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ce lo

Acca o non acca

Una strana lettera

L’incubo di ogni bambino che sta imparando a scrivere, l’hotel di ogni spelling: la protagonista del dilemma di oggi è la lettera H.

 

La Treccani la identifica come l’ottava lettera dell’alfabeto latino, ma di fatto oggi, nella lingua italiana, è una lettera priva di suono (detta in termini da linguisti, l’italiano non comprende alcun fonema rappresentabile dalla lettera h), a differenza di altre lingue, come ad esempio l’arabo, dove l’h rappresenta diversi suoni.

 

A cosa serve allora? 

Cosa ce ne facciamo in italiano di una lettera senza suono…

… e perché compare nel nostro alfabeto?

 

  1. Nei digrammi ch e gh, dove serve a indicare il suono occlusivo velare di c e g davanti alle vocali e e i, motivo per cui pronunciamo chiave come kiave e non ciave, oppure per distinguere un ghetto da un getto.
  2. Nelle interiezioni come ah, oh, uhm, ahimè e via dicendo.
  3. Come residuo etimologico nelle quattro voci ho, hai, ha, hanno del verbo avere.
  4. In parole di origine straniera come hotel.

 

 

Fine. 

Se ci pensi, l’h svolge davvero poche funzioni… ma quelle poche sono importantissime.

 

E pensare che in origine aveva tutt’altra importanza!

 

Sempre spulciando la Trecccani, infatti, scopriamo che l’h come suono aspirato è arrivata al latino passando dal greco, dove era rappresentata dallo spirito aspro (una specie di apostrofo che si metteva sopra alcune vocali); prima ancora la si ritrova nella lingua fenicia.

Però, l’aspirazione in latino era molto debole, e si usava poco: non avendo un valore distintivo significativo, il suono si perse.

 

Quindi, oggi né l’italiano né le lingue romanze in generale presentano questo tipo di suono, che ha però lasciato tracce come residuo etimologico, affermandosi nell’ortografia italiana come la conosciamo oggi a partire dal 14° secolo, per fissarsi definitivamente nel 18° secolo.

 

E oggi?

Oggi l’h viene quindi usata in ortografia nei 4 casi che abbiamo visto prima…

… e non è un’opzione, ma una regola precisa da non infrangere!
(Altrimenti, BACCHETTATE).

 

Quindi, ora andremo a vedere il caso pratico più importante, ovvero la distinzione tra ce lo e ce l’ho!

 

Perché, ricordiamolo: per quanto storia e linguistica siano molto affascinanti, questa rubrica esiste per uno scopo ben preciso, ovvero analizzare insieme gli errori da NON commettere mai nella comunicazione online della tua azienda, per far sì che i tuoi testi siano sempre in grado di trasmettere l’immagine migliore di te, e non una di sciatteria e noncuranza.

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E ora… addentriamoci nelle selve dell’h

 

pau casals YLKs1gy8k64 unsplash

Pau Casals on Unsplah

 

 

 

CE L’HO

Primo caso: ce (particella pronominale) + la (pronome) + ho (verbo)

La si elide, la -a cade e si mette l’apostrofo.

 

Come abbiamo visto, in questo caso l’h non ha un suono, ma è un residuo etimologico, che indica che in origine c’era un’aspirazione. 

 

Oggi l’aspirazione non c’è più, ma la regola ortografica si è imposta, e l’h in questo caso è diventata un segno distintivo per il verbo avere.

 

Nota bene: questo discorso vale:

 

  • non solo per ce l’ho, ma tutte le locuzioni introdotte da ce che comprendono il verbo avere declinato alla prima persona personale presente indicativo, io ho.
  • anche per hai, ha e hanno, ovvero tutte voci al presente indicativo del verbo avere: la seconda e la terza singolare e la terza plurale.

 

 

Come intuirai facilmente, le frasi in cui ritroviamo questi verbi sono moltissime:

  • Ce l’ho fatta!
  • I Promessi Sposi? L’ha scritto Manzoni.
  • Dune è uscito al cinema: l’hai visto?
  • L’hanno studiata bene, questa pubblicità!
  • L’ho detto e lo ripeto: qual è si scrive senza apostrofo.
  • Non ce l’ho fatta a venire.

 

Ora, per capire perché l’h è così importante, tieni a mente questi esempi, mentre andiamo a vedere cosa succede quando l’h non c’è.

 

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Toni Osmundson on Unsplash

 

 

CE LO

Qui non abbiamo a che fare con il verbo avere, ma con il pronome lo: diversa funzione, diverso significato.

 

Vediamo subito alcuni esempi:

  • Ce lo dici o no?
  • Dune ce lo vediamo insieme al cinema?
  • Ora non ce lo possiamo permettere.
  • Quando ce lo presenterai, il nuovo progetto?

 

Come vedi, i significati sono molto diversi rispetto agli esempi fatti nel paragrafo precedente.

 

Ce l’ho fatta

è diverso da 

Non ce lo possiamo permettere.

 

*Ce lo fatta e *Non l’ho possiamo permettere sarebbero ERRORI senza se e senza ma, con tante bacchettate!

 

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Kelly Sikkema on Unsplash

 

 

 

QUINDI…

Di fatto, entrambe le grafie sono corrette, ma bisogna sapere quando occorre usare l’una e l’altra: l’h in questi casi ha valore distintivo, e la sua presenza determina un diverso significato.

 

CE L’HO: quando si tratta di una voce del verbo avere

CE LO: quando lo non è un verbo, ma un pronome

 

 

Ora tocca a te!

 

Cura sempre al massimo i tuoi testi, se vuoi che siano efficaci… e per evitare che i tuoi clienti si focalizzino sugli errori grammaticali anziché sul contenuto.

Pensa sempre bene a quello che vuoi dire e al significato di ciò che stai scrivendo, quando ti trovi di fronte a un dubbio ortografico o grammaticale… e ricorda che il dizionario è un tuo fedelissimo alleato!

 

Sei impaziente di metterti alla prova?

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.

BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

BERRUTO G., Corso elementare di linguistica generale, UTET, Torino 2012.

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CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.

D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

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FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.

EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.

GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.

MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.

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MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.

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SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

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SERIANNI L., Italiano, Garzanti, Torino 2000.

 

SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

 

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