Comunicazione, ma quanto mi costi?
L’annoso problema del BUDGET e perché devi pensare all’infinito. Eccoci ad una domanda estremamente cocente… quanto investire in comunicazione? E dico “cocente” perché sono POCHISSIMI gli aspiranti clienti che arrivano preparati a questa fatidica domanda… Insomma. Hai visto tutti i miei video, letto tutti i miei articoli, per esser sicuri sicuri hai guardato anche cosa dicevano i clienti nelle testimonianze… ne hai fatta di strada e poi… mi scivoli sul finale? Lo so… non è colpa tua! Perché noi Italiani non ce la facciamo, è più forte di noi… Siamo disorganizzati, non teniamo sotto controllo i numeri della nostra azienda, quindi non sappiamo quanto ci costa un cliente, ad esempio, o quanto possiamo investire in campagne di Comunicazione senza mettere in pericolo la vita dell’azienda. In più temiamo sempre che dietro alla domanda: “che budget hai allocato per questo investimento?“ ci sia una terrificante inculata! Il nostro primo pensiero è “se gli dico che ho tanti soldi da spendere, me ne ruberà di più!”, questo perché nel DNA dell’italiano c’è la tremenda TRUFFA. Ne ho parlato in questo video. E quindi che fai? Appena arriva la domanda… Molli fai il vago, scena muta, rimandato a settembre… o la pugnalata finale: non lo so. Procediamo per gradi. Quanto devi investire? In genere si usa una parola inglese per accorciare il concetto, e questa parola è: BUDGET. Vediamo la definizione ufficiale: il budget è il principale strumento del controllo del sistema aziendale, inteso come pianificazione, programmazione e controllo dell’attività, ovvero come il processo formale attraverso il quale sono definiti gli obbiettivi aziendali, l’impiego e l’allocazione delle risorse. Quindi è un argomento IMPORTANTISSIMO da avere sempre in mente! Non solo per la Comunicazione ma per tutti gli aspetti della vita di una azienda. Come può sopravvivere la mia attività senza sapere quanto posso investire, che so, nell’abbellimento e ristrutturazione degli spazi, o nel miglioramento della filiera di produzione, o dell’accoglienza clienti e tanti aspetti ancora? Lascerò a te ed al tuo commercialista l’analisi di questa parte del discorso, può essere una palla (lo so molto bene essendo l’Amministratore Severissimo della mia Azienda) ma affrontala, falla diventare un’abitudine e ne trarrai enormi benefici! Ora, per poter arrivare al punto, sarò sincero, anzi. BRUTALE! I Sarti costano! I Sarti non solo non sono economici, si fanno pagare pure in anticipo! Questo per 2 motivi molto semplici: Abbiamo la certezza comprovata dell’efficacia del nostro lavoro. Ogni euro dato a noi torna indietro come clienti e fatturato. Siamo un Laboratorio di professionisti estremamente specializzati ognuno nel proprio campo e la professionalità vera si paga. Ti ricordo che ad ogni comunicazione sui social tu non stai semplicemente pubblicando delle foto, tu stai modellando l’immagine della tua Azienda di fronte ai tuoi clienti! Potenziali o effettivi! E ciò che i tuoi clienti pensano della tua attività ha ripercussioni estreme sul fatturato reale! Ho già scritto quello che succede a lasciare la tua Comunicazioni in mano a non professionisti, puoi leggerlo qui. Detto questo, come fare bene un budget marketing? Stai partendo dalla domanda sbagliata, questo perché la maggior parte degli imprenditori non ha le idee chiare! La vera domanda è dove vuoi arrivare. – Più clienti? Quanti? In quanto tempo? (Riesci a gestirli? Vedi questo video in merito) – Vuoi far tornare i vecchi clienti? Quanto spesso? – Vuoi alzare la spesa media per cliente? Vuoi focalizzare le vendite su un prodotto in particolare o lanciare un servizio? Queste sono solo alcune delle domande che ti faremmo una volta seduti al tavolo. Ricorda! Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove andare! Quindi immaginiamo di aver risposto alle domande di qui sopra, ora ciò che faranno i Sarti è immaginare che tu ABBIA UN BUDGET INFINITO! Proprio così. Non scherzo. Ci immagineremo che tu sia Paperon de Paperoni e dorma su un letto fatto di banconote e monete dorate. Scriveremo su carta consumando penne su penne tutto quello che sappiamo ti porterà lì dove vuoi arrivare. Solo dopo questo gioco mentale (molto pratico perché messo nero su bianco) ci scontreremo con la dura realtà, cioè le tue reali finanze. Qui stiamo parlando di fare impresa, non di uscire la sera a mangiare la pizza! Se entri da Peppino ‘o Fornaro, puoi guardare il portafoglio, constatare che hai 50 euro e dire “massì, mangio una pizza ed offro un giro di bevute agli altri”. Se hai una attività sulle spalle il discorso è ben diverso! Definito il Budget Perfetto, il costo che avrebbe arrivare dove l’imprenditore vuole essere… ecco che ci si rende conto se ci sono le possibilità per attuare l’operazione di Comunicazione o meno. Perché fare impresa è come un viaggio, ci sono passeggiate e ci sono spostamenti trans continentali. Le prime richiedono poco tempo e preparazione, i secondi necessitano di risorse, pianificazione, fatica! Ed alcuni viaggi non potranno mai iniziare perché manca il denaro. Cosa fa un Sarto quando non c’è congruenza fra Budget Perfetto e disponibilità dell’imprenditore? Cioè quando non è possibile coprire quell’investimento? Suddivide il Budget Perfetto in passi, utilizzando una rivisitazione della Matrice di Eisenhower Posizioniamo nel quadrante “A” le azioni Strategiche e Urgenti. Quali sono? Quanto costano? Posizioniamo nel quadrante “B” le azioni meno strategiche ma sempre urgenti, quanto costano assieme all’insieme di prima? Posizioniamo nel quadrante “C” le azioni strategiche ma non urgenti, quali sono? Quanto costano? Nell’ultimo quadrante posizioniamo le azioni non strategiche e non urgenti ma comunque necessarie… È così che si spezzetta un preventivo di investimento, dando priorità alle cose più strategiche e urgenti e andando poi a coprire gli altri quadranti. Considera che meno quadranti attivi contemporaneamente, più lunga sarà la realizzazione dell’obiettivo, cioè più lontano nel tempo arriverai dove hai chiesto di arrivare. E considera che sotto ad un certo prezzo, noi Sarti ti diremo no a prescindere. Ci sono webbagency fuffa che accetterebbero, pur di prendere i soldi, ma non noi. Noi non vogliamo farti un danno. Hai mai visto un razzo che va in orbita? Anche solo un video… è proprio emozionante vedere che pian piano il
Work hard, play hard
La tua azienda ha un giorno speciale? Oggi per i Sarti è un giorno SPECIALE. Proprio mentre tu leggi questo articolo, il 18 Giugno 2020, tutto il Laboratorio si è preso una pausa. Ma mica una pausa qualunque. Oggi da noi si fa FORMAZIONE. Ed ora voglio raccontarti cosa facciamo, il perché …e soprattutto perché se tu non lo fai ti perdi un sacco di pezzi per strada. Partiamo dal principio: sento continuamente Imprenditori e Imprenditrici lamentarsi dei propri dipendenti e collaboratori. Magari ne hanno qualcuno “preferito” perché è lì da tempo, lavora bene e non fa storie, poi hanno tutti gli altri. Il lavativo. Il ritardatario. Il disinteressato. Quello che produce poco. Quello che fa proprio i danni. Ne ho sentite di tutti i colori, credimi. E non sono certo qui a negare che questi dipendenti o collaboratori esistano. Anzi, ce ne sono a bizzeffe, ovunque. Quello che invece mi disturba è quando sento dire “non posso farci niente”. Giuro che mi va in fiamme la barba. Non puoi fare niente? Ne hai l’assoluta certezza? Hai provato proprio tutto? Partiamo da principio: come hai selezionato il tuo collaboratore o dipendente? Con un curriculum? Con un colloquio? Di la verità: hai valutato la sua ESPERIENZA. E qui cominciamo ad andare maluccio. La maggior parte degli Imprenditori non ha voglia di insegnare il lavoro. Vuole che uno nuovo sia veloce ad imparare e si aspetta che lo faccia grazie alla sua esperienza maturata da qualcun altro. Non so se è chiaro il pensiero perverso dietro questo pensiero: tu hai fatto esperienza in un posto, quindi vieni da me e sai come funziona il mio. Concorderai con me che c’è qualcosa che non torna. Ma andiamo avanti. Facciamo il colloquio, ti assumo. E poi inizi a lavorare. Secondo il pensiero medio il dipendente o collaboratore non deve essere un costo. Deve farmi risparmiare tempo e produrre più entrate della somma stipendio+tasse. Sacrosanto, ma anche qui… c’è un problema. Fai un passo avanti, per favore. Guarda più in là del prossimo mese. Un dipendente o collaboratore preparato non ti farà avere costi, ma solo entrate. Un dipendente o collaboratore entusiasta, invece, all’inizio sarà un costo. Ma poi? I dipendenti sono degli INVESTIMENTI, non delle spese. Non sono uscite da ridurre al minimo per massimizzare il guadagno. Sono persone che offrono a te il loro tempo, il loro impegno e le loro ambizioni. E, se tu sei bravo, offri loro tutti gli strumenti per raggiungere i loro obiettivi. Che, guarda caso, collimano con i tuoi. Va bene. Ok, vedo il tuo volto contratto. L’argomento è spinoso. Veniamo da decenni e decenni di lotta fra operaio e padrone. Tra organizzazioni, sindacati, truffe e sberleffi. Siamo abituati a vivere una grandissima divisione: da una parte chi guadagna, dall’altra chi produce. Non senti questa cosa che aleggia sul tuo pensiero? Ecco, è un maledetto limite. Fa ombra su tutto. Fermati a pensare, leggi le mie parole e poi valuta se sono cazzate o no. Non sto facendo lotta di classe né elogio dell’imprenditore. Non sto difendendo nessuna categoria. Ti sto solo dicendo che nella nostra storia c’è un elemento che FRENA la tua azienda ed ha a che fare con come tu vedi i tuoi collaboratori e dipendenti. Torno indietro. Dicevo: il tuo dipendente o collaboratore non è una spesa e, che ti piaccia o meno, non è nemmeno un investimento a breve termine. Sia che tu abbia da fargli fare cose difficilissime, come vendere, sia che debba avvitare tre viti ogni ora in una catena di montaggio. La questione non cambia. All’inizio del tuo lavoro con te, che abbia esperienza o meno, non produrrà le entrate che vuoi. Sarà più impacciato, meno informato su tutto, gli ci vorrà tempo, suo e di altri, per apprendere tutte le procedure. Mediamente un lavoratore necessita di ben due anni per diventare autonomo nel suo mestiere. E solitamente in quei due anni si è già rotto le balle di lavorare. O si è licenziato. O comunque ce l’ha con te e la tua azienda per qualche motivo. A volte i suoi motivi saranno insensati, altre volte… avrà ragione lui. Ma siccome qui non stiamo facendo la gara a chi ha più ragione, limitiamoci a parlare di COSA tu stai facendo con i tuoi collaboratori o dipendenti. Se li stai immaginando come costi, stai cercando quello con la massima esperienza e la minima richiesta di retribuzioni. Vuoi dargli il minimo sindacale ed ottenere il massimo profitto. Se invece lo stai pensando come un INVESTIMENTO… Beh, le cose cambiano. Perché, vedi, un dipendente o un collaboratore va trattato esattamente come tratti un investimento di altro tipo. Giochi in borsa. Compri nuovi macchinari. Fai l’ufficio più grande. Un investimento che deve farti tornare indietro il massimo possibile… mentre tu ti impegni perché il rendimento sia massimo. A tal proposito ti faccio un parallelo con una cosa che capita, non spesso fortunatamente. Ci sono Imprenditori che contattano i Sarti per promuovere un prodotto che hanno appena messo sul mercato. E capita questo: “Sarto, ho speso tutto per produrre e ora voglio vendere. Come faccio a vendere senza budget? Prima vendo e poi investo i soldi” Questo è IL MALE. Nella programmazione dell’azienda non ci sono gli investimenti per vendere. Ovvero: hai programmato tutto, tranne il fatto che dovrai fare dell’utile. Ecco, questo succede in maniera IDENTICA quando assumi qualcuno pensando di metterlo IMMEDIATAMENTE a rendita. Quando lo consideri un costo e non un investimento. E lo tratti come un costo e non un investimento. Come pensi si comporterà qualcuno che viene ritenuto un costo? Pensi davvero che ce la metterà tutta per raggiungere I TUOI obiettivi? Ecco perché oggi i Sarti sono tutti assieme a fare qualcosa di grande. E visto che ci siamo ti spiego anche COSA stiamo facendo, mentre tu leggi questo articolo. Stiamo INVESTENDO TUTTI sul futuro. Io investo il mio tempo, le mie conoscenze, il sudore della mia fronte e il mio denaro. I miei collaboratori, invece, investono il
La Chiave Contorta e la Comunicazione
Come farti gli affari tuoi e startene in silenzio NON riempirà la tua cassa! La vedi questa chiave? Magari non è perfettamente visibile ma il filo dentato, definito “pettine” o “mappa” nel gergo, è piegato. Questo perché il Sarto ha una forza discreta e l’altro giorno la chiave non girava… un pelo di spinta in più e si sarebbe spezzata dentro la serratura, lasciando il Sarto fuori casa e i gatti affamati chiusi all’interno senza crocchini. Un dramma indescrivibile schivato per un soffio. Decido quindi di recuperare le chiavi di riserva e, in un raro attimo libero, cerco un ferramenta per duplicarle. Entro nel negozio vicino casa. Mi accoglie un vecchietto. Gli si legge in faccia che quella ferramenta l’ha aperta lui, lo leggi fra le rughe, come la consapevolezza che quando se ne sarà andato, chiuderà assieme a lui… come tantissimi negozietti di questo tipo. Lascio da parte questa sensazione malinconica… anche perché devo spiegarti che cosa ha a che vedere tutta questa faccenda con la Comunicazione! Aspetta che ci arrivo! Buon giorno! Mi si è piegata la chiave (la mostro) può duplicarmi questa di riserva? (la tiro fuori e la appoggio accanto a quella danneggiata) Con fare esperto da omarino che di chiavi ne maneggia una cifra ed una sporta ogni giorno da quando è bebé, il vecchietto le prende, annuisce ed inizia a lavorare. Dice solo “eh! A volte le serrature si inceppano” Scende il silenzio. Duplica la chiave, la pulisce, la mette sul banco. Sono 1 euro e 50 Mi fa lui… Lo guardo, mi guarda, scena da western. Sospiro Aggiungo sconsolato Mi può dare dello Svitol? Si illumina… “ma certo!” (per chi non lo conoscesse, lo spruzzi su un ingranaggio duro per farlo tornare mobile) Il prodotto viene appoggiato accanto alla chiave, il conto totale sono 6 euro e 50 Ringrazio, saluto ed esco. Ma ho la sconfitta nel cuore. Possibile sia così difficile? Vedi caro amico, il Sarto non è un cliente normale. Per deformazione professionale non compro nulla, nemmeno una chiave di riserva, senza aver raccolto informazioni. Infatti, appena ho riconosciuto di avere un problema ho: analizzato la situazione compreso che l’ingranaggio era diventato duro fatto una ricerca in merito trovato delle soluzioni messo le soluzioni in fila dalla più semplice alla più complessa e costosa deciso di iniziare col prodotto chiamato “svitol”, nel caso non avesse funzionato avrei optato per una soluzione più invasiva (tipo chiamare un fabbro) Ma ti ripeto, il Sarto non è il tuo cliente abituale! Normalmente la gente non pensa a queste cose. O meglio, ci pensa, ma in un modo meno programmato. Più contorto. Partiamo dalle basi: qualunque sia la necessità che muove una persona verso un acquisto, alla base abbiamo un problema da risolvere o un desiderio da realizzare. SEMPRE. E non sto scherzando o esagerando. Quando dico sempre è davvero SEMPRE! Anche negli acquisti più banali. Ma quello che forse non è di dominio pubblico è il percorso che trasforma un desiderio o bisogno in un acquisto logico e valido da fare. Cioè: cosa succede nella mente del tuo cliente quando alla fine compra? Il primo passo ha a che fare SOLAMENTE con l’emotività. Non c’è altro motore all’azione se non il desiderio emotivo, se vuoi egoista o comunque tutt’altro che ragionato. La fase decisionale che ha a che fare con l’emotività è predominante. È quella che smuove, poi, tutto il resto. La nostra mente è fantastica. Una volta che ha deciso di acquistare una cosa, fa un lavoro certosino e meticoloso per RAZIONALIZZARE l’acquisito. Ovvero: cerca di costruirsi tutti i motivi logici, sensati e condivisibili per dimostrare a sé stessa e agli altri che quello è l’acquisto giusto. Ed è proprio qui che devi intervenire! Dopo aver stimolato la parte emotiva, è compito TUO indicare alle persone i motivi razionali per cui hanno ragione a voler comprare da te. E non solo. Devi fare un passo in più. Perché quello è il tuo momento. Sei di fronte ad una porta vuota ed hai il pallone sul dischetto del rigore. Di fronte al tuo cliente che vuole comprare tuo dovere è: chiedere perché ti sta facendo quella domanda spiegargli meglio il problema proporre la soluzione migliore (sotto forma di prodotto o servizio) Questo si chiama Upsell, una strategia di vendita con cui si fa un’offerta superiore al cliente basata/correlata su quello che già sta comprando Nel caso specifico che ti sto raccontando oggi, sono partito da una spesa di 1,5 euro e siamo arrivati a 6,5! Più di 4 volte tanto! Perché non mi ha fatto domande? Perché non si è interessato a me? Perché non mi ha proposto LUI lo Svitol? Perché c’è un problema di percezione. Sei portato a pensare, come questo vecchietto, che se sto comprando qualcosa… già va bene così. Che ho già scelto. Che non è il momento per vendermi altro. Magari che già ti è andata bene così. E invece è ESATTAMENTE L’OPPOSTO. Lo so, è controintuitivo. È contorto. Ma la vendita si gioca nella mente del cliente, non nel suo portafogli. E la mente è, in assoluto, la cosa più contorta al mondo. Il miglior momento per vendere qualcosa in più, specie se allineato al tuo prodotto o servizio (fare Upsell) è proprio il momento in cui il cliente sta comprando. Metaforicamente, ha già il portafogli aperto. C’è già in corso un gesto di grande fiducia nei tuoi confronti. Se tu gli stai offrendo una soluzione aggiuntiva, migliore e che gli serve davvero, non stai commettendo nessun reato, nessuna forzatura. Stai solo permettendo a quella persona di comprare senza dover ricominciare il giro di razionalizzazione che ti ho spiegato. Gli stai rendendo la vita più facile… Gli stai facendo un gran favore! Come dico spesso a una mia cliente quando le parlo di queste cose: devi dare più fiducia ai tuoi clienti. Se vogliono comprare da te… tu devi vendergli quello che gli serve, non solo quello che ti chiedono! A me serviva sia la chiave che
Sponsorizzate: leggere le avvertenze prima dell’uso
Le 7 cose da NON fare se vuoi evitare conseguenze sgradevoli e investimenti sprecati Sino ad oggi ti ho dato molti (anzi moltissimi) consigli su quali contenuti pubblicare, su come muoverti per attirare il tuo cliente su misura e su come sponsorizzare per proporti a più persone. Abbiamo chiarito che gli elementi per costruire un buon Post Social sono numerosi e hanno come obiettivo comune quello di tenere il tuo lettore (occasionale o meno) incollato alle tue parole e immagini (o video). Nel momento in cui vogliamo espandere questo nostro Post a più persone possibili (e Facebook ci ha tentato abbastanza da convincerci), ecco che ci accingiamo a premere i tasti giusti e collegare la carta di credito. A quel punto OCCHIO! Il tuo sentiero è pieno di insidie. Ecco quindi le 7 mosse sbagliate che potresti essere tentato di fare! Nell’articolo di oggi voglio evidenziarti cosa NON fare per sponsorizzare al meglio i tuoi contenuti… e questo mi obbliga a tenere la comunicazione su un livello “tecnico”. Ok, non sarà uno spasso, ma ti garantisco che sarà utile! 1. Non utilizzare il pulsante “Metti in evidenza il post” nemmeno sotto ricatto! Ma come, Sarto, è proprio Facebook stesso a dirmelo! Perché non dovrei utilizzare quel pulsante? Investendo pochi euro posso raggiungere migliaia di persone! Vero. Puoi raggiungere una marea di gente in maniera semplice e veloce. Solo che… raggiungi gente a caso! E mille Clienti a Caso non valgono 10 Clienti Su Misura! Utilizzando il pulsante Metti in evidenza il post, avrai quello che si chiama un post “accelerato”. Ma utilizzando questo meccanismo potrai accedere a una versione molto limitata dei sistemi di targettizzazione pubblicitario di Facebook. Praticamente viaggi col freno a mano tirato! Il consiglio è quello di utilizzare lo strumento di Gestione Inserzioni per tutte le campagne pubblicitarie. Grazie a questo strumento, infatti, hai a disposizione una panoramica molto più ampia di criteri di selezione del pubblico per la promozione del Post. Inoltre, promuovendo il post da questo strumento hai anche la possibilità di accedere ad un elenco completo di tutte le opportunità offerte. Attraverso Gestione Inserzioni potrai infatti creare diverse tipologie di inserzioni partendo dalla scelta dell’obiettivo di Comunicazione della campagna. Ne ho parlato approfonditamente in questo articolo: “Sponsorizzate: leggere le avvertenze prima dell’uso” 2. Non utilizzare troppe scritte sulle immagini perché… perché Zucky non vuole! Come riporta la guida ufficiale: “Il testo presente nell’immagine di un’inserzione comprende il testo sovrapposto a una foto o a un’illustrazione, logo di tipo testuale o watermark usati nell’immagine di un’inserzione.” Fino a poco tempo fa il sistema di Advertising di Facebook bloccava tutte le inserzioni con immagini che contenevano testo per una quota superiore del 20% dell’area visibile. Oggi questa regola è scomparsa (aspetta a gioire), ma Facebook penalizza tutti quei post con immagini ricche di testo riducendone la copertura, ovvero il numero di singoli utenti raggiunti attraverso la promozione di un post, e facendo schizzare in alto il costo per ogni interazione! E tu non vuoi sprecare investimenti, vero? E allora: stai alle regole di casa Zuckerberg. Facebook preferisce immagini delle inserzioni con poco o senza testo, in quanto le immagini con molto testo potrebbero creare un’esperienza di bassa qualità per le persone su Facebook. Detto in altre parole: se c’è il rischio che il tuo post disturbi o annoi qualcuno, l’algoritmo te lo fa volare basso. Come fare a non rischiare? Se hai del testo nelle immagini, utilizza sempre lo strumento per la verifica del testo nelle immagini che Facebook ti mette a disposizione. Puoi trovarlo a questo link! (disponibile solo per desktop, ma tanto lo sai che non puoi lavorare solo con uno smartphone, vero?) 3. Leggi bene quei numeri! Non valutare i dati assoluti, ma quelli relativi! A quanti like stai oggi? Spesso si tende a misurare il successo di un post sponsorizzato in base al numero di Mi Piace o di interazioni ottenute in termini assoluti. Sai già come funziona vero? I LIKE NON SERVONO A NULLA. NULLA. PUNTO. Quindi non stare a perderti su queste quisquiglie e guarda i dati utili. Il dato rilevante è quello relativo. Un post che ha ottenuto dieci Mi Piace potrebbe aver avuto maggior successo di un post con 100 interazioni. Quello che dovremmo imparare a misurare è il valore delle interazioni messo in relazione al numero delle persone raggiunte. Nel gergo dei tecniconi è “engagement rate” e sono anni che cerco un modo per dirlo in italiano! Lo ottieni col rapporto tra il numero di interazioni e le persone che hanno visto quel determinato post. Tanto più alto sarà il valore percentuale dell’engagement rate tanto maggiore il successo ottenuto dal tuo post. Un post con un valore elevato di interazione rispetto alle visualizzazioni indica una maggiore precisione nella scelta del pubblico: hai fatto vedere il post giusto alle persone giuste! Se è basso… devi fare nuovi test! 4. Non avere un obiettivo chiaro è come correre bendato spargendo banconote al vento. Qual è il tuo obiettivo? Lo so, tu vuoi vendere, quindi ti SEMBRA di avere un obiettivo chiaro. Purtroppo è tutto più complicato. La domanda giusta è: COME vuoi vendere? Vuoi arrivarci sul lungo periodo, e quindi ora ti preme solo attirare nuovi seguaci? O magari vuoi vendere adesso rimandando gli utenti ad un negozio? O forse per vendere vuoi farti contattare per un preventivo? Oppure vuoi attirare nuovi iscritti alla tua newsletter, così quando lancerai il tuo nuovo prodotto potrai annunciarlo a una grande lista di iscritti? O altro ancora? Come vedi, gli obiettivi di un post sponsorizzato possono essere tantissimi (e non te li ho nemmeno elencati tutti, ci vorrebbe una vita!) Seleziona bene l’obiettivo. Poi, in base all’obiettivo, cambia anche tutto il resto. Cambiano il testo e l’immagine, ovvio, ma anche il pubblico della sponsorizzata, i posizionamenti, l’obiettivo della campagna che selezionerai su Facebook. Cambia TUTTO! Quindi: prima di fare una sponsorizzata, scegli con cura l’obiettivo che vuoi raggiungere con quel post e POI scegli come impostarla! 5. Testare più variabili nello