di dati è una delle strategie migliori per raccogliere lead su misura; prima di lasciarti i miei contatti, visto che non ti conosco, cerco il nome della tua attività su Google per capire chi sei e se sei uno affidabile; non trovo il tuo sito web perché non ce l’hai. Non hai un blog e inizio a farmi delle domande. “Perché non ce l’ha? Sembrava bbbello e bravo.” Non è detto che io mi faccia delle domande sensate, bada bene! Qui il problema è che mi sto facendo delle domande; torno sulla pagina dei risultati di Google della ricerca che avevo svolto nel punto 1. Apro un altro annuncio. PS: da questo passaggio in poi ti incazzerai, lo so! Mi spiace ma devi sapere come funzionano queste dinamiche nella vita reale! Solo allora riuscirai a comprendere perché insisto tanto su ‘ste robe, perciò armati di pazienza e afferra una tazza

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