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Lo spauracchio della Q

Ricordi di squola

Oggi prendiamo una macchina del tempo e riavvolgiamo il nastro dei ricordi… e in un attimo ci ritroviamo seduti al banco di scuola, di fronte ad alcuni tra i più grandi dilemmi che potremmo mai affrontare da ragazzini.

 

Sei lì, seduto a un banco che non traballa solo perché hai messo un quadratino di carta ripiegata più e più volte, con in mano una biro blu e davanti un quadernone a quadretti…

e l’ansia da penna rossa.

 

Perché a quanto pare la maestra ti sta chiedendo di imparare a scrivere in modo diverso suoni che sono perfettamente uguali.

E quindi alcune domande ti si affacciano in testa…

 

Come si usa la q?

 

Perché mai cuoio e quota hanno esattamente lo stesso suono iniziale…
ma la prima parola vuole la c e la seconda no?

 

E poi, vogliamo parlare di acqua e tutte le parole derivate?

 

Un vero incubo senza senso, da affrontare a sei-sette anni. E poi soqquadro, taccuino, squacquerone… sembra un sistema assolutamente casuale e immotivato, fatto apposta per confondere le idee alle persone.

Tanto che capita molto spesso di sbagliarlo anche da adulti… come ad esempio quando dobbiamo scrivere acquisto, o acquistare, parole fondamentali per qualunque imprenditore.

 

Ma finché lo sbagliamo sul nostro quaderno delle elementari, amen: una volta finita la quinta elementare la maestra non avrà più alcun potere su di noi… e difficilmente sentiremo la necessità di convincerla di qualcosa.

 

Il problema sorge quando uno di questi insidiosi errori tenta di infilarsi nei testi della comunicazione online della tua azienda: quelli, vengono letti dai tuoi potenziali clienti… ovvero quelli su cui devi fare la migliore impressione, se vuoi che si fidino di te e diventino (e rimangano) tuoi clienti!

Perciò, se ancora non l’hai fatto, come prima cosa CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa: insieme, ogni lunedì, andiamo a scoprire “come scrivere bene”, ovvero gli errori da NON fare mai quando scrivi i testi per la tua comunicazione online.

 

E ora… andiamo a scoprire quando si usa la q, e quando invece non ci vuole assolutamente! 

 

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Wesley Tingel on Unsplash

 

QU

Innanzitutto, in italiano la q si usa soltano prima di una u seguita da un’altra vocale, come in Qui, Quo, Qua.

 

Purtroppo, ho per te una sgradevole notizia.

 

Qu e cu rappresentano lo stesso fonema, il che significa che a orecchio non è possibile distinguerli e non ci sono regole permettano la predicibilità dell’una o dell’altra grafia.

Perciò dobbiamo capire come mai nello scritto abbiamo questa differenziazione… e come le parole che contengono questo suono vadano scritte per essere corrette.

 

Per sbrogliare un po’ la matassa, dobbiamo tornare alle origini e osservare un po’ di etimologie: le parole che richiedono il nesso qu derivano da parole che presentavano la q già in latino, e che l’hanno conservata nel passaggio all’italiano.

 

Ecco quindi:

  • Equino da equus 
  • Colloquio da colloquium
  • Liquore da liquorem
  • Quindici da quindicem
  • Qualunque da qualiscumque 
  • Squalo da squalus

 

E via dicendo.

 

In pratica, è come se il suono ku volesse quasi sempre essere scritto qu…

se non fosse per le eccezioni.

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Qui, Quo e Qua in Donald’s Nephews (1937)

 

CU

Non penso ci sia bisogno di spiegarlo, ma per amor di precisione diciamolo: se dopo cu c’è una consonante e non una vocale, la q assolutamente non ci vuole.

 

Esempi

Culla, cuscino, curiosità, discussione.

 

E se invece c’è una vocale? 

In questo caso, si guarda l’etimologia: se in latino la q non c’era, non servirà nemmeno ora.

 

Esempi

  • Scuola da schola
  • Cuoio da corium
  • Cuore da cor, cordis
  • Cuocere da coquere (ignora la q; essendo caduta la u, in italiano ci vuole per forza la c)
  • Innocuo da innocuus
  • Evacuare da vacuus
  • Proficuo da profiquus

 

E via dicendo.

Ricorda però che queste, di fatto, sono eccezioni: in caso di dubbio, il dizionario saprà indirizzarti.

 

Quando invece il suono raddoppia, come ci comportiamo?

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Andrea Piacquadio on Pexels

 

CQ/CC/QQ

Quando questo suono raddoppia, abbiamo tre diverse possibilità… ma non temere: una è la più frequente in assoluto, le altre due alternative sono eccezioni che ricorrono in sole due parole.

 

Perciò, il caso più frequente in assoluto è il raddoppiamento in CQ.

 

Inoltre, le parole che presentano questa grafia sono divisibili in 3 gruppi:

 

  • Acqua e tutti i suoi derivati

Esempi: acquaio, acquazzone, acquatico, acquerello, acquerugiola, acquitrino

Attento però: in questo caso, potresti trovare delle eccezioni, come aquaplaning, che vuole solo la q; si tratta degli anglismi, ovvero di parole inglesi entrate nell’uso comune nella nostra lingua ma senza venire adattate. In questi casi, la c non non ci vuole.

 

  • Il passato remoto di alcuni verbi che terminano in -cere

Esempi: piacere -> piacque
giacere -> giacque
nascere -> nacque
tacere -> tacque

 

  • Parole derivate dal latino, costruite con la preposizione ad + il suono qu

Esempi: ad + quaerere -> acquisto (e tutti i suoi derivati))
ad + quiescere -> acquiescente

 

 

Infine, per quanto riguarda CC e QQ, abbiamo solo due parole che richiedono questa grafia, una per tipo:

taccuino

soqquadro

 

Bisogna ricordarlo a memoria… ma sono solo due, ce la si può fare!

 

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Aaron Burden on Unsplash

 

QUINDI…

Ricapitolando quel che abbiamo visto oggi:

 

QU + vocale: è il caso più comune.

CU + consonante: sempre.

CU + vocale: sono eccezioni che derivano dal latino; le più frequenti sono cuore, scuola, cuoio, cuoco e derivati.

Suono doppio: sempre CQU, tranne taccuino e soqquadro.

 

Semplice, vero?

 

Ora tocca a te!

 

Ama e dedica sempre la tua massima attenzione ai testi che scrivi per la comunicazione online della tua azienda: sono il tuo primo biglietto da visita… e devono colpire al cuore i tuoi clienti, in modo che vogliano leggerne ancora e ancora!

 

Sei impaziente di metterti alla prova?

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

BARATTER P., Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci, Roma 2018.

BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

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CERRUTI M., CINI M., Introduzione elementare alla scrittura accademica, Laterza, Roma-Bari 2010.

D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

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DELLA VALLE V., PATOTA G., Piuttosto che: cose da non dire, cose da non fare, Sperling&Kupfer, Milano 2013.

FANCIULLO F., Introduzione alla linguistica storica, Il Mulino, Bologna 2007.

EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

GHENO, V., Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), Franco Cesati Editore, Firenze 2016.

GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.

MARTINUCCI A., Guida alla bibliografia internazionale, Editrice Bibliografica, Milano 1994.

MIDDENDORP J., TWOPOINTS.NET, Type Navigator. The Independent Foundries Handbook, Gestalten, Berlin 2011.

MORTARA GARAVELLI B., Prontuario di punteggiatura, Laterza, Bari-Roma 2020.

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SCALA F., Piccolo manuale del correttore di bozze, Modern Publishing House, Milano 2011.

SCALA F., SCHIANNINI D. (a cura di), Piccolo manuale di editing, Modern Publishing House, Milano 2009.

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

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