Se bastasse un Post… saremmo tutti ricchi!

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Spesso, facendo da Tutor per diverse Aziende, mi sono trovato a spiegare questa cosa. Sia chiaro: non mi dà fastidio farlo. Anzi, è parte integrante del mio lavoro: i Social sono uno strumento nuovissimo per le imprese italiane, è ovvio che ci siano tante cose da imparare. Se ti dico quanto faccio studiare i ragazzi e le ragazze del Laboratorio dei Sarti… beh, ti garantisco che c’è da impazzire! E il Sarto in persona, fin dal giorno zero dei Sarti, mi ha detto che il mio lavoro più duro sarebbe stato “combattere contro le percezioni sbagliate” dei nostri clienti. (gli avevo creduto, ma mica avevo capito quanto!) Allora, dopo numerosissime volte in cui ho fatto questa cosa dal vivo, via mail o al telefono… è ora di farci un articolo!   Per cui mettiti tranquillo che oggi andiamo a vedere una verità scomoda, fastidiosa, che proprio non va a genio a nessuno, ma che è così puntoebasta e ignorarla non ci fa avere grandi successi. Anzi. Ci fa bruciare soldi per niente. Ma se tu sei abituato o abituata a leggere i miei articoli, sai che mi piace portarti metafore, esempi, storie personali, spunti di riflessione. E questo perché so una grande verità, che mi insegnò il mio caro professor Annibale Galli alle scuole superiori (uno dei pochissimi professori bravi che io abbia mai incontrato):   NON PUOI INSEGNARE NULLA A NESSUNO AL MASSIMO PUOI AIUTARE GLI ALTRI A IMPARARE   (immaginalo detto da un uomo poco sopra i 60, con una cultura smisurata e un paio di invidiabili mustacchi)   Quindi, io so che non posso insegnarti nulla. Posso, sì, sfruttare il tuo desiderio di imparare… se c’è! Ma se non c’è? Allora devo stimolare la tua curiosità, crearti immagini mentali il più possibile vivide e forti. Affinché le mie parole non arrivino a te lasciandoti passivo. Il mio obiettivo è darti un buon motivo per ricordare quello che ti dico… perché so con certezza che ti sarà utile!   Quindi, oggi, per parlare di Social… Parliamo della tua auto! Hai un’auto, vero? E, se ci pensi, alla tua nascita ne avevano almeno una i tuoi genitori. Non so la tua età, ma probabilmente anche i tuoi nonni e bisnonni.   La prima auto in Italia fu consegnata il 2 gennaio 1893, via treno, a Vicenza. Un istante prima di quella data, si girava a cavallo, in carrozza, in bici. L’auto era incredibilmente nuova, innovativa, era praticamente il futuro! Se ci pensi ora fa quasi ridere, eppure anche solo 100 anni fa quasi nessuno possedeva un’auto… e nessuno capiva un bel fico secco di motori! Ora, invece, l’automobile è una cosa comune. Ce l’hanno tutti. E non solo… L’auto è un mezzo familiare, conosciuto, facile da utilizzare. Facilissimo! La tecnologia ha fatto passi da gigante e ora anche una scimmia ammaestrata potrebbe portarti a lavoro la mattina. Pensaci. Motori fluidi, che si guidano senza nemmeno usare più le marce, con telecamere che ti mostrano come non sfasciare le altre auto in sosta, sensori, freni automatici… la tecnologia auomobilistica continua ad evolversi senza freno! E per noi automobilisti è un grandissimo vantaggio. Guidare è sempre più facile! Conosciamo a menadito la nostra auto. E se fa un rumorino strano? Lo sentiamo subito! E che facciamo?   ANDIAMO DAL MECCANICO. Ecco, fermati qui un attimo con me. Ragioniamo. Perché portiamo l’auto dal meccanico? Certo, perché non funziona. Ma perché non apriamo noi il motore, non ci mettiamo a svitare bulloni ricoprendoci di grasso cercando di risolvere il problema?   Perché SAPPIAMO CON CERTEZZA che, per quanto sia estremamente facile guidare un’automobile, non è altrettanto facile metterci le mani dentro e farla funzionare a dovere. Lo sappiamo perché, culturalmente, sono 120 anni che la gente si deve rassegnare al fatto che se la macchina vuoi che funzioni devi metterla in mano ad un professionista. E non ci lasciamo abbindolare dal fatto che SEMBRA così facile…   E perché parlo di questo per parlarti dei Social?   Facebook nasce nel 2004. La versione in italiano sbarca sui nostri PC il 14 maggio 2008. All’inizio di commerciale non ha un bel niente, o quasi. Poi, col passare degli anni (pochissimi!) diventa la MIGLIOR piattaforma al mondo per acquisire nuovi clienti.   In altre parole… …Facebook è un NEONATO. Sono meno di 10 anni che ha un vero valore per la tua azienda e sì e no 5 che è necessario per ogni attività in Italia. Praticamente è qui da ieri.   E non solo! Facebook è INCREDIBILMENTE FACILE DA USARE. Intuitivo, rapido, chiaro. Se non lo hai mai visto e apri un profilo, tempo due ore hai già trovato il vicino di banco delle medie che non vedi dal capodanno del 2000, mentre parlavate di millenium bug.   Seguimi, perché la storia si fa ancora più intricata.   Da quando è diventato una vera piattaforma commerciale, dove comprare e vendere e fare Comunicazione per attrarre clienti, Zio Zucky ha avuto una grandissima intuizione (l’ennesima, direi): ha capito che, visto che per tutti era così facile da usare, avrebbe dovuto rendere FACILISSIMO spenderci soldi con l’intento di ottenere risultati. Non solo ha inventato le sponsorizzate… Ma ha fatto molto di più: ha iniziato a dire (e non ha mai smesso) che è FACILISSIMO utilizzarle per raggiungere persone!   Quante volte hai letto un messaggio sulla bacheca di Facebook che ti invitava a spendere soldi per raggiungere persone? Eh, proprio quello. Quello, quel punto lì, è IL MIO NEMICO NUMERO UNO. E se non stai attento… ANCHE IL TUO!   Perché è proprio lì che Facebook ti fa lo scherzetto. E ti basta ascoltarlo, fidarti, seguirlo e spendere come dice lui… per far arenare la tua azienda, bella incagliata sul fondo delle convinzioni sbagliate che Zio Zucky ha ben pensato di regalarti. Se Facebook esistesse dal 1893, già i tuoi nonni ti avrebbero detto, fin dalla culla   “piccolo mio, non dare mai soldi a Zio Zucky che te li fotte all’istante e non ti

Le malattie che non ti fanno guadagnare: la sindrome all’italiana

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Perché perdi ogni giorno decine di opportunità di far crescere la tua azienda.   Voglio anticipartelo subito: il tema dell’articolo di oggi è piuttosto spinoso. È un argomento difficile, di cui ho parlato spesso con il Sarto. Ma anche senza aver letto decine di articoli e libri, sicuramente ti suonerà familiare. Prima di cominciare però ti faccio una domanda. Perché tra tutti i paesi europei il nostro viene considerato quello peggiore per gestire le cose? E non si tratta di una domanda a caso. L’espressione “fare le cose all’italiana” è sinonimo di cose fatte male, con poca attenzione, in modo approssimativo. Siamo protagonisti di decine di barzellette tradotte in tutto il mondo, e non lo siamo mai in modo lusinghiero. Per esempio, hai mai sentito questa? L’inferno è dove i cuochi sono Inglesi i meccanici sono Francesi i poliziotti sono Tedeschi gli amanti sono Svizzeri e tutto è organizzato dagli Italiani. Questa battuta si trova in spagnolo, francese, inglese e molte altre lingue, ma l’ordine dei paesi non cambia mai. Ma perché veniamo dipinti in questo modo? E cosa significa per la tua azienda? La protagonista dell’articolo di oggi è la sindrome all’italiana, e le conseguenze che questa malattia può avere per la tua attività!   Per parlare della sindrome all’italiana sono partita dal concetto di familismo amorale. Questo termine nasce da una ricerca dello studioso americano Edward C. Banfield. Se il nome è ti è familiare, è perché l’ho già citato in QUESTO ARTICOLO di qualche settimana fa. Banfield intorno alla metà degli anni ‘50 conduce un particolare esperimento. Lascia i suoi studi in America e si fa accompagnare dalla moglie italoamericana nel nostro paese. Il suo scopo è capire la nostra mentalità e il modo in cui ci comportiamo come società. Per quasi un anno Banfield vive a stretto contatto con degli italiani. 9 mesi di interviste ed esperimenti sono abbastanza per dipingere un quadro desolante, a cui l’autore dedicherà un intero saggio. E a questo punto lo studioso usa per la prima volta il termine “familismo amorale”. Analizziamolo velocemente: Da una parte abbiamo la famiglia, che spesso è al centro del nostro modo di pensare e agire. Dall’altra abbiamo l’amoralità, un termine che sembra simile a immoralità, ma che in realtà ha un significato molto diverso. L’amoralità è sinonimo di indifferenza e disinteresse verso la società. In altre parole: secondo l’autore l’Italia è caratterizzata da un forte egoismo, e dalla tendenza della popolazione a guardare solo alle proprie necessità personali, senza curarsi del benessere della comunità. Il risultato? Decine di aziende gestite in modo pessimo, centinaia di esempi di Cattiva Comunicazione e una totale incapacità di cambiare il modo in cui si fa impresa in questo Paese! Ma andiamo con ordine. Ci sono tre caratteristiche della sindrome all’italiana che come imprenditore ti interessano direttamente: Visione a brevissimo termine Paura del cambiamento Ricerca della strada più facile Analizziamo i “sintomi” uno per uno. 1) Visione a brevissimo termine. Abbiamo già parlato della visione, e della sua importanza per riuscire a generare costante valore. Gli imprenditori italiani tendono a ragionare guardando solamente al futuro prossimo, e non considerano mai il destino della loro azienda nel lungo periodo. Il risultato è che non riescono a portare avanti i loro obiettivi, e di conseguenza non migliorano. La loro azienda non evolve, e non riesce a raggiungere grandi risultati. L’imprenditore che la gestisce riesce a malapena a farla restare aperta, e nel frattempo non riesce a capire perché non ottiene successo. 2) Paura di cambiare. Banfield sottolinea una generale paura del cambiamento, legata all’incapacità di organizzare il futuro a lungo termine. Un esempio? La paura di investire. Sia che si tratti di un nuovo macchinario o dell’assunzione di un dipendente, ogni cambiamento è un investimento che richiede tempo e pazienza per generare i suoi frutti e generare risultati. Per questo molti imprenditori scelgono di non rischiare, e fanno le cose sempre nello stesso modo, rifiutando ogni possibilità di evolversi. La paura del cambiamento però impedisce alla tua attività di svilupparsi e andare avanti. E soprattutto gli eventi degli ultimi anni ci mostrano che chi non riesce a cambiare quando necessario viene lasciato indietro, e inevitabilmente porta la sua attività al fallimento. 3) Ricerca della strada più facile Questo è forse il sintomo più devastante della sindrome all’italiana, ed è qualcosa che sentiamo sulla nostra pelle tutti i giorni come clienti. Bar che smettono di servire i clienti un’ora prima dell’orario di chiusura per iniziare a pulire, ristoranti che non indicano gli orari di apertura sul loro sito, aziende che chiudono per l’intero mese di agosto e poi piangono disperate per colpa della crisi. Moltissimi imprenditori invece di soddisfare i loro clienti e offrire costante valore fanno le cose nel modo più comodo. Danno priorità al loro vantaggio personale, ignorando le cose che servirebbero a far crescere la loro attività,  semplicemente perché sono troppo faticose. Il risultato sono tutti gli esempi di Cattiva Comunicazione che puoi trovare online, le schiere di clienti insoddisfatti che arrivano dall’Italia e dall’estero… … e ovviamente gli stereotipi su di noi e sul nostro paese. La sindrome all’italiana è un mix pericoloso, perché unisce la tendenza a fare solo le cose che sono più facili e comode all’incapacità di evolversi. È una malattia che colpisce centinaia di imprenditori, e che sembra essere senza cura. Ma in realtà esiste il rimedio. E conoscerlo ti permetterà di sbaragliare completamente la concorrenza! Per sconfiggere la sindrome all’italiana… devi iniziare a guardare la tua azienda e il tuo settore con occhi completamente nuovi. Individua i comportamenti all’italiana della concorrenza e fai esattamente il contrario per generare valore e conquistare fiumi di clienti! Le altre aziende ragionano solo sul breve periodo? Allora struttura un piano a lungo termine per la tua impresa. Crea progetto che vada dalla struttura dove lavori alla Comunicazione online. Ragiona con attenzione sugli obiettivi che vuoi raggiungere per creare le basi solide di un futuro straordinario! Gli imprenditori che conosci rifiutano ogni tipo di cambiamento? Rivoluziona le cose

Scegli le foto per il tuo Sito… senza pagarle 3.000 €!

lucchetto su sfondo blu

Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, Tutti sappiamo quanto è importante utilizzare delle belle immagini suoi nostri siti web e canali social. “Anche l’occhio vuole la sua parte” è un proverbio banale ma applicabile in qualsiasi ambito. Quando realizziamo un sito web, un blog o un post sui social vogliamo sempre che abbiano un forte impatto visivo e che facciano sbavare il nostro pubblico. Va benissimo, non c’è nessun problema… tranne uno: spesso utilizzi all’interno delle tue grafiche immagini protette da copyright… senza saperlo! Questa pratica è pericolosissima e ti crea problemi con la legge piuttosto seri. Utilizzando sui tuoi siti e i tuoi social immagini protette da copyright rischi di essere querelato per appropriazione indebita regolata dall’art. 646 c.p. che permette addirittura di procedere d’ufficio, cioè senza l’interesse del proprietario. Ciò si può tradurre addirittura in “reclusione da 2 a 5 anni e multa da 1.000 a 3.000 euro” Mica bazzecole. Scommetto che adesso non vedi l’ora di scoprire come poter selezionare delle immagini da utilizzare sulle tue opere in internet in modo sicuro! Allora raccogli tutta la tua concentrazione e afferra una tazza del tuo caffè preferito: partiamo! Come riconoscere un’immagine protetta da copyright? Piccolo spoiler: la quasi totalità delle immagini presenti su Google Immagini sono protette da copyright. Esistono delle eccezioni e si tratta delle cosiddette immagini con licenza Creative Commons. Spesso ti capiterà di trovare in rete anche delle immagini con una leggera filigrana sopra, magari con un logo. Ecco: quelle immagini sono protette da copyright al 100%, perciò stanne alla larga. L’errore che tanti imprenditori commettono è quello di non stanziare un budget per l’acquisto di stock di foto: “ma sì, le foto le prendiamo da Google. GENIO!”. Però purtroppo non funziona così. Le foto appartengono a chi le scatta, le realizza e le mette in rete, quindi per norma dovresti utilizzare sui tuoi siti soltanto immagini che scatti e realizzi tu. Esistono però, per fortuna, degli strumenti che possono farti risparmiare tempo e fatica. Alcuni di questi sono gratuiti e altri a pagamento, ma li vedremo nel dettaglio più in là. Torniamo alla ricerca su Google Immagini. Esiste un trucco per capire immediatamente se le immagini che guarderemo sul motore di ricerca sono protette o meno da copyright. Collegati a Google Immagini e cerca la foto di un gattino. Scrivi proprio “gattino” sulla barra di ricerca. Ehy, ci sei ancora o ti ho perso per sempre? Lo so, quelle immagini sono bellissime, però stai attento: sono quasi tutte coperte da copyright! “Lo so Fabbro, però ho disperatamente bisogno di usare foto di gattini sul mio blog e alla svelta! Come faccio?” Ok, don’t panic. Fai click sul bottone “strumenti” e, nel menù che ti si aprirà in automatico, seleziona la voce “diritti di utilizzo”. Ti si aprirà un ulteriore menù con le voci “tutti”, “licenze di Creative Commons” e “licenze commerciali e altre licenze”. Scegli “licenze di Creative Commons”. Ecco: se hai fatto tutto bene le foto dei gattini cambieranno. Quelle foto le puoi scaricare e utilizzare sui tuoi siti web, sui tuoi social e puoi anche stamparle e appenderle in camera tua se ciò ti aggrada. Non infrangerai la legge e, inoltre, i gattini con licenza Creative Commons sono carini e coccolosi come quelli protetti da copyright. Ovviamente puoi cercare qualsiasi altra cosa, non per forza “gattino”. Però ti devo mettere in guardia: se adesso cambi la query sulla barra di ricerca Google e scrivi qualcos’altro al posto di “gattini” i filtri si resetteranno e dovrai nuovamente portarti sulla voce “strumenti” -> “diritti di utilizzo” -> “licenze di Creative Commons”, poni attenzione o rischierai di infrangere la legge in modo inconsapevole. Dove scaricare immagini non protette da copyright Un modo totalmente sicuro e gratuito per scaricare delle immagini non protette da copyright e ricercarle su siti come Pixabay, Pexel e Unsplash. All’interno di questi siti troverai tantissime immagini in alta definizione da poter scaricare e utilizzare a piacimento, senza il rischio di incorrere in sanzioni legali. Inutile io ti dica quanto sono belle le foto che puoi trovare su queste risorse, puoi visitarle tu stesso per farti un’idea. Ti basta sapere che addirittura Apple ha utilizzato anni fa sul proprio sito delle immagini scaricate su Unsplash, perciò non farti preconcetti solo perché si tratta di immagini gratuite. Canva Il sito Canva merita un discorso a parte. Canva è un sito su cui puoi realizzare delle grafiche in pochi click, sfruttando template e immagini già pronti all’uso. Tutto quello che puoi usare su Canva non è protetto da copyright e ciò è comodissimo perché ti toglie dalla testa il pensiero a monte. Attenzione però: molte immagini di Canva sono utilizzabili a pagamento, anche se costano una cifra ridicola e sono abbordabilissime da tutti. Un altro pregio di Canva è che ti fornisce dei modelli dalle dimensioni ideali già pre-impostate per qualsiasi tipo di progetto, come grafiche per Instagram, biglietti da visita, brochure e tanto altro ancora. Puoi addirittura realizzare delle slide come su PowerPoint, e in modo meno faticoso. Se hai bisogno soltanto di scaricare una foto e non di realizzare un vero e proprio progetto grafico su Canva, puoi creare un progetto delle dimensioni che preferisci, inserire sul progetto la foto che vuoi scaricare e salvare il progetto sul tuo pc. Puoi anche combinare più foto in una sola grafica (per realizzare ad es. un mosaico) e salvarle sul tuo pc. Come ricercare e acquistare immagini di stock Se hai visto delle immagini bellissime ma coperte da copyright in rete e vuoi utilizzarli a tutti i costi puoi decidere di acquistare immagini di stock. Alcuni siti, come Shutterstock e Adobe Stock, ti permettono di acquistare centinaia di immagini in stock, di qualsiasi tipo. E non finisce qui: preparati perché sto per darti una chicca incredibile. Ti rivelo un metodo infallibile per cercare un’immagine su Google e capire su quale sito è possibile acquistarla! Torna su Google e scrivi “gattini”, ma stavolta non utilizzare il filtro “licenza Creative Commons”, bensì clicca su un’immagine protetta

Occhio al magazzino!

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Questa è una rubrica che parla di Comunicazione Su Misura e nel titolo ti parlo di magazzino. Iniziamo male eh? Eppure… il tuo magazzino ha due caratteristiche principali: È il MALE ASSOLUTO Puoi usarlo per VENDERE   E queste due caratteristiche sono in contrasto tra loro.   Direi che nell’articolo di oggi potresti trovarci qualcosa che ti fa arrabbiare, ma se lo leggi magari alla fine scopri che puoi fare cose incredibili con quello che hai in azienda. Ma solo se arrivi fino alla fine, seguendo il mio ragionamento. Anche quando ti sembrerà contorto.   Ho la tua attenzione? Iniziamo.   Ti racconto una storia: l’altro giorno sono entrato nel magazzino di un’azienda. Lo faccio sempre, quando posso. Non solo i magazzini: girare ogni angolo delle aziende dei miei Clienti o di Imprenditori e Imprenditrici che hanno richiesto una mia consulenza è veramente importante.   Lo è perché SONO SEMPRE CURIOSO. E lo è perché spesso proprio girando e osservando una realtà si riescono a scoprire dettagli unici e utilissimi alla Comunicazione. Ma andiamo oltre, che questo punto da solo meriterebbe un altro articolo. Ok, SPOILER: scriverò un articolo sul perché devi farmi girare la tua azienda e rispondere alle mie domande come fossi un bambino curioso alle giostre se vuoi che la tua Comunicazione funzioni. Potrebbe farti scoprire i tesori nascosti della tua Azienda PRIMA che arrivi io! Se non vuoi perdertelo, clicca qui, iscriviti alla mia newsletter e ritorna a leggere.   La storia si fa interessante.   Quindi entro nel magazzino di questa azienda, di cui non fornirò generalità (ma so che stai leggendo e mi aspetto il tuo WA in mattinata) e faccio un giro. E c’è un intero posacenere vuotato in terra, di fianco al bidone dell’immondizia.   Pessima mira, amico. Ok, sarò sincero: non è esattamente quello il problema. Ti cade il posacenere, non lo raccogli subito, avrai i tuoi motivi. Magari era lì da 3 minuti. Ma mi ha fatto venire in mente che dovevo proprio scrivere questo articolo e parlare di una cosa estremamente importante: il tuo Magazzino… e la tua Comunicazione.   Vedendo quel mucchio di cenere e filtri schiacciati lasciato lì mi sono ricordato di tantissime altre situazioni in cui ad una mia domanda il titolare ha detto:   dai Umberto, è il magazzino, mica ci vengono i clienti! e magari è vero. I clienti non entrano. Ma se tu hai una parte dell’azienda in cui è meglio che i clienti non entrino, già abbiamo un problema. E non sto parlando di norme igieniche: un magazzino alimentare è diverso da uno di un falegname, le norme sono diverse, eccetera. Non sto neanche a soffermarmi qui, prima di vendere sarà il caso di rispettare le leggi. Lo do per scontato.   E quel posacenere non era certamente fuorilegge.   Sono stato a visitare l’azienda che produce più mortadella al mondo: ovvio che in ogni suo centimetro quadrato potevi operarti alla milza, tanto che era igienizzata. Così come ho visto una delle più grandi aziende produttrici di marmo e lì la situazione era igienicamente perfetta, ma molto diversa, come potrai ben immaginare.   Si tratta di tutt’altro. E ora lo vediamo nel dettaglio.   Ho elencato due punti all’inizio, li riporto qui e poi li analizzo. Il magazzino: È il MALE ASSOLUTO Puoi usarlo per VENDERE   IL MALE ASSOLUTO Perché il magazzino è MALE per la tua azienda? No, non sono impazzito. È OVVIO che devi avere un magazzino. Ma è come funziona quel magazzino che può determinare la prosperità o la morte di un’azienda. Un magazzino mal gestito non fa che lasciar arenare il tuo denaro in un angolo morto dell’azienda, fino a che non si consuma.   È un discorso complesso e ne ha già parlato molto bene il Sarto più volte. Non posso dilungarmi qui, ma se vuoi saperne di più fammelo sapere nei commenti o manda una domanda anonima andando su www.isartidelweb.it e compilando il form in basso, magari ne parlo più approfonditamente.   Ora dobbiamo capire come puoi invece usare il magazzino per vendere! MAGAZZINO CHE VENDE Nel tuo magazzino è probabile che ci entriate solo tu e i tuoi dipendenti… e al massimo qualche fornitore. Nella maggioranza dei casi, infatti, il magazzino è totalmente fuori dalla portata dei tuoi clienti. Alcuni nemmeno si immaginano che ne hai uno. Non ci hanno mai pensato. Non hanno idea di come funziona il tuo lavoro, per cui… perché dovrebbero pensare al magazzino? Agli ordini, i fornitori, le procedure, le mansioni. Cosa gliene frega a loro del tuo maledetto magazzino?!?   La risposta è: NIENTE DI NIENTE A meno che…   Faccio un esempio. Spero tanto che tu non sia un esperto di lavatrici, perché sto per parlare di lavatrici ed io non sono un esperto. Sto inventando un esempio, non me ne volere. Allora, poniamo che tu abbia bisogno di una nuova lavatrice. Vai su internet e digiti: LAVATRICE (da questo momento in poi l’algoritmo ti ha preso, preparati a migliaia di sponsorizzate di lavatrici ovunque) E inizi ad informarti. Dapprima guardi i prezzi, la portata in Kg, la classe energetica (che tanto ha le lettere facili facili da capire), guardi il numero di giri della centrifuga. Quelle informazioni di facciata che ci fanno credere di saper riconoscere una lavatrice migliore da una peggiore.   Sono in realtà parametri utili solo a noi inesperti per farci un’idea, giustificare un acquisto più o meno economico e altre belle cose che accadono nella mente umana quando decide di comprare.   La pura verità è che non ne sappiamo un beato ciufolo di lavatrici.   Ora mettiamo che nella ricerca della lavatrice ne trovi una che costa il 20% più delle altre ma dice: “nuovo cestello in carbonio, lava in metà tempo e non rovina i capi d’abbigliamento”   Molto probabilmente scarti l’offerta. Tecnicamente l’idea non è male. Ma chi ci crede che in metà tempo lava davvero bene i panni? La spesa cresce di troppo e la promessa che

Il talento è un veleno!

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Perché quello che viene considerato un dono divino non è altro che una maledizione per te e la tua impresa. “Sai… ha veramente un talento per la matematica!” “Come vorrei avere il suo talento con la chitarra!” “Certo che quell’imprenditore ha molto talento…” Quante volte hai sentito o detto queste frasi nel corso della tua vita? Da quando iniziamo a frequentare altri bambini, la parola talento inizia a rimbalzare in ogni conversazione. Prima riguarda noi, oppure i nostri compagni di classe o di squadra. Poi iniziamo a usarla parlando delle nostre rockstar o sportivi preferiti. Come imprenditore probabilmente ti capita almeno una volta a settimana di vedere un articolo, un sito o un video di un libero professionista, che prima o poi finirà a parlare solo di una cosa: i suoi svariati talenti. E per chi vuole generare valore… è importante avere talento? Per rispondere a questa domanda ho deciso di iniziare la riunione di questa settimana con una domanda piuttosto diretta al Sarto. “Sarto, ma quali sono i tuoi talenti?” Ancora una volta sono stata stupita dalla risposta che ho ricevuto. “Nessuno. È questa la mia benedizione!” Al mio sguardo interrogativo è seguita un’abbondante lista di materiale da studiare. (Del resto potevo aspettarmi altro?) Nell’articolo di oggi parleremo di cosa significa avere talento. Scopriremo perché quella che da molti viene considerata una fortuna in realtà è un gigantesco ostacolo, e perché avere una particolare abilità nel tuo settore non significa automaticamente avere più successo o riuscire a generare valore! Ma andiamo con ordine. In greco antico il tàlanton era il piatto della bilancia. Lentamente il significato si è spostato dal piatto alla sua inclinazione, fino ad arrivare alla definizione che conosciamo ora. Il talento è una capacità innata. In altre parole, un vantaggio che ci è stato dato prima ancora di venire al mondo e che ci accompagnerà per tutta la nostra vita. Alcuni considerano il talento la più grande fortuna che una persona possa ricevere: è come iniziare la maratona un’ora prima, sapere che ci sarà un test a sorpresa con una settimana in anticipo. Insomma, avere a disposizione un’arma che le altre persone non hanno! Ma il talento nasconde un grandissimo difetto: ti rende pigro. Le persone che hanno un talento lo usano come una stampella su cui appoggiare il loro peso. Non c’è nulla di male all’inizio. Dopotutto è un loro vantaggio naturale, chi non vorrebbe approfittarne? Il problema è che in questo modo non si impegnano mai veramente. La loro capacità innata le rallenta e le rende meno attente. Arrivati al momento della VERA sfida, quelli che si sono affidati al talento scoprono di non sapere come affrontarla. E proprio a questo punto vengono superati facilmente dalle persone che hanno deciso di mettere al primo posto L’IMPEGNO! Anche se il talento aiuta molto, solo l’impegno è la risorsa infinita a tua disposizione con cui raggiungere il successo che desideri. In altre parole: talento non coincide con impegno. Anzi… a dire la verità queste due caratteristiche viaggiano su due strade molto diverse! Il motivo di questa differenza… sta nel carburante. Il talento è una risorsa finita. Sicuramente offre una grande spinta iniziale… ma basta poco tempo per accorgersi che si tratta di uno sprint di pochi metri, un incredibile acuto che si interrompe subito. Invece chi basa il suo lavoro sull’impegno ha una fonte di energia inesauribile. L’impegno viene alimentato in tantissimi modi. Cresce attraverso la formazione continua, lo studio del proprio settore, la lettura dei materiali giusti. Per esempio… ci sei tu, che leggi costantemente il nostro blog, segui i video del Sarto la domenica e partecipi alle Quattro Chiacchiere con il Sarto del mercoledì. Fare tutto questo significa alimentare costantemente il tuo impegno, e far crescere sempre di più la tua azienda! A proposito, nel nostro blog trovi costanti aggiornamenti su come migliorare la Comunicazione della tua impresa. Per non perderteli e se non l’hai ancora fatto ti consiglio di iscriverti alla nostra newsletter cliccando QUI. Torniamo a noi: l’eccellenza non viene mai raggiunta realmente da chi si basa solo sul talento. Lo so, ti vedo già obiettare! Probabilmente nella tua testa stai vedendo stormi di pittori, scrittori e artisti di ogni epoca. Ma rifletti un secondo: Quanti di loro hanno avuto realmente successo? Analizzando le storie dei grandi miti della storia umana non ci sono dubbi. Moltissimi erano dotati di talento innato nel loro ambito, e sono riusciti a creare cose assolutamente straordinarie. Ma quelli che hanno realmente potuto godere del loro successo nel corso della loro vita, quelli che sono riusciti a generare costante valore non sono coloro che hanno scelto di appoggiarsi solamente sul loro talento, ma quelli che hanno dato importanza al duro lavoro! Aristotele dice che l’eccellenza non  è un’azione, ma un’abitudine. E questa legge deve essere quella su cui basare il futuro della tua azienda. Magari hai un talento innato per il tuo campo, una capacità che ti ha spinto a fare quello che fai oggi. Ma pensi che saresti dove sei ora se non avessi aggiunto alle tue abilità anche un enorme impegno? Talento significa veleno. Vuol dire affidare la crescita alla fortuna, il successo al caso e il valore alla speranza. Per questo ti invito a eliminare questa parola dal tuo vocabolario, e a smetterla di guardare chi ti sembra dotato di capacità innate con invidia. Quello che ci hanno insegnato a considerare come una fortuna sfacciata non è altro che un freno per realizzare i tuoi obiettivi. Per avere davvero successo devi alimentare costantemente la crescita della tua azienda, basandoti esclusivamente sul duro lavoro e l’impegno per riuscire a vedere i risultati crescere in modo esponenziale. In questo modo ti troverai a superare senza fatica chi basa la sua fortuna solo sul talento, e riuscirai a raggiungere risultati straordinari! E per riuscire a ottenere il massimo valore dalla Comunicazione della tua azienda… È appena uscita la seconda edizione di VESTITI BENE E PRENDI IL WEB A MAZZATE! Un manuale pratico, in cui non troverai delle

Il tuo sito invia mail a casaccio?

bidone dell'immondizia

Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, La scorsa settimana ti ho suggerito delle buone abitudini da adottare per salvare le tue comunicazioni email dalla spazzatura… cioè perché non finiscano in SPAM. Se te lo fossi perso puoi recuperarlo subito qui. Ho deciso di approfondire la tematica dello spam anche oggi per aiutarti a risolvere un problema comune a tantissimi siti WordPress e che può creare disastri su blog ed e-commerce. Devi sapere che WordPress invia delle email automatiche quando gli utenti interagiscono con il tuo sito. Ad esempio, quando commentano un tuo articolo di blog, quando effettuano un acquisto sul tuo e-commerce, quando si iscrivono ad un’area riservata. Il guaio è che, di default, i siti WordPress utilizzano la funzione “wp_mail()” per inviare queste comunicazioni, che fallisce il più delle volte e le fa finire nella spazzatura. La funzione wp_mail() si basa sul linguaggio di programmazione PHP e può generare molti errori durante la fase di invio della posta elettronica per motivi diversi e, spesso, difficili da individuare. Prova ad immaginare quante volte ci ho sbattuto la testa prima di trovare la soluzione! Uno dei più comuni è il blocco della funzione wp_mail() da parte del tuo hosting, per questioni di sicurezza. Proprio così. Il tuo hosting blocca le comunicazioni del tuo sito. So che adesso stai odiando il tuo hosting, ma in realtà agisce per il tuo bene. Devi sapere, infatti, che la funzione wp_mail() è particolarmente vulnerabile agli attacchi hacker. Gli hacker si avvalgono spesso della funzione wp_mail() del tuo sito per inviare mail di spam… e senza il blocco farebbero disastri. Quando si verifica questo scenario, inevitabilmente, i vari provider mail etichettano le comunicazioni provenienti dal tuo sito come spam. Ma come puoi capire se le comunicazioni del tuo sito finiscono in spam oppure no? Effettua questo test per capire se le comunicazioni del tuo sito finiscono nella spazzatura Don’t panic. Prima di fasciarti la testa cerca di capire se il tuo sito invia regolarmente le comunicazioni di sistema o se è il caso di intervenire. In che modo? Puoi installare un plugin gratuito per effettuare un test. Scarica il plugin “Check & Log Email”, installalo e attivalo. PS: se è la prima volta che senti parlare dei plugin e vorresti saperne di più fai riferimento a questa guida. Grazie a questo plugin, puoi inviare manualmente una mail di sistema dal tuo sito WordPress ad un indirizzo di posta elettronica di tua preferenza e capire se il messaggio arriva o finisce in spam. Nota: a volte può capitare che il messaggio non venga recapitato affatto! In quel caso non riuscirai a trovare la mail neanche all’interno della posta indesiderata. Ti suggerisco di effettuare le prove su diversi indirizzi email che possiedi. Perché anche tu ne hai almeno quattro o cinque, vero? Assicurati che le comunicazioni del tuo sito vengano inviate correttamente su hotmail, gmail e libero. Come posso fare se le comunicazioni del mio sito finiscono in spam? Hai finito di effettuare test? Allora puoi disattivare ed eliminare il plugin Check & Log Email, che ti ho fatto installare in precedenza. Adesso cerca invece il plugin “WP Mail SMTP” (quello con l’icona del piccione), installalo e attivalo. Grazie all’utilizzo di questo plugin puoi utilizzare come server di posta di invio il protocollo SMTP, che è sempre la soluzione più sicura (a prova di hacker, diversamente dalla funzione wp_mail) ed efficace. “Sembra bello, Fabbro, ma cos’è un protocollo SMTP?” Ottima domanda. Immaginatelo come un postino digitale che utilizza la strada più sicura per consegnare le comunicazioni del tuo sito. Detto invece in termini tecnici, è un server che utilizza il linguaggio di programmazione standard per l’invio dei messaggi di posta elettronica. Le email che invii fanno questo giro: il messaggio viene inviato attraverso la porta 25 di un server SMTP (solitamente “smtp.ilnomedeltuosito.it”). Server e client iniziano a comunicare tra loro. Il server si occupa esclusivamente di trasmettere il messaggio e non ha a che fare con il contenuto del messaggio. Se il dominio del destinatario è collegato al server in modo diretto, l’email viene consegnata immediatamente. Questo significa che se invii una mail dall’indirizzo info@iltuosito.it all’indirizzo amministrazione@iltuosito.it , quest’ultima viene recapitata senza problemi e nel giro di pochissimi istanti. Se invece invii una mail dall’indirizzo info@iltuosito.it ad un indirizzo email non associato al tuo dominio (ad es. info@isartidelweb.it), questa viene consegnata dal protocollo SMTP ad un altro server, di solito il più vicino a quello del ricevente. Questa operazione nel gergo tecnico si chiama “relay”. Cosa succede se il server del ricevente è occupato oppure indisponibile per un malfunzionamento? In questo caso il server SMTP consegna il messaggio ad un server ricevente di backup. Se non fosse disponibile neanche un server di backup, il messaggio va in coda. Ciò significa che la consegna verrà ri-tentata periodicamente. Nel caso in cui passi troppo tempo in coda (oppure nel caso in cui il server del ricevente non torni a funzionare), il messaggio email torna al mittente, con conseguente errore. Se invece non ci sono problemi, la presa in carico della parte finale del trasferimento della tua comunicazione email passa dal server SMTP a quello POP del ricevente. Questo server POP raccoglie la mail dal server di posta in entrata e la invia alla casella di posta elettronica del ricevente. Per meglio comprendere questo percorso, dai un’occhiata allo schema qui sotto. Come avrai capito, è davvero difficile che una mail inviata tramite protocollo SMTP non arrivi al destinatario. Chiaro, se sbagli a digitare l’indirizzo di posta elettronica del destinatario la mail non va da nessuna parte comunque, ma considera che il server SMTP è talmente educato da consegnarti un messaggio di errore privo di bestemmie (nonostante abbia dovuto lavorare inutilmente). Proprio così: il server SMTP tivvibì. Ora che ti ho convinto dell’efficacia del protocollo SMTP voglio aiutarti a configurarlo per l’invio delle comunicazioni di sistema del tuo sito. Nella parte dell’articolo che segue ti mostrerò come configurare correttamente il plugin “WP Mail SMTP”, perciò è un buon momento per raccogliere tutta

Chiuso per ferie? …chiuso per sempre!

copertina Blog del Modellista

E per la prima volta mi scrive una lettrice. Prova ad immaginare il mio piacere quando ho visto la notifica! Di solito scrivono tutte al Sarto…   Solo che poi ho letto il contenuto. E ho capito perché quando l’ho riferito al Sarto lui ha commentato: “ora ti diverti” Ero davvero incredulo. Ho dovuto rileggere più volte perché TUTTO potevo aspettarmi, fuorché questo.   Aspetta, ora ti racconto tutto, ma prima devo assicurarmi di una cosa:   ti ricordi il COVID-19?   Si, quel periodo di pandemia mondiale che ha messo in ginocchio l’economia del nostro paese, messo in gravissima difficoltà quasi tutti i settori del mercato, ridotto a brandelli la libertà di movimento della popolazione e tenute chiuse un sacco di attività?   Eh, lo ricordi?   Ricordi che c’erano alcuni settori privilegiati, come la ristorazione, che seppur con tanti sacrifici poteva ancora lavorare, e settori dove invece il Covid è stato un macigno enorme che ha chiuso, fermato, bloccato tutto, facendo arenare nelle sabbie mobili decine di migliaia di attività, sia storiche ed affermate che nuove appena arrivate? Ricordi anche tu vero? Eh, lo so. Non è ancora finita. Ma, evidentemente, qualcuno non la pensa così.   Uno dei settori più colpiti è stato quello delle palestre. Un vero bagno di sangue.   Sette mesi di chiusura. E investimenti fatti per riaprire… che non hanno comunque permesso di riaprire. Sette mesi. Pensaci: tu puoi stare chiuso sette mesi E IN PIÙ investire denaro senza subire pesanti conseguenze?   Ora non sto a farne una questione di politica sanitaria, di cui non sono esperto e nemmeno uno che ne capisce qualcosa. Quello che voglio fare è prendere spunto dal racconto della lettrice e dirti una cosa importante che riguarda te, la tua attività, i tuoi clienti… e la loro capacità di dimenticarsi di te in quattro e quattr’otto.   Mi scrive Alice, vive in un piccolo e florido paese nel Veneto.   Mi racconta che da tempo cercava, appunto, una palestra dove fare quelle cose da pazze scatenate come “cerchio aereo” che se non stai attenta ti rompi i denti. Vabbè, non sono qui per giudicare le manie altrui. Continuiamo a parlare di impresa e Comunicazione, va.   Quindi finalmente trova (su Facebook, naturalmente) un corso abbastanza vicino a casa e in un orario buono per lei. Mi scrive che era entusiasta… avrebbe iniziato seduta stante!   Quindi chiama il numero di telefono indicato e chiede di poter partecipare alla lezione gratuita di prova. Dall’altra parte del telefono c’è una ragazza gentile, che si prodiga in spiegazioni.   Ora, io me lo immaginavo del tipo: vestiti così, usa questo tipo di scarpe, legati i capelli. Boh, non ne capisco un gran che, ma qualche indicazione ci sarà, no?   E invece…   La gentile ragazza al telefono parla SUBITO di tariffe del corso. Ma dico io, vuoi farla innamorare del tuo sport e POI dirle il resto? Che la fai a fare la lezione gratuita? (sono sicuro che il Sarto qui avrebbe messo un “mentecatta” da qualche parte, ma io sono notoriamente più gentile di lui)   E non è nemmeno questo il punto. Senti bene cosa le dice al telefono, perché a me ha fatto girare i chitarrini… e spero che tu non ne sia immune, perché sarebbe grave.   Siamo alla prima metà di luglio. C’è una tessera annuale, che scade il 31/12, che a luglio è scontata del 50%. E fin qui ci siamo. Il costo del corso è mensile, tutto molto semplice e lineare. Ci sono ancora tre lezioni a luglio. E ancora, fin qui tutto bene.   Ma poi arriva la bomba: AD AGOSTO CHIUDIAMO PER FERIE TUTTO IL MESE.   TUTTO IL MESE Allora… provo a stare calmo. Facciamo così, scrivo un elenco puntato semplice semplice in cui riporto tutti i motivi per cui questa cosa è INCREDIBILMENTE stupida e cerco di non usare parolacce: Sei stato chiuso sette maledetti mesi, non ti sei riposato? Il primo che mi dice “eh ma il mare” mi trova sotto casa domani; Sei stato chiuso sette maledetti mesi, non li vuoi i soldi dei tuoi clienti? Sei stato chiuso sette maledetti mesi e vuoi chiudere ancora solo perché è agosto? E poi… non hai la palestra in una località turistica, ok, ma guarda caso i tuoi clienti abitano proprio lì, nel tuo stesso paese, e non ci credo che saranno TUTTI al mare. E infine… no, un attimo, questo ultimo punto lo devo sviscerare. Ma prima un commento generale sul resto. COMMENTO GENERALE: se non hai voglia di lavorare e ad Agosto vuoi andare in ferie, fai il dipendente. L’imprenditore non ha ferie! Che non significa che non deve andare in ferie, significa che NON DEVE CHIUDERE PER FERIE!   Non puoi immaginare quante volte ho discusso su questo punto. “eh ma uno ha il diritto di riposarsi” “eh ma ad agosto la gente ha altro da fare” “eh ma stare con la famiglia” “eh ma voglio andare in vacanza”   Sul serio, stiamo parlando di aria fritta. Puoi avere una sfilza di “eh ma” infinita, ma sta di fatto che NON DEVI CHIUDERE PER FERIE. Vai in vacanza, vai dove ti pare ma NON CHIUDERE. Organizza la tua attività affinché possa stare aperta anche mentre tu sei al mare ad ammazzarti di sudoku e aperitivi.   Si, lo so. Stai pensando che PER TE è diverso. E ci stai mettendo dentro un sacco di motivi che ti sembrano validi. E invece non lo sono. Sono solo scuse. E per spiegarti perché… arriviamo finalmente all’ultimo punto! ULTIMO PUNTO DELL’ELENCO: Il problema è CULTURALE e noi lo combattiamo con la COMUNICAZIONE SU MISURA.   Seguimi che tra poco ti sarà tutto chiaro.   Veniamo da decenni di economia florida… e di mentalità imprenditoriale da economia florida. Gli anni ’80 e ’90 hanno insegnato (male) che la tua azienda è NECESSARIA al tuo cliente, che il tuo cliente ha voglia di spendere da te e che tu

Le malattie che non ti fanno guadagnare: il purtroppismo

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Come una singola parola può allontanarti dal successo. Oggi scivoliamo nell’ambito medico. Devi sapere che durante l’ultima riunione del lunedì il Sarto mi ha fatto notare un’allarmante crescita di una terribile sindrome. Una crisi che non permette a decine di imprenditori di raggiungere il successo e non ti fa generare valore. E la cosa peggiore… è che è praticamente invisibile, e i malati che ne soffrono non sanno di averla! L’articolo di questa settimana è dedicato al purtroppismo, una delle patologie che ti impedisce di realizzare i tuoi progetti e raggiungere i tuoi obiettivi. E come imprenditore è una malattia che devi evitare con tutto te stesso! Quando vieni contagiato il purtroppismo si insinua negli ingranaggi della tua azienda, impendendole di funzionare correttamente e portandola al disastro. Ma andiamo con ordine: che cos’è il purtroppismo? Tutti abbiamo un ambito della nostra vita che non ci soddisfa al 100%. Alcuni aspetti delle tue giornate non possono essere modificati. Non puoi fare in modo che fuori sia più freddo o meno caldo. E sicuramente non puoi impedire al tuo gatto di appiccicarsi a te anche se ci sono quaranta gradi all’ombra. Ma esistono anche un altro tipo di problemi. Per esempio quando la tua azienda non fattura quanto vorresti, quando non hai abbastanza tempo per fare tutto quello che desideri, o magari quando c’è un particolare aspetto della tua vita personale che ti preoccupa. Per questo tipo di situazioni esistono soluzioni. A volte anche più di una! Puoi cambiare il tuo modo di comunicare con i clienti, tagliare i ponti con una persona che ti fa  solo perdere tempo, o scegliere di investire in modo diverso le tue ore. Sulla carta sembra tutto molto facile. Ma tutte queste strategie richiedono fatica e impegno. In alcuni casi fanno anche di più: ti spingono a rimettere completamente in discussione tutte le tue scelte! Per la maggior parte delle persone questo è inaccettabile. Siamo segretamente convinti che il nostro sia sempre il modo giusto di fare le cose, e dire che stiamo sbagliando significa essere dei falliti! La paura di ammettere l’errore è talmente forte che i più spaventati decidono di fare la cosa più facile: mentono a loro stessi. E a questo punto si manifesta il PURTROPPISMO. Riconosci subito chi soffre di questa patologia. Magari sei alla festa di compleanno di un amico, oppure a un corso di formazione. Qualcuno prima o poi pronuncerà la frase fatale, che suonerà più o meno in questo modo. “Io le ho provate tutte per far arrivare più clienti nel mio negozio, ma PURTROPPO non è successo nulla/c’è la crisi/le cose vanno male per tutti!” Di solito quando sento una frase del genere mi limito a isolare la mente, e a pensare a una bella spiaggia tropicale con le palme per non rovinarmi la giornata. Ma per alcuni l’odore di purtroppismo è così forte che non è possibile resistere. Sono quelle le anime coraggiose che decidono di avvicinarsi al purtroppista e chiedono: “Scusa, non ho potuto fare a meno di sentirti. Cosa significa esattamente che le hai provate tutte?” A quel punto la persona inizia a bofonchiare, cerca l’aiuto del pubblico, resta in silenzio per qualche secondo e alla fine sputa la verità. “Le ho provate tutte per far arrivare più clienti” significa: 1) Un post su facebook fatto dal nipotino di 17 anni “che sa usare il computer” 2) Un’offerta speciale pubblicizzata con un foglio in bianco e nero sulla vetrina del negozio per BEN 4 ore. Se riesci a resistere all’istinto di andartene magari inizi a offrire soluzioni, o fare osservazioni che sei sicuro che potrebbero aiutare chi hai davanti. Fiato sprecato. Potresti essere il migliore imprenditore del pianeta, o semplicemente aver vissuto la sua stessa situazione qualche anno fa. La risposta del putroppista a ogni tua proposta sarà sempre e solo: “Potrei farlo, ma PURTROPPO…” Questo discorso lo hai sentito in un centinaio di salse. Ci ho provato, PURTROPPO non riesco ad allenarmi tre giorni a settimana. Dovrei farlo, ma sai… PURTROPPO l’inglese per me è troppo difficile. Ho tentato, ma PURTROPPO nel mio settore la comunicazione online non funziona… Scuse. Decine e decine di scuse! Il purtroppismo ha sempre tre caratteristiche: La persona che ne soffre ha tutte le capacità fisiche ed economiche per raggiungere il suo obiettivo. Semplicemente non vuole farlo. A volte per paura, in altri casi per pigrizia, in altri ancora per il gusto di soffrire… le ragioni possono essere moltissime. Se hanno provato a cambiare le cose si sono arresi dopo un primo stiracchiato tentativo. Nel peggiore dei casi invece non ci hanno neanche provato, e hanno dato la colpa dei loro problemi a cose a caso, come il tempo, i clienti o il colore della loro maglia. I problemi che gli hanno impedito di raggiungere il loro scopo… non esistono. Come fai a sapere se è così? Basta metterli davanti alle possibili soluzioni. A quel punto vedrai tutti i loro “purtroppo” accatastarsi uno sull’altro, fino a che a un certo punto il purtroppista abbandonerà la conversazione, irritato. Voglio spezzare una lancia a loro favore: non si comportano così volontariamente. Il purtroppismo può avere tante origini, ma il problema principale è  sempre lo stesso: la paura del fallimento. Non riuscire, soprattutto quando hai un’azienda sulle spalle, ha un sapore orribile. Il retrogusto amaro peggiora se quello che fai potrebbe avere delle conseguenze sui tuoi collaboratori o sulle persone che ami. Per questo motivo in molti casi le persone scelgono di illudersi e nascondersi nel rassicurante purtroppismo. Dire che ci hai provato, anche se a malapena hai fatto qualcosa è molto meglio di dire: “ho provato, ma ho fallito”. Specialmente se dopo puoi aggiungere che la colpa non è stata tua! Il peso dell’errore è diverso, e le persone invece di criticarti ti danno una pacca sulla spalla e la loro simpatia. Il problema è che su rassicurazioni e comfort non si costruiscono grandi aziende! Essere rassicurati sul fatto che PURTROPPO non puoi cambiare le cose è rilassante… Ma allo stesso

Quando la tua comunicazione finisce nella spazzatura

sequenza email con triangolo rosso avvertimento

Ciao e bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, Le comunicazioni mail, se utilizzate nella maniera corretta, permettono alle aziende la diffusione di contenuti interessanti e la creazione di relazioni durature con i Clienti Su Misura. Tuttavia… nella maggior parte dei casi gli imprenditori si avventurano in questo mondo collezionando numerosi fallimenti. Come mai? Perché il nemico numero uno delle comunicazioni mail è lo SPAM! Ma cosa vuol dire questo termine? E in che modo danneggia le comunicazioni mail? Curiosità: il termine Spam deriva da uno sketch comico del Monty Pyhton’s Flying Circus, in cui una cameriera recita a due avventori un menù usando continuamente la parola Spam, ovvero un tipo di carne in scatola molto diffuso in Inghilterra. Da quel momento in poi, il termine Spam ha indicato qualcosa di inevitabilmente onnipresente. Ogni volta che invii delle mail, queste vengono sottoposte a filtri anti-spam dai vari provider riceventi. I provider, per intenderci, sono quei servizi come Gmail o Outlook. Le mail che vengono etichettate come spam dai vari provider vanno a finire nella posta indesiderata. Apri la tua casella di posta elettronica e spostati sulla voce “Posta indesiderata”. Noterai che la maggior parte di queste email sono spazzatura. Spesso si tratta di messaggi pubblicitari ingannevoli o di mail scritte in inglese che non hanno alcun senso. Il tuo obiettivo è quello di assicurarti che le tue mail non vadano mai a finire nella cartella “Posta indesiderata” dei tuoi clienti. Sarebbe un disastro! Come mai? Beh, ti faccio una domanda: quante volte al giorno controlli la posta indesiderata? Esatto: zero! Ciò significa che se i provider mail etichettano le tue comunicazioni come spam nessuno le leggerà mai. PS: se controlli quotidianamente la tua casella di posta indesiderata ci sono due spiegazioni: hai veramente tantissimo tempo libero. Sei un tipo un po’ strano. Te l’assicuro: la stragrande maggioranza delle persone là fuori non legge le mail della posta indesiderata e non dovresti farlo neanche tu. In fondo è una perdita di tempo. E poi non dovresti mai fidarti dei mittenti che ti inviano delle email etichettate come spam! Perciò… smettila di leggere le mail in spam! “Va bene Fabbro, ma come posso evitare di finire in spam?” Ottima domanda. Vediamo qual è il primo motivo per cui le mail di molti imprenditori finiscono in spam. Tieni bene a mente che, come per tutte le cose, prevenire è meglio che curare. Si tratta di un incidente di percorso molto subdolo, perché può sporcare in modo definitivo il tuo indirizzo email. Ebbene, l’errore numero 1 in cui cade la maggior parte degli imprenditori che fa comunicazioni mail ai propri clienti è… quello di inviare nel tempo comunicazioni mail indiscriminatamente A TUTTI, anche a persone che non le aprono mai. E sai qual è il pensiero che porta a commettere questo errore? “A più persone invio le email, più clienti arriveranno.” Sbagliatissimo! È inutile inviare comunicazioni mail a persone che non sono minimamente interessate ai tuoi prodotti/servizi, perché non apriranno le tue mail e non compreranno mai da te. “Sì vabbè, ma tanto inviare mail è gratis, non mi costa nulla”. E così ‘a frittat è fatta. Questo secondo pensiero cattivo va a rafforzare il primo e il risultato è che l’abitudine incriminata diventa ancora più forte. Cosa succede se la percentuale delle persone che non aprono le tue mail è alta? Una tragedia. Succede che i provider mail degli utenti che non aprono le tue mail fanno finire automaticamente le tue email in posta indesiderata, bollandole come spam. Perché? Perché se bombardi di comunicazioni mail una persona che le elimina sempre o che le mette sempre in posta indesiderata il provider si accorge di una cosa: che l’utente non è interessato per nulla a ricevere mail da te! Detto così può sembrare quasi una cosa innocua, me ne rendo conto. Forse penserai: “vabbè, tanto quell’utente non era interessato, perciò non fa niente se le mie comunicazioni finiscono nella sua posta indesiderata. Non le avrebbe lette comunque.” Ok, d’accordo. Però se tanti utenti fanno la stessa cosa, i provider inizieranno a pensare che non sei un mittente affidabile e che… fai spam! Quando succederà, finirai nello spam anche nelle caselle di posta delle persone che di solito ti leggono. Spesso questa situazione non è reversibile. In poche parole: se finisci in spam, è meglio se chiudi quell’indirizzo email, compri un altro dominio e inizi a inviare mail da un altro indirizzo. Scommetto proprio che adesso vorrai sempre assicurarti di inviare campagne mail solo a contatti ben disposti ad aprirle e leggerle. Molto bene. Ma come si fa? Esistono delle buone abitudini che puoi adottare da subito. Tieni pulita la tua lista contatti. Prima o poi succede a tutti: col passare del tempo si accumulano indirizzi email errati o semplicemente alcuni contatti smettono di interessarsi alla tua comunicazione. È fisiologico, non esistono liste contatti perfette. Ti capiterà sempre di perdere qualche contatto per strada e non vuol dire per forza che la tua comunicazione sia inefficace. Pulisci la tua lista contatti spesso e assicurati che le tue mail raggiungano sempre le caselle di posta elettronica dei tuoi clienti. Soprattutto: elimina i contatti che non aprono le tue comunicazioni email. “Va bene Fabbro, ma come si fa? Come faccio a capire se un utente ha aperto o meno le mie comunicazioni mail?” Utilizza uno strumento di invio professionale. Evita il tuo client di posta come la peste. Inviare le comunicazioni mail con il proprio client di posta, che sia Outlook o Gmail, è un errore fatale. Perché? Beh, i motivi sono molteplici. Innanzitutto il tempo di invio da parte del tuo client è lentissimo. Questo può generare una montagna di errori! Per inviare con efficacia le tue comunicazioni mail devi dotarti di uno strumento che sia in grado di generare un report post-invio dove puoi leggere la lista dei contatti che hanno aperto le tue comunicazioni e quelli che non l’hanno fatto. In questo modo puoi estromettere le persone che non aprono le campagne mail dalla lista

I CLIENTI NON HANNO I SOLDI! (Spoiler: non è vero)

Blog del Modellista 1

Secondo gli ultimi dati Istat 2020 la percentuale di poveri in Italia cresce al 7,7%, superando il 2019 di oltre 1 punto percentuale. Effetto della pandemia? Probabile. Ma qualunque sia la causa, questo è sicuramente un dato allarmante! Fa paura, vero? Siamo una nazione povera? Lo stiamo diventando?   Oppure… Non voglio fare il cinico. Ma anche oggi ti racconto un’esperienza che mi è capitata, stavolta sotto casa, che ti farà capire come la PERCEZIONE è un dato fondamentale per te e per la tua azienda (e per il tuo cliente!) Ma prima di continuare, leggi con me questo dato: Secondo la ventesima edizione del report BCG “Global Wealth 2020: The Future of Wealth Management—A Ceo Agenda”, l’Italia è la nona nazione al mondo per ricchezza. Più di 400 mila i milionari, con un incredibile tasso di crescita del 2% ogni anno. … Siamo ancora una nazione povera? Sei un po’ confuso, vero?   Cerchiamo di capire cosa succede (e cosa ne puoi trarre di veramente utile per la tua azienda)… grazie a dei vecchi fumetti di Topolino. Ecco l’antefatto: Sotto casa mia c’è un piccolo negozietto. Una di quelle cose davvero vecchio stampo, che non so nemmeno come definire. Diciamo che è un rigattiere… che sta chiudendo. Dentro le vetrine ha qualche cianfrusaglia esposta, poca roba polverosa trovata abbandonata in qualche cantina. Non avevo mai nemmeno sbirciato quella vetrina, a dire il vero. Poi, qualche giorno fa, passandoci davanti con i miei figli, loro mi hanno fatto notare una cosa interessate: un pacchetto con 15 vecchi numeri di Topolino!   I miei figli sono degli appassionati lettori. Leggono tutto quello che trovano e adorano Topolino, di cui hanno l’abbonamento (vecchio Walt non ti smentisci mai), Rat-Man di Leo Ortolani e ovviamente Harry Potter, di cui hanno tutti i volumi regalati dal Sarto in persona.   Di fronte a quei 15 fumetti si sono illuminati. Come avessero scoperto un segreto, o trovato un antico tesoro. Si chiedevano se fossero in bianco e nero o scritti in lingua antica (si, ho riso anche io). E quindi ho dato loro i contanti e li ho mandati a fare shopping. Il titolare del negozio mi ha invitato ad entrare… come è giusto che sia. Bravo negoziante!   Solo che poi…   Sono entrato in questo posto che era il regno del Caos, l’incubo di un perfezionista. Roba da far piangere La Penna Rossa. Merce ammassata dappertutto in cassette della frutta e scatoloni con sopra cartelli con i prezzi. 10 € 5 € 2 € 1 € Forse c’era qualcosa da 20 €, ma magari la memoria mi inganna. Partendo dal presupposto che non avevo alcun interesse nell’acquistare altro, ho comunque iniziato a guardarmi attorno mentre i bimbi prendevano i Topolino e litigavano su chi dei due avrebbe avuto l’onore di compiere l’adulto gesto di pagare.   E qui succede il fattaccio.   Aspetta: ora lo leggerai e penserai che quel negoziante ha sbagliato e che tu non faresti mai una cosa del genere. Non voglio demolire la tua autostima, ma la realtà è che, senza accorgertene, probabilmente lo fai TUTTI I GIORNI. Ma puoi cambiare da OGGI. Continua a leggere, vedrai che è più semplice del previsto.   Quindi il negoziante mi fa: “se ti interessa, lì c’è la cesta con le cose a 1 euro”   Cosa è successo? Beh… solo un insieme enorme di errori. Andiamo a vedere i principali. Anzi, prima parliamo della parte fatta bene: il negoziante mi ha proposto di entrare e di comprare di più di quello che avevo in mente. Si fa così, però si può fare meglio. Cosa ha sbagliato invece? Prima di tutto, i suoi clienti erano i miei figli. Lui ha confuso il “finanziatore” con il “cliente”. E non ha tenuto conto che i miei figli hanno molta più probabilità di lui di convincermi a dilapidare il mio conto in banca in carta stampata. Poi, ha cercato di vendermi roba a caso, senza darmi una direzione precisa. Avrebbe potuto, ad esempio, propormi l’acquisto di qualcosa che avesse qualche tratto in comune con i fumetti. Che so, un libro. Una lampada per leggere di notte. Un mobiletto per mettere i fumetti. E chissà quante altre possibilità. E infine… mi ha proposto i prodotti a prezzo più basso. Ed è proprio su questo punto che ci soffermiamo oggi. In verità gli altri due meriterebbero interi articoli di questo Blog per essere commentati. Li scriverò nelle prossime settimane… e probabilmente ti sarà utile leggerli! Iscriviti subito alla mia Newsletter, così da non perderti mai un mio articolo!   Ma torniamo a noi e al punto tre. La merce a prezzo più basso. Dietro a questa proposta di acquisto si cela uno dei peggiori mali che affligge le piccole e medie imprese italiane… e che spesso le fanno arenare in una condizione da cui sembra impossibile uscire. E quella condizione è:   I CLIENTI NON HANNO I SOLDI. Qui si apre un baratro. Tu potresti dire che quasi l’8% della popolazione è povera e non ha i soldi per pagare il prezzo che vuoi tu. E su questo non ci sono dubbi. Ma guarda la magia dei numeri. 8 su 100 non hanno i soldi… 92 su 100 si.   Lo so, detta così sembra che ti sto prendendo in giro. Seguimi, è più serio di quello che credi. Partiamo dal fatto che il 92,3% della popolazione italiana non è povera. Ma questo non vuol dire che sia disposta a darti i soldi che ha in banca! Aggiungi il fatto che siamo una nazione dedita alla lamentela compulsiva e che, quando si parla di soldi, ci lamentiamo doppiamente. Ce la prendiamo con lo stato, con le tasse, e se siamo negozianti con Amazon o con i cinesi. Sentiamo al telegiornale parlare di povertà. La gente lamentarsi dell’economia. E CREDIAMO che i nostri clienti non vogliano pagare quello che meritiamo. Che, visto che magari hanno alternative a prezzi bassissimi, dobbiamo stare sempre bassi con i prezzi. Sempre

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