Come scegliere i font perfetti per il tuo sito – Parte 1
Ciao e bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, Pubblico questo articolo perché mi capita sempre più spesso di vedere siti web con font poco curati e sono convinto che tanti imprenditori e webmaster possano trarre giovamento dal conoscere meglio l’argomento. Ho diviso l’articolo in due parti perché il tema è vastissimo, ma anche per una questione didattica: utilizzerò questa prima parte per stimolare la tua curiosità sull’argomento e fare in modo tale che prima dell’uscita della seconda tu vada a spulciarti per bene i font di tutti i tuoi siti preferiti. Presto inizierai ad avere “la malattia del Fabbro” e guarderai i testi in internet con un occhio diverso da quello delle persone comuni. Ma cosa sono i font? Ne hai mai sentito parlare? Cos’è un font? Un font è un file attraverso cui possiamo applicare dei caratteri. Ok, mi rendo conto che detto così ha poco senso, prendiamola un po’ più larga. La lettera “A” è un carattere (così come tutte le altre lettere). Questo carattere può essere composto da glifi diversi pur restando sempre “A”. Osserva l’immagine qui sotto. L’insieme di tutti i glifi e di tutti i caratteri dell’alfabeto che seguono uno stile coerente compongono un “carattere tipografico”. Per meglio comprendere puoi osservare l’immagine qui in basso: Il font altro non è che un file da caricare su un sito per utilizzare al suo interno un carattere tipografico. Ad es. se vuoi utilizzare il carattere tipografico “Roboto” devi caricare sul tuo sito il file “roboto_regular.ttf.” Se non hai idea di dove poter reperire questi tipi di file don’t panic: te lo spiego più avanti. Perché i font sono importanti? I font sono importantissimi per due motivi: influiscono sulla leggibilità dei contenuti del tuo sito. Sono a tutti gli effetti un elemento grafico del tuo sito e devono essere selezionati con molta cura. Nonostante questo, molti siti web utilizzano un solo font per ogni elemento testuale e, nel 90% dei casi, questo font è “Lato” (o una versione che ne differisce leggermente). Ma perché? Mi sono posto questa domanda per tanto tempo e la conclusione a cui sono giunto mi ha lasciato esterrefatto. Il motivo per cui tantissimi siti web utilizzano un solo font sul proprio sito e questo font è Lato è perché la maggior parte dei temi WordPress utilizza Lato come font. In pratica i webmaster, per pigrizia, non cambiano il font iniziale del sito e lo lasciano così com’è. Questa è veramente una cosa che mi fa uscire fuori di testa e che ti prego di evitare. Si tratta di un errore che compie non solo chi è alle prime armi, ma addirittura agenzie e professionisti! “Fabbro, ma come mai la maggior parte dei temi WordPress utilizza il font Lato o simili?” Non soltanto perché è un font ben leggibile ma soprattutto perché è totalmente anonimo. Proprio così, hai letto bene. I temi WordPress che utilizzano di più questa tipologia di font sono i temi con i builder integrati. Non mi è possibile approfondire qui l’argomento, ma ti basti sapere che i temi con builder integrati sono temi molto malleabili e personalizzabili e ti permettono di costruire le pagine del sito a “blocchi”. Ora, essendo temi non sempre pronti all’uso perché richiedono tanta personalizzazione per dimostrare carattere, utilizzano un font neutro come Lato per metterti in mano una tela bianca; per lasciarti libero di utilizzare il font che ti pare. Ma tanta gente non lo sa e utilizza lo stesso Lato sul proprio sito, a prescindere dal proprio settore, dal proprio pubblico di riferimento e dal senso estetico. Risultato: siti anonimi e senz’anima, che rivelano a chi li naviga superficialità e poca cura del dettaglio. Che poi, sono sincero, a me non fa neanche così schifo Lato, anzi: lo trovo un font niente male. Però non è adatto a tutti i casi e soprattutto, se combinato con un altro font altrettanto semplice, spegne totalmente il tuo sito, appiattendolo. Non ci credi? Osserva la differenza tra questi due box di testo: C’è una bella differenza tra le due immagini, non trovi? Nella prima immagine c’è poco contrasto e la lettura è più monotona, nella seconda il risultato è decisamente più intrigante e accende la curiosità. Ora che abbiamo individuato il problema entriamo nel vivo della guida e proviamo a rispondere nel modo più chiaro possibile alle domande: quanti font devo scegliere per il mio sito? Che differenze ci sono tra Serif e Sans Serif? Quali sono i font più utilizzati su internet? Qual è il metodo più veloce per selezionare i font giusti? Dove posso scaricare i font migliori? Ma prima… afferra una tazza del tuo caffè preferito! Partiamo. Quanti font devo scegliere per il mio sito? Non esiste una regola fissa, però se vuoi essere certo di non sbagliare scegline due (al massimo tre, però se sei alle prime armi comincia con due). Ne utilizzerai uno per i titoli e i sottotitoli delle pagine e degli articoli di blog e un altro per i paragrafi. Per i bottoni e le voci di menù puoi utilizzare lo stesso font dei titoli e i sottotitoli, oppure puoi utilizzare il maiuscolo del font destinato ai paragrafi (magari in versione “bold”, cioè più corposa, tipo grassetto). I due font dovranno essere in forte contrasto tra loro per non annoiare il lettore e creare una forte distinzione visiva tra titoli e paragrafi. Col font principale, ovvero quello dei titoli, puoi osare un po’ di più, mentre su quello destinato ai paragrafi devi scegliere obbligatoriamente un font semplice e ben leggibile. Se vuoi andare sul sicuro, scegli per i paragrafi Roboto, Poppins, Merriweather, Open Sans o simili. Per quanto riguarda il font principale, puoi utilizzare quello del tuo logo o qualcosa di simile. La scelta del font principale, così come la scelta del font per il logo, dev’essere sempre attinente col tipo di pubblico a cui ti rivolgi e al settore in cui operi. Se vendi giocattoli per bambini devi utilizzare un font primario allegro e giocoso, come Bree Serif, oppure
Puoi costruire tu la tua reputazione?
Il 5 agosto ho pubblicato un articolo sulla mia Rubrica, come tutti i giovedì. E il Sarto mi ha sgridato! Non capita spesso, fortunatamente. Anzi, di solito si lascia andare a esclamazioni di festa e giubilo che più o meno si traducono nella parola, detta con tono altisonante: “bene…” Che, si sa, è il miglior complimento che puoi ricevere dal Sarto. Ma per cosa mi ha sgridato? Perché l’articolo, che parlava di come la Comunicazione Su Misura può portarti non solo i clienti migliori, ma anche collaboratori e dipendenti migliori, NON ERA COMPLETO. Cioè… non ho parlato delle figure professionali specializzate, dove effettivamente… cambia tutto! (se non lo hai letto recupera subito cliccando QUI) Allora ecco che ti racconto, in questo articolo, cosa succede quando il “mercato dei dipendenti” è su un altro livello… e andiamo a vedere insieme se anche questa volta la Comunicazione Su Misura può fare la differenza. Il presupposto è che il contesto è particolarissimo. E siccome è così particolare… ho deciso di chiedere un aiuto. Cioè, ho contattato direttamente una Consulente Aziendale, in questo settore da diverso tempo, che lavora per una grande azienda nazionale proprio nel campo della Ricerca Personale. In altre parole, lei aiuta le aziende (in questo caso metalmeccaniche, ma poco cambia) a scovare i migliori profili tecnici specializzati. E costruisce insieme ai suoi clienti le modalità giuste per trovare e assumere queste figure. Lo so, detto così sembra facile: nell’idea comune se un Imprenditore cerca dei nuovi dipendenti, mediamente ha l’imbarazzo della scelta. Anzi, il problema di solito è che ha TROPPI candidati per un unico posto di lavoro! Beh, in questo caso… è assolutamente l’opposto. Ho intervistato Tania al telefono, lunedì scorso, al mattino. È il “lunedì nero” del rientro dalle ferie e lei è nervosetta, lo percepisco immediatamente. Tanto che alla mia prima domanda “come funziona il mercato delle assunzioni di tecnici specializzati” la sua risposta istintiva è stata: “UN BAGNO DI SANGUE” …iniziamo bene! Devo confessarti che avevo già letto diverse cose sull’argomento, ma questa intervista mi ha fatto “aprire gli occhi”. Seguimi, perché sono certo che anche tu potrai trovare importantissimi spunti per il tuo lavoro, qualunque sia il tuo campo. Tania mi dice che, da sempre, il suo lavoro è davvero impegnativo: sono POCHISSIMI i profili tecnici specializzati e… sono tutti occupati, ovviamente. Quindi, in altre parole, il suo lavoro consiste non solo nel trovare il giusto profilo, ma nel farlo LICENZIARE da dove si trova, magari da anni, per migrare in una nuova azienda. Già questo mi fa capire che enorme difficoltà possa trovare: la mente umana si difende dai cambiamenti, sempre. Utilizza tutte le sue forze per mantenere lo status quo, anche quando lo status quo è pessimo. Figuriamoci quando la situazione è buona, appagante. Si dice “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova” E questo è un pensiero estremamente radicato, anche inconsapevolmente, nella mente di tutti. Inizio così a capire meglio che difficoltà incredibili può avere Tania nel suo lavoro. E lei rincara la dose: oltre al fatto che non ci sono tecnici specializzati a spasso che cercano un nuovo lavoro, c’è un dato ancora più significativo: LORO sanno di essere pochi, di valere molto e di essere desiderati da molte aziende. E per questo… hanno grandi pretese! ATTENZIONE: non è un aspetto negativo. Giustamente, loro sono consapevoli di poterlo fare, e lo fanno. Allora ho chiesto a Tania quali sono, mediamente, queste richieste così pretenziose. Ecco un elenco riassuntivo: Una paga molto alta (non te lo aspettavi, eh?); Benefit di vario tipo (sulle trasferte, sugli straordinari, ecc); Servizi di Welfare Aziendale ad alto profilo; La distanza da casa; L’organizzazione aziendale. Come potrai immaginare il primo punto su cui verte la trattativa è SEMPRE la retribuzione. Queste figure professionali, consapevoli del proprio valore, riescono a prendere in considerazione un cambio d’azienda SOLO a fronte di un importante aumento di retribuzione. In altre parole, mediamente stanno bene dove si trovano, temono di finire in un’azienda dove non si troveranno così bene e vogliono delle garanzie. E non solo! un altro aspetto molto importante è quanto è grande e strutturata l’azienda. Temono, infatti, di trovarsi a lavorare, magari anche per stipendi ottimi, in un contesto disorganizzato e difficile da gestire. E giustamente, direi! Ma ecco che Tania mi racconta una cosa che proprio non mi aspettavo: il Covid anche qui ha cambiato le carte in tavola! Nell’ultimo anno, infatti, il mercato dei profili tecnici specializzati ha avuto un epocale cambio di rotta. Da cui il “bagno di sangue” del suo primo commento. In breve, la già difficile scelta di “lasciare la vecchia via per la nuova” è diventata ancora più difficile da accettare. Cioè: la paura del cambiamento sta vincendo su tutto, retribuzione, benefit e organizzazione compresa. Ancora una volta, i dati oggettivi non sono il principale veicolo delle scelte degli esseri umani: l’emotività fa sempre da padrone, e tra tutti gli aspetti emotivi la paura è SEMPRE il più potente. Questo è un aspetto così importante che se lo approfondissi ora porterebbe il mio articolo completamente fuori strada, per cui rimando ad un prossimo giovedì. Tratterò proprio il rapporto tra Paura, Comunicazione e Amigdala. Interessante, vero? Allora iscriviti alla mia newsletter e non perderti questa uscita! Clicca qui, compila i campi e… torna a leggere, che sto per rivelarti un dato davvero importante. Torniamo all’intervista a Tania. Eravamo arrivati a quel punto dell’intervista in cui pareva non ci fosse null’altro da dire. Circa 40 minuti al telefono per descrivere le difficoltà del suo lavoro… e sembrava proprio di aver detto tutto. Ma se in queste settimane hai imparato a conoscermi un po’ dalla mia rubrica, sai che sono sempre molto attento a valutare i meccanismi mentali dietro un acquisto. È il mio utilissimo retaggio culturale: sono laureato in Psicologia e per oltre 10 anni ho lavorato proprio in quel campo. Così ho riflettuto: ok la paga, i benefit, la paura,
Cambia il tuo vocabolario, cambia la tua mente
Siamo nel 2006. Un gruppo di ricercatori di Stanford decide di fare un esperimento particolare. Prendono un gruppo di russi e uno di inglesi, e li mettono davanti a uno schermo di un computer. A questo punto, fanno apparire davanti a ogni soggetto tre quadrati: due hanno la stessa sfumatura di blu, mentre il terzo no. Le persone che partecipano dell’esperimento devono riconoscere il quadrato diverso tra i tre presentati. Entrambi i gruppi ottengono un ottimo punteggio, con una precisione del 96%. Ma i russi risultano decisamente più veloci nel riconoscere i colori rispetto ai loro colleghi britannici. E il motivo… è la lingua. I ricercatori non hanno selezionato le nazionalità dei soggetti a caso. L’inglese comune ha un’unica parola per il blu, ovvero blue. Sotto questo termine va praticamente ogni sfumatura di questo colore. Il russo invece ha due parole specifiche per questa sfumatura, come noi in italiano. Nello specifico, hanno la parola goluboy per indicare l’azzurro e sinyi per il blu scuro. Questo significa che per gli inglesi è meno facile percepire le sfumature di questo colore, che sono più visibili per i russi. In altre parole, il loro modo di parlare influenza la loro percezione del mondo. Scusa Mastino… ma cosa c’entrano l’azzurro, i russi e gli inglesi con il mio successo? Molto semplice: ti insegnano che per raggiungere il successo devi modificare il tuo vocabolario! Lascia che mi spieghi meglio. Ogni volta che comunichi con altri esseri umani sei influenzato da una serie di cose che vedi o senti, che influenzano la tua percezione. Una stretta di mano può farti pensare che una persona sia forte oppure debole, la camminata di una persona ti parla della sua sicurezza di sé… gli esempi sono infiniti. Il fatto è che non lo fai solo con gli altri… ma anche con te stesso. E la tua percezione del mondo è influenzata anche dal modo in cui parli! Il linguaggio è uno strumento potentissimo per guidare la nostra mente. Modificare il modo in cui parliamo può influenzare positivamente o negativamente il nostro comportamento. Il Sarto sa bene questa cosa, e già da anni sostituisce alcune particolari forme verbali o parole che usiamo nel quotidiano con altre più adatte al suo percorso come imprenditore. E nell’articolo di oggi voglio darti una guida veloce su alcune parole ed espressioni da eliminare dal tuo vocabolario per migliorare il tuo approccio a ogni sfida lavorativa! La prima parola è problema. Rientra tra le 100 parole più usate dell’italiano, praticamente un passepartout per qualsiasi tipo di difficoltà. Ma il fatto è… che non è una parola adatta a tutte le situazioni. Pensaci bene: usi la parola problema sia quando non trovi la tua marca di birra preferita al supermercato, sia quando scopri di aver perso degli importanti documenti. Allo stesso modo la usi davanti a clienti difficili, o quando devi affrontare un nuovo progetto. Ma quando usi la parola problema ogni volta che stai per affrontare una nuova sfida lavorativa, ti prepari ad avere un approccio automaticamente negativo alla situazione. Questo perché predisponi la tua mente a delle preoccupazioni inutili. Di conseguenza rischi di rovinare la tua performance e non ottenere i risultati che desideri… prima ancora di iniziare! Fortunatamente, la lingua italiana ti offre decine di soluzioni diverse per evitare di ripetere questa parola. Una di queste è sfida, un’altra occasione, un’altra ancora opportunità. A seconda della circostanza troverai la parola più adatta alla situazione, in modo tale da cambiare la prospettiva su molte cose che vivi ogni giorno. Insomma: comincia fin da subito a sostituire la parola problema con altre espressioni. Basterà questo semplice cambiamento per vedere il tuo approccio alle opportunità lavorative cambiare enormemente! Poi c’è il verbo sperare, e in generale tutto il ramo dei verbi al condizionale. Perché quando facciamo una richiesta molto gentile di solito preferiamo usare il condizionale? Vorrei un caffè, potrei avere un bicchiere di vino… La risposta è semplice: perché il verbo al condizionale ha un significato preciso. Offre una scelta alla persona con cui parliamo, e per questo risulta meno forte e più gentile. Il problema di usare queste forme verbali quando parli del futuro della tua impresa è che in questo modo anche la tua comunicazione risulta incerta. Di conseguenza, usando il condizionale per parlare della tua impresa affronterai le future sfide lavorative con incertezza, basando il tuo successo sulla fortuna e la speranza. Ma per avere successo il tuo approccio non può essere incerto. Devi essere sicuro, pronto ad affrontare il futuro. Solo in questo modo la tua mente sarà impostata verso il successo, e ti permetterà di raggiungere meglio il tuo obiettivo. Elimina dal vocabolario i pensieri legati allo sperare, ai vorrei, e ai potrei, e sostuiscili con forme verbali chiare e dirette, più vicine ai tuoi obiettivi! Lo so che questo discorso può sembrare vago. Ma il linguaggio ha un potere infinitamente più potente di quello che puoi immaginare! Pensa alle descrizioni del cibo. Quando parliamo di cose da mangiare, la nostra percezione è influenzata moltissimo dal linguaggio che usiamo quando parliamo. Possiamo utilizzare la parola dolce, oppure stucchevole. Possiamo dire che qualcosa è succulento o viscido, possiamo dire che è fresco o ghiacciato. Le nostre parole influenzeranno inevitabilmente il modo in cui percepiamo un particolare piatto, e potrebbero fare la differenza tra mangiarlo con gusto o lasciarlo nel piatto. La tua mente funziona nello stesso modo. Quando viene alimentata dalle parole giuste riesce a farti cambiare la prospettiva con cui affrontare le future sfide lavorative. Questa settimana ti invito a prenderti del tempo per riflettere sul vocabolario che usi ogni giorno. Pensa alla natura delle parole che usi, e decidi dove e come cambiare il tuo modo di parlare a te stesso. In questo modo potrai cambiare anche il modo in cui gestisci ogni aspetto della tua impresa! E per gestire al meglio la sfida della comunicazione online e trovare sempre le parole giuste per conquistare i tuoi clienti… C’È VESTITI BENE E PRENDI IL WEB A MAZZATE! La
Come scegliere i migliori colori per il tuo sito
Ciao e bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, L’argomento di oggi è affascinante tanto quanto è importante e ti chiarirà un sacco di interrogativi che ti sei posto sicuramente nel tempo. Infatti, chiunque realizzi un sito web o una grafica si pone sempre questa domanda: che colori utilizzo? La guida che ho preparato per te risponderà in modo esaustivo a questo interrogativo e ti permetterà di affrontare la questione in modo più funzionale e… divertente! Sì perché scegliere i colori per il tuo sito web può essere anche un’attività ricreativa e rilassante se hai un metodo. È importante scegliere i colori del tuo sito con cura perché l’impatto visivo ha molto valore in termini di fruizione. Devi scegliere i colori giusti… se non vuoi far sanguinare gli occhi dei tuoi utenti e farli scappare via. Inoltre sono tante le ricerche che indicano come le prime impressioni di un marchio sono determinate dai colori. Visto che è facilissimo lasciarsi scappare la mano quando si tratta di scegliere i colori (non solo per i siti web, ma in generale!), seguire le regole che sto per darti ti aiuterà a mantenere un approccio scientifico e a dare un aspetto professionale al tuo sito. Non stai più nella pelle? Allora raccogli tutta la concentrazione che puoi e afferra una tazza del tuo caffè preferito: partiamo! Quanti colori scegliere per il tuo sito Spesso mi capita di navigare dei siti con tantissimi colori diversi. Usare troppi colori diversi è sbagliato perché disorienta l’utente e inficia la visibilità dei tuoi contenuti, oscurando il testo. Errore fatale! Assicurati sempre che i testi sul tuo sito siano ben leggibili; perché se è attraverso il colore che costruisci la prima impressione nella testa dell’utente, è attraverso il testo che lo indirizzi ad effettuare la fatidica Call to Action. Nota: se è la prima volta che mi leggi e non sai cos’è una Call to Action… don’t panic. Ho scritto un articolo molto approfondito a riguardo che puoi leggere cliccando qui. Altre volte invece mi è capitato di atterrare su siti web in bianco e nero o mono-colore. Errore fatale anche questo! È vero che non devi esagerare col colore, ma non devi neanche ricreare un’atmosfera da cimitero. Ma allora qual è il numero di colori da utilizzare sul tuo sito? Puoi raggiungere l’equilibrio perfetto utilizzando 3 colori. Proprio così. Utilizzando 3 tonalità di colore raggiungerai un risultato bilanciato e il tuo sito sarà figo. Però aspetta un minuto, non muoverti da lì! L’informazione non è completa… devi utilizzare questi 3 colori in modo strategico, non soltanto piazzandoli a casaccio o secondo buon senso. Dovrai infatti individuare come prima cosa un colore principale. Si tratta di un colore dominante rispetto agli altri, con cui dovrai letteralmente riempire la maggior parte del tuo sito. Per intenderci, dovrai usare questo colore specificamente come sfondo del menù di navigazione e del footer del tuo sito (il footer è l’elemento a piè di pagina dove inserisci le tue informazioni di contatto, la tua privacy policy e la tua partita IVA). Da questo colore dominante ricaverai poi un secondo colore. Il colore secondario sarà infatti della stessa tonalità di quello principale ma più chiaro. Puoi utilizzarlo, ad esempio, per lo sfondo delle pagine o per i bordi delle immagini e degli altri elementi grafici. Puoi addirittura utilizzarlo per i titoli e i sottotitoli degli articoli di blog. E il terzo colore? Anche questo lo ricaverai dal primo, ma in maniera differente. Dovrai infatti utilizzare questo colore per mettere in evidenza bottoni, link e testi delle Call to Action. Il terzo colore deve andare fortemente in contrasto col primo. Un ottimo modo per scegliere un terzo colore efficace è utilizzare un complementare del primo. “Ok Fabbro, ma cosa sono i colori complementari?” Ottima domanda. Ci arriviamo tra poco. Prima di capire come poter ricavare il complementare dal primo colore dobbiamo scoprire come scegliere quest’ultimo. Come scegliere il colore principale del tuo sito Qui c’è una regola molto semplice da seguire: utilizza il colore dominante del tuo logo. Se il tuo logo è blu e il tuo sito è verde devi correre ai ripari al più presto. Solo se il logo della tua attività è una scritta bianca o una scritta nera senza disegni o elementi grafici puoi scegliere anche un altro colore. Però prima di proseguire lascia che ti ponga una domanda: in che modo hai scelto il colore del tuo logo? Te lo chiedo perché dovresti fare distinzione tra i colori che ti piacciono e i colori che sono i più adatti per il prodotto/servizio che offri. Ma non è tutto. Quando scegli il colore principale devi pensarlo anche in relazione al tuo pubblico. Ogni pubblico è differente, perciò la scelta giusta varia di caso in caso, però esistono delle regole generali, e sono molto semplici. Sto per spiegarti le sensazioni che trasmettono i colori più usati, perciò ti invito a ragionare se è il caso o meno che cambi i colori del tuo logo. Se infatti utilizzi i colori sbagliati per il tuo logo renderai inutile questa guida, perché seguendola utilizzerai lo stesso colore sbagliato per il tuo sito web. Il rosa è molto amato dalle donne e si usa sui siti che hanno il gentilsesso come target di riferimento. Il blu trasmette professionalità. Il nero si utilizza molto nel settore del lusso. Il bianco è un colore molto usato perché privilegia la chiarezza e la leggibilità dei testi. Se non sai proprio che colore principale utilizzare, scegli questo. Il bianco si utilizza anche per esprimere facilità d’uso, semplicità e purezza. Che colore puoi scegliere come secondario se utilizzi il bianco come primario? Puoi giocare con degli elementi grafici in trasparenza (ad es. puoi applicare dei filtri bianchi in trasparenza sulle foto al passaggio del mouse). I colori del semaforo Vediamo adesso le sensazioni che trasmettono i colori del semaforo: il verde trasmette sicurezza ed è spesso associato ai soldi e all’abbondanza. Quando il semaforo è verde puoi attraversare la strada in sicurezza (nota:
Vendere per fortuna… o vendere per tecnica?
Se c’è una cosa che mi fa arrabbiare è quando un cliente, dopo aver visionato il progetto acquistato dai Sarti, non lo acquista. Attenzione: non mi arrabbio con chi non compra, ognuno è libero di fare come vuole. Magari non è il suo momento. E non mi arrabbio per quel classico “mi ha fatto perdere tempo”. Il mio tempo è prezioso, ma quando lo dedico ai clienti è sempre ben speso. Mi arrabbio con ME STESSO: perché non sono riuscito a far capire a quella persona quanti vantaggi avrebbe investendo sul futuro della sua azienda? Chi mi conosce sa che amo vendere. Non è una semplice questione di incasso: amo il processo di vendita. Amo accompagnare la persona che ho di fronte nel suo percorso mentale, sia emotivo che razionale, fino a comprendere che la strada giusta è proprio quella proposta da me. Ovvio, in alcuni casi non funziona. E i motivi possono essere tanti: Il cliente ha PAURA, troppa paura di investire; Il cliente ha credenze antiquate troppo radicate; Il cliente ha avuto esperienze negative troppo forti; E tanti, tanti altri casi. Allora io, per non arrabbiarmi troppo, cosa posso fare? ESCLUDERE tutte le variabili che dipendono totalmente da me! Oppure… posso giocare al gratta e vinci. Oggi andiamo a vedere assieme la differenza tra vendita professionale e vendita “vecchio stampo” e quali terribili conseguenze per te, la tua azienda e la tua famiglia possono derivare da una mancata comprensione di questa differenza. E come la Comunicazione Su Misura fa la differenza anche questa volta! L’idea di questo articolo è scaturita da… un aperitivo! Classica situazione, al tavolo con conoscenti e qualche sconosciuto. Ci si presenta. E, come succede normalmente, entro i primi 15 minuti di conversazione (questo dicono le ricerche universitarie… ed è assolutamente vero), nasce la classica domanda “che lavoro fai?” Ed ecco che uno degli astanti risponde che è un Agente di Commercio, un Broker nel campo della telefonia. Quindi iniziano le domande: È faticoso? Quante ore lavori? Quanto guadagni? (ovviamente mi sono trattenuto dal fare domande o commenti, e tra poco capirai perché) e ad un certo punto il broker fa la sua affermazione: ogni giorno, quando torno a casa con un cliente nuovo, so che è come aver vinto al gratta e vinci! Un bel colpo di fortuna! Non ho detto nulla. Giuro. Silenzio tombale. Ma con te, che leggi la mia rubrica, devo sfogarmi. Liberarmi di questo peso! Ci sono SOLO DUE MODI per vendere: Affidarsi al caso Fare vendita professionale Solo che… la maggior parte dei venditori in Italia si affida al caso! Esattamente come dichiarato in quella frase, ogni giorno spera in un colpo di fortuna, un gratta e vinci. Certo, ci sono quei “venditori fenomeni”, quelli che vendono “ghiaccioli agli eschimesi”. Ma sono statisticamente pochissimi. E come si fa se un tuo venditore non è un fenomeno? Facciamo un passo indietro. Perché magari stai pensando che tu nella tua attività non hai agenti di commercio, venditori, quindi questo articolo non ti tocca. Invece… qualunque cosa tu venda, c’è un venditore di mezzo. Facciamo qualche esempio: Se hai un negozio, e stai dietro al bancone… tu sei il venditore. O lo è il tuo commesso; Se hai un ristorante, il tuo cameriere è un venditore; Se hai un gommista, la tua segretaria che fa i pagamenti è un venditore esattamente come lo è il ragazzo che smonta le gomme; Se hai un hotel, la ragazza alla reception è un venditore; Se hai uno studio dentistico, tu che operi sei un venditore come lo sono la tua assistente alla poltrona e la tua receptionist; E via dicendo… La domanda che voglio farti è: hai addestrato i tuoi dipendenti e collaboratori alla vendita? Hai dato loro strumenti per apprendere la vendita professionale? Oppure ti affidi alle loro capacità innate? So già come funziona: nella maggior parte dei casi non si fa addestramento alla vendita, quasi mai. Ma qual è la differenza tra vendita professionale e vendita A CASO? Beh, prima di tutto… l’efficacia. Ma questo mi pare ovvio, no? La vendita a caso è fatta di azioni e frasi casuali, istintive, basate principalmente sulla personalità del venditore, che alla cieca e a seconda di quanta energia e voglia ha in quel momento si muove contro le resistenze all’acquisto del malcapitato cliente. La vendita professionale invece è un processo strutturato, fatto di azioni precise, calcolate, testate, calibrate sulla tipologia di cliente con cui si è in trattativa, che rendono la vendita prevedibile con percentuali d’errore molto scarse. E se adesso ti stai aspettando che io in questo articolo ti dica quali sono i segreti della vendita professionale, mi spiace deluderti: non c’è lo spazio per farlo qui e non è questo l’argomento della mia rubrica. Quello che voglio farti vedere oggi è il ruolo della Comunicazione Su Misura in tutto questo! Ma non preoccuparti: tornerò su questo argomento. Vuoi sapere come non far arenare il tuo fatturato a causa di processi di vendita strutturati a caso? Iscriviti alla mia newsletter e non perderti i prossimi articoli! Clicca qui, lascia la tua mail e ricevi in anteprima tutti gli aggiornamenti (e magari – spoilerino – anche qualche vantaggio che altri non possono avere). L’assunto di base è che la vendita a caso: Porta clienti a caso; Porta risultati non prevedibili; Non è replicabile; Soffre gli alti e bassi stagionali; Vende poco. Mentre la vendita professionale: Porta clienti Su Misura; Porta risultati prevedibili; È replicabile e migliorabile; Offre risultati stabili nel tempo; Incrementa vendite, fatturato e utile. La vendita professionale è una vera tecnica, fatta di strumenti, test, statistiche e calcoli precisi sui risultati. Prevede precise mosse, in sequenza, in cui nulla è lasciato al caso. Ed è fondamentalmente ciò che porta soldi alla tua azienda. Semplicemente: più vendite = più soldi. Il venditore è quindi un elemento chiave per la tua crescita
La goccia scava la pietra
Come sfruttare l’arte perduta della costanza per affascinare tutti i tuoi clienti. Esattamente un mese fa il blog dei Sarti ha celebrato i 2 anni dalla sua nascita. La cosa che mi ha sempre colpito di più, anche quando non ero ancora membro del Laboratorio, è il religioso rispetto delle scadenze che tutti hanno all’interno dei Sarti. Gli articoli escono puntuali ogni settimana, il venerdì non manca mai la puntata del podcast, la domenica e il mercoledì ecco i video del Sarto: una macchina ben oliata che non smette mai di sfornare nuovi contenuti. E quando arriva qualcosa di nuovo, hai sempre la certezza che sta per iniziare un nuovo e irrinunciabile appuntamento settimanale! Non si tratta di magia: tutto questo è possibile grazie alla sacra parola che il Sarto ha fatto diventare legge del Laboratorio: COSTANZA. Nell’articolo di oggi parliamo di perseveranza, e del motivo per cui il potere di essere costanti è spesso sottovalutato! Partiamo con il dire che purtroppo la costanza è un’abitudine che abbiamo perduto con il tempo. Il motivo è che in molti casi… non serve più! Pensaci bene: ormai è facilissimo ottenere quasi qualsiasi cosa in modo praticamente istantaneo. Ti faccio un esempio: cosa fai se hai un improvviso desiderio di pane fresco per cena, ma non hai panetterie vicino a te? Non c’è bisogno di preparare l’impasto e aspettare delle lunghe ore: anche se il reparto panificati del tuo negozio di fiducia fosse vuoto, qualsiasi supermercato fornisce lieviti istantanei per soddisfare in pochi minuti il tuo desiderio. E se non hai voglia di sporcarti le mani esistono anche le incredibili macchine del pane, in cui basta versare farina, acqua e lievito per trovare dopo un paio d’ore una perfetta pagnotta calda e croccante da servire a cena! Potrei fare decine di altri esempi, ma il punto è sempre lo stesso: siamo abituati a convivere tutti i giorni con la soddisfazione quasi sempre immediata dei nostri desideri. E di conseguenza… abbiamo dimenticato il valore della costanza e della pazienza! Per questo, indipendentemente dalla nostra età, quando dobbiamo applicare la perseveranza torniamo di nuovo a essere bambini piccoli. Ci applichiamo una volta, due volte, in certi casi perfino tre volte. Ma se non vediamo subito i cambiamenti che ci aspettiamo, allora abbiamo subito voglia di lasciar perdere tutto. Questa cosa è particolarmente vera quando si parla di Comunicazione Online. Troppo spesso vedo aziende di ogni tipo che pubblicano un post sulle loro pagine, convinte che basterà quello per creare un appuntamento settimanale per i loro clienti e per attirare tanti nuovi interessati nella loro attività. Aspettano qualche giorno, ma non ottengono le reazioni sperate. Pubblicano di nuovo la settimana successiva, ma niente: non cambia nulla. A quel punto, se tutto va bene continueranno a pubblicare ancora in un paio di occasioni, per poi rinunciare e tornare a pubblicare a caso una volta ogni 5 settimane. Ma questo è un errore fatale, che porta alla morte dei social e dell’azienda che li possiede… e ha un effetto disastroso sui clienti! La fatica di applicarti costantemente su qualcosa ti fa ottenere un grande vantaggio: crea una grandissima fiducia nei tuoi confronti! E questa cosa è particolarmente vera nel caso delle attività come la tua! Agli occhi di qualcuno che segue la tua azienda sui social, una pubblicazione costante è sinonimo di serietà. Magari non comprerà subito da te, ma con il tempo imparerà a conoscerti e ad amarti. In questo modo, presto da semplice osservatore quel potenziale cliente diventerà un fan, pronto a comprare non appena ne avrà l’occasione! La costanza quindi porta due grandissimi risultati per ogni tipo di imprenditore: 1) Ti rende più forte. Ogni cosa, come un muscolo, può essere allenata e migliorata con il tempo. Per esempio, se ogni giorno dedichi almeno mezz’ora all’esercizio fisico con il tempo vedrai grandi risultati, specie se prima ti dedicavi solo al divano agonistico. Allo stesso modo, se pubblichi qualcosa sulla tua pagina e crei un appuntamento settimanale, con il tempo diventerai sempre più rapido nel trovare nuovi contenuti di valore per il tuo pubblico. In altre parole, la costanza è un sinonimo di rafforzamento personale, e per questo dovresti applicarla a ogni ambito della tua vita. 2) Ti rende un’autorità. Come ho già detto, lavorare costantemente sul rapporto con i tuoi clienti offrendogli con puntualità contenuti di valore, ti permette di costruire un forte legame di fiducia con loro. Con il tempo crei una precisa aspettativa nei tuoi confronti, e se la soddisfi alimenti la visione di te come un imprenditore affidabile e di grande esperto del tuo settore. A questo punto probabilmente ti stai chiedendo come migliorare la tua capacità di essere sempre costante. Molto semplice: la costanza si allena… mettendola in pratica ogni giorno! Trova subito un’abitudine che pensi possa fare la differenza per te o la tua impresa. Può essere una cosa legata alla salute, come andare a correre come prima cosa di mattina, oppure iniziare la pubblicazione di un post settimanale dedicato a mostrare quello che fai nel tuo lavoro. Stabilisci l’impegno che vuoi prendere, ricordandoti che deve essere qualcosa di sostenibile nel tempo. E una volta che lo avrai pianificato… applicalo! All’inizio sarà particolarmente frustrante. Dopo un paio di settimane di lavoro e di mancanza di cambiamenti, avrai la tentazione di lasciar perdere tutto. Ma in realtà non stai fallendo… sei semplicemente in crescita! Ricordi il plateau di latenza, di cui ho parlato in QUESTO articolo? La curva cresce solo per chi fa della costanza un aspetto normale della propria vita professionale. E se la motivazione che hai scelto all’inizio non è abbastanza forte per farti andare avanti… nessun problema! Cerca qualcos’altro che riesca a farti rimanere costante. Correre ogni mattina per te è piacevole come pettinarsi i capelli con un cactus? Pensa all’energia in più che riuscirai ad avere dopo l’attività fisica, e a come i tuoi muscoli risponderanno all’esercizio costante. Pubblicare ogni settimana un nuovo post è impegnativo, e non sai cosa scrivere? Pensa alla soddisfazione dei tuoi
12 consigli pratici per farti trovare su Google
Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, Qualche tempo fa ho pubblicato una guida pratica all’ottimizzazione SEO del tuo sito (nel caso te lo fossi perso puoi recuperarlo qui) e oggi voglio fornirti ulteriori approfondimenti per assicurarmi che tu non commetta degli errori pericolosi. Piccola premessa Avere un sito web ben posizionato su Google è di vitale importanza per la tua attività perché permette agli utenti di trovarti più facilmente online; cioè: ottenere più traffico. Per fare un esempio, posizionarsi tra i primi risultati su Google è come aprire il tuo negozio in una via sempre molto affollata. Cosa vuol dire avere un sito ben posizionato su Google? Comparire in prima pagina nei risultati di ricerca. Conosci la massima “se devi nascondere un cadavere mettilo nella seconda pagina di Google”? È proprio del CEO di Google… e se lo dice lui, io ci credo! Questo significa che devi puntare alla prima pagina dei risultati perché quasi nessuno si spinge fino alla seconda pagina quando ha bisogno di effettuare una ricerca. Scommetto che infatti anche tu quando cerchi qualcosa su Google apri uno dei primi risultati! Ma perché in questa rubrica parliamo quasi esclusivamente di Google e quasi mai degli altri motori di ricerca? Perché è su Google che avvengono il 98,18% delle ricerche. Proprio così. La quasi totalità degli utenti utilizza Google come motore di ricerca, perciò dobbiamo assicurarci che i nostri siti gli piacciano (si, che piacciano proprio a Google e che stiano alle sue regole), se vogliamo che qualcuno li visiti. Lo so: adesso scommetto che ti piacerebbe scoprire tutti i segreti su come posizionarsi in prima pagina Google per aumentare la visibilità del tuo sito. Purtroppo non esiste una formula magica, però esistono delle tecniche per migliorare notevolmente il punteggio SEO del tuo sito e te le mostrerò in questo articolo. Sei pronto? Allora raccogli tutta la tua concentrazione e afferra una tazza del tuo caffè preferito: si parte! 1. Cura le Meta Description Si tratta di uno degli elementi più importanti da ottimizzare. I tag Meta Description sono le descrizioni delle tue pagine che appaiono sui motori di ricerca. Se pensi di non averne mai visto uno prima d’ora, osserva la foto qui in basso. Devi curare al meglio che puoi questi tag perché possono attirare i click dei visitatori quando visualizzano all’interno della pagina dei risultati dei motori di ricerca il tuo sito. Ogni pagina del tuo sito e ogni articolo del tuo blog può avere un tag meta description. 2. Apri un blog Il blog è un’arma potentissima per il posizionamento su Google. Lo sai che Google privilegia i siti che hanno un blog con tanti commenti agli articoli? Ma non è tutto. Il blog non è uno strumento importante soltanto in termini SEO; tramite il blog puoi infatti aumentare la fiducia degli utenti e portarli ad acquistare prodotti/servizi da te. 3. Aumenta la tua attività sui social media Sapevi che i motori di ricerca scansionano anche i social media? Anche in questo caso la community è importante: più commenti e condivisioni collezioni sui social network, più verrai premiato da Google e compagnia. 4. Apri un account LinkedIn Come il profilo Facebook, anche il profilo LinkedIn viene scansionato dai motori di ricerca. Condividi gli articoli del tuo blog su LinkedIn per attirare visite e far crescere la tua community. Tieni aggiornato costantemente il tuo profilo e, soprattutto, sii attivo sul social. 5. Elimina i link ai siti spam Ho parlato spesso di spam su queste pagine. Se è la prima volta che leggi questo termine o vorresti approfondirlo, leggi questo articolo. Cosa intendo con “elimina i link ai siti spam”? Che non devi mai linkare all’interno del tuo sito altri siti malevoli. Ma non solo! Non dovresti neanche provare a fare il furbetto. Mi spiego meglio raccontandoti cosa è successo ad un cliente dei Sarti. Questo nostro cliente era stato penalizzato da Google e non riusciva a capirne il perché, così il Sarto mi ha chiesto di indagare. Dopo una breve ricerca, ho scoperto che il tecnico che aveva realizzato il suo sito aveva spammato in giro il link su altri siti per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca. Sbagliatissimo, errore fatale! Specifico che non serve a proprio a nulla, anzi: è controproducente. A causa dell’idea da strapazzo di questo tecnico il sito del nostro cliente è stato penalizzato da Google e adesso si sta riprendendo pian piano grazie a tutte le tecniche SEO di cui ti parlo all’interno della rubrica del Fabbro. Figo, no? Allora iscriviti subito alla mia newsletter e non perderti mai una guida gratuita sul mondo dei siti web. Fai click sul bottone e spaccherai, credimi! Morale della favola: non fare il furbetto con i link perché non serve a nulla e rischi di compromettere il tuo posizionamento su Google e friends. 6. Elimina tutti i link rotti del tuo sito Cosa sono i link rotti? Sono link che, una volta cliccati, portano sulla pagina “errore 404” del tuo sito. Ma come si generano i link rotti? Ti faccio un esempio: hai pubblicato un articolo mesi fa e, seguendo i consigli del Fabbro, hai citato quell’articolo (vecchio) in un altro articolo più recente e ne hai fornito un link su quest’ultimo al suo interno. Facciamo finta che il link sia “nomedeltuosito.it/vecchio-articolo” (e anche oggi ho esaurito la mia dose giornaliera di creatività). Se domani decidi di eliminare il vecchio articolo (magari perché il contenuto è obsoleto e non più utile), il link ad esso associato (nomedeltuosito.it/vecchio-articolo) diventa “rotto”, perché re-indirizza ad un articolo che non esiste più. Devi sempre eliminare questi link rotti perché Google li penalizza pesantemente. Come mai? Perché se un utente effettua una ricerca Google farà di tutto per non portarlo su un sito con i link rotti, e come biasimarlo? “Ok Fabbro, ma come faccio ad individuare i link rotti sul mio sito? Devo passare in rassegna ogni volta tutte le pagine e gli articoli del mio blog?” Ottima domanda. Esiste uno strumento molto semplice da
1 su 10.000 ce la fa (e magari sei tu)
Sono reduce da una telefonata triste. Non mi succede quasi mai. Anzi, di solito le telefonate di lavoro sono emozionanti, piene di idee e progetti. Stavolta, inizialmente, non è stato diverso. Ma poi… Poi è arrivata lei: la frase che ha ucciso tutto. Il mio entusiasmo. La mia voglia di fare le ore piccole su un nuovo progetto. La carica, quell’energia che mi si accende ogni volta che metto mani su una nuova, fantastica idea di un cliente (o potenziale cliente). Di che frase si tratta? Andiamo a vederlo assieme. E vediamo come sbarazzarci per sempre di queste parole dal nostro vocabolario. Una piccola premessa: mi perdonerai se non farò nomi e sarò un po’ vago in alcuni punti: qui si parla di progetti di vita di più persone che, alla luce dei fatti, rischiano di andare davvero molto male. Non me ne volere se mantengo l’anonimato. E spera con me che riescano subito a prendere la strada giusta e non far arenare il loro progetto proprio su questa frase. La frase incriminata è: “prima aspettiamo che l’attività prenda piede, poi investiamo nella Comunicazione” Lo senti il mio cuore che fa C R A C K? Allora, andiamo a vedere QUANTI e QUALI errori fatali si nascondono in questa frase, in questo pensiero. Non sarà un articolo facile, perché so che troverai cose che fai anche tu… e che sei convinto di non aver bisogno di cambiare! Se leggere ti farà arrabbiare… sarà un piacere rispondere a tuoi eventuali commenti. Ma sappi che… ho ragione io. Quindi sono pronto a sfidarti! L’attività in questione è nata da solo otto mesi. L’hanno aperta quattro giovani ragazzi, tutti sotto i trent’anni, con il desiderio di farne il lavoro della vita, trarne soddisfazioni professionali ed economiche e… beh, farci i soldi. Quindi sono pazzi. Completamente fuori di testa. Perché dai, fare l’imprenditore in Italia nel 2021 è una vera follia! Ma sono quei pazzi che piacciono a me: hanno un sogno, le carte in regola per realizzarlo e ci mettono tutto, senza un piano B! Bravi, così si fa! Questi quattro ragazzi sono davvero svegli. Ottime idee di partenza, un buon piano di sviluppo, un business plan ben fatto e… …rullo di tamburi… UN PIANO D’INVESTIMENTO PER LA COMUNICAZIONE! Sono commosso! Puoi comprendere la mia gioia se conosci questo dato: la maggior parte delle realtà imprenditoriali italiane NON STANZIA un budget per la Comunicazione, ma cerca di “strapparlo” qua e là. Non prevede un piano d’investimento organizzato, non fa un vero e proprio calcolo per sapere quanto deve investire e su cosa e, soprattutto, non dedica la giusta attenzione alla parte economica. Cioè, continua a pensare che i Clienti arrivino GRATIS. Idea bellissima eh, un tempo funzionava pure. Ora invece i Clienti si COMPRANO. Non sono più Gratis. E non lo saranno mai più. Quindi, capirai, ero al settimo cielo! Poi mi viene un dubbio: se mi hai chiamato otto mesi dopo l’apertura parlandomi di investimento in Comunicazione… come hai investito il tuo budget fino ad oggi? Risposta: ancora non abbiamo messo un euro. Domanda: perché?!? Non avevate stanziato un budget? Risposta: sì, ma prima vogliamo il negozio renda, poi investiamo. Così ci teniamo un cuscinetto metti che… STO MALE. Era tutto troppo bello per essere vero. Per un attimo ho pensato di essermi semplicemente illuso. Di aver preso fischi per fiaschi. Tutto finito. È stato bello, ma niente da fare. Avevo di fronte l’ennesimo imprenditore che vuole vincere facile… Ma poi, abbiamo continuato a parlare e… e, fortunatamente, mi sbagliavo. Questi quattro ragazzi in realtà HANNO FATTO BENE a tenere i soldi da parte. Ed hanno una buona motivazione… solo che non lo hanno ancora capito benissimo. Seguimi che ti spiego ben bene cosa è successo. Anzi, ancora meglio, ti spiego prima cosa succede di solito, poi cosa hanno fatto questi quattro ragazzi… e infine cosa possono fare SUBITO (che magari è lo stesso che puoi fare tu). #1 COSA FANNO QUASI TUTTI La stragrande maggioranza delle aziende Italiane, che siano start-up o avviate, NON stanzia un budget per la Comunicazione. E non solo. Non sa nemmeno come calcolarlo! Quindi cosa fa? Ad un certo punto si ricorda che ci sono i Social, perché vede la pubblicità della concorrenza, e DECIDE in maniera totalmente arbitraria, senza alcun calcolo e senza alcuna conoscenza, un budget da investire. Nel peggiore dei casi si abbina alla frase: proviamo qualche mese poi vediamo se vale la pena. E non finisce qui! Non avendo idea di come muoversi, non solo stanzia il budget a caso… ma decide totalmente a caso cosa comprare. E che risultati vuole avere! Magari al titolare piacciono i video, quindi decide che deve fare un bel video per i Social… senza mettere a budget il costo della campagna per mostrarlo al pubblico. Oppure ha appena scoperto Instagram e decide arbitrariamente che quello è il suo canale perfetto per acquisire clienti… o peggio ancora, followers. Se ti raccontassi quante ne ho sentite staremmo qui ore. Quindi, in definitiva, mediamente le aziende: Aspettano di avere i clienti Poi stanziano cifre a caso per avere altri clienti Investono in maniera totalmente casuale su canali casuali Non sanno valutare i risultati Si convincono che i social non funzionano (chiudono in Italia circa 240 aziende ogni giorno) #2 COSA HANNO FATTO QUEI QUATTRO RAGAZZI Beh… hanno aperto la loro attività con la consapevolezza che avrebbero dovuto investire in Comunicazione. Hanno anche stabilito quanto… ma purtroppo non avevano le competenze per sapere quale fosse la giusta cifra. E fin qui, sia chiaro, non è nemmeno colpa loro! La cultura sulla Comunicazione in Italia è così indietro che è quasi impossibile sapere come muoversi.E ancor più difficile calcolare il giusto investimento! (infatti, se sei in queste condizioni, ti conviene richiedere la mia consulenza. Magari ti risparmi un sacco di tempo e di errori! Clicca qui e richiedila subito!) E poi… poi
Non sei un indovino!
Scopri i freni che la tua mente ti impone per non farti raggiungere il successo! Sicuramente almeno una volta nella vita ti sei trovato davanti a una sfida lavorativa particolarmente impegnativa, oppure a un impegno personale difficile da affrontare. A quel punto hai iniziato a raccogliere tutte le tue energie, stringere i denti, investire tutta la tua forza di volontà. Segretamente eri convinto di non riuscire, ma hai deciso comunque di provare. E… le cose sono andate malissimo! Dopo il fallimento ti sei convinto che quell’impegno non potesse essere gestito. Che quel lavoro fosse troppo complicato, la dieta troppo restrittiva, quella sfida semplicemente non adatta a te. Ovviamente, essendo un essere umano (a dispetto del mio nome nel Laboratorio dei Sarti), anche a me è capitata una cosa del genere. A dire il vero, più di una volta! Quando ne ho parlato con il Sarto, come sempre, ho ricevuto una risposta che mi ha permesso di vedere le cose in modo diverso. Mentre mi lamentavo della sfortuna, della difficoltà della sfida, delle persone brutteecattive, mi è stato chiesto: “Ma tu pensavi di riuscire? O eri certa di fallire?” “Beh, non ero sicura e la paura di non farcela c’era…” “Bene, allora hai trovato il motivo del tuo insuccesso!” Nell’articolo di oggi parliamo delle terribili profezie che si autoavverano, uno dei principali motivi dietro i tuoi grandi insuccessi. Come imprenditore, capire il pericolo dietro la tendenza a vedere sempre il peggio è fondamentale. Per questo devi imparare a distinguere una situazione oggettivamente complicata da un momento di paura irrazionale, e in questo articolo scoprirai come farlo! A proposito: ogni articolo del mio blog è dedicato a come far crescere il tuo valore personale. Per non perdere neanche un’occasione di raggiungere il successo ISCRIVITI alla nostra newsletter e aspetta il mercoledì! Torniamo a noi. Che cos’è esattamente una profezia che si autoavvera? Anche se il nome è molto suggestivo, oracoli e maghi non c’entrano nulla: si tratta di un meccanismo mentale chiamato anche Effetto Rosenthal. Il nome nasce da un particolare esperimento di psicologia che il ricercatore Robert Rosenthal conduce negli anni ‘60. Lo scopo è studiare gli effetti delle aspettative degli insegnanti sulle performance di una classe di bambini delle elementari. Per l’esperimento, Rosenthal fa svolgere a una classe di bambini americani un semplice test per misurare il quoziente intellettivo. Una volta avuti i risultati, seleziona all’interno del gruppo di documenti alcuni test. Non sceglie particolari punteggi. A dire il vero seleziona i nomi senza neanche guardare il risultato ottenuto! A quel punto si presenta agli insegnanti dei bambini, sfoggia un grande sorriso ed esclama: “Congratulazioni! Questi sono i bambini più intelligenti all’interno della vostra classe!” Dopo un anno, Rosenthal torna nella stessa scuola per analizzare le performance dei bambini, proponendo un nuovo test. E scopre che gli alunni indicati come più brillanti avevano migliorato significativamente la loro performance scolastica, e indipendentemente dal loro livello di partenza nel test erano diventati i migliori della classe! Come è stato possibile? Semplicemente perché gli insegnanti avevano iniziato a cambiare atteggiamento nei loro confronti. Stimolati da rinforzo positivo e incoraggiamento, i bambini sono stati spinti a dare il meglio di loro, e guidati da una forte motivazione personale sono riusciti a sbloccare il loro potenziale! Un esperimento adorabile, non è vero? Peccato che funzioni nello stesso identico modo anche al contrario. Le aspettative negative possono peggiorare la tua performance in modi totalmente inaspettati. E qui arriviamo a te e alle sfide “inaffrontabili” che ti trovi davanti ogni giorno. Quando ti convinci da solo che un compito sia impossibile da realizzare, tutto nel tuo corpo e nella tua mente si muoverà per convincerti che tu abbia ragione. Devi presentare una conferenza, ma hai timore di fare una figuraccia davanti al pubblico? Tenderai ad abbassare le spalle, l’intera bocca si irrigidirà e non farai altro che balbettare. In questo modo realizzerai le aspettative che avevi per te stesso, nutrendo la tua profezia che si autoavvera. Ovviamente questo non significa che un’attitudine positiva può sistemare qualsiasi cosa facilmente. Per arrivare a realizzare i propri sogni ci vorrà sempre del duro lavoro. E a volte non riuscirai a ottenere quello che desideri al primo colpo. Ma non dimenticare mai che siamo biologicamente predisposti a comportarci in base al nostro pensiero. In altre parole: il modo in cui pensiamo alle cose influenza anche il modo in cui ci comportiamo in ogni occasione. Il segreto per sbloccare questo meccanismo è semplice: smettila di comportarti come un profeta di te stesso! Senza dati oggettivi non puoi prevedere i risultati di una tua azione. E dato che spesso non puoi avere queste informazioni fino a che non provi… questo significa che devi affrontare ogni sfida nel modo più positivo possibile! Cerca di analizzare ogni situazione che ti trovi davanti. Apprezza la difficoltà di quello che stai per fare e le cose che imparerai indipendentemente dal tuo risultato: ogni lezione sarà preziosa per farti crescere! In altre parole, cerca di impostare la tua visione del mondo in modo oggettivo. Togliti le vesti di profeta di te stesso e inizia a mettere quelle di osservatore scientifico. Questo semplice cambio nel modo di vedere le cose sarà la chiave per riuscire ad affrontare ogni singola sfida con occhi completamente nuovi! La regola riguarda ogni aspetto della tua vita, e applicarla sarà quello che farà la differenza per la tua azienda. Un esempio classico è la gestione della Comunicazione Online. Molti imprenditori sono convinti che il loro settore sia diverso, o semplicemente di non essere portati per comunicare in modo efficace online. Ma ovviamente si tratta solo di una storia che si stanno raccontando da soli, e che rischia di diventare una terribile profezia che si autoavvera! Sapere come organizzare la tua Comunicazione per attirare Clienti su Misura è possibile, se hai gli strumenti giusti per farlo. Per aiutarti il Sarto ha scritto VESTITI BENE E PRENDI IL WEB A MAZZATE! Si tratta di un manuale pratico e pieno di informazioni e consigli utili su
Data Driven: perché non puoi farne a meno per far crescere la tua azienda| Quattro casi di successo, parte 2
Ciao e bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, La scorsa settimana abbiamo parlato su queste pagine di aziende Data Driven e, nello specifico, ti ho mostrato 2 esempi di come le grandi aziende prendono delle decisioni importanti basandosi sulla raccolta e l’analisi dei dati. Se per qualche motivo ti fossi perso la prima parte dell’articolo, don’t panic! Puoi recuperarla qui e ti consiglio di farlo al più presto: al suo interno troverai anche il metodo in sei fasi che utilizza Google per raccogliere e analizzare i dati. Nella seconda e ultima parte di questo articolo prendiamo in analisi altre 2 aziende molto famose e scopriremo in che modo hanno preso delle decisioni vincenti, capaci di aumentare il loro fatturato. Sei pronto? Allora raccogli tutta la concentrazione che puoi e afferra subito una tazza del tuo caffè preferito! Caso 3 – Come Blue Apron riesce a predire il futuro Blue Apron è forse l’azienda meno famosa tra le 4 di cui ti parlo in questo articolo, perciò un po’ di background è doveroso. Blue Apron è una società americana specializzata nella consegna a domicilio di meal-kit. Ma questo cosa significa? La missione di Blue Apron è permettere a tutti di cucinare a casa propria senza lo stress derivante dal decidere cosa mettere in tavola e soprattutto senza doversi rifornire degli ingredienti. In pratica ti invia a casa delle ricette ideate da un team di cuochi e gli ingredienti per realizzarle. Il fenomeno del meal kit non è nuovissimo, ed è nato in america nel 2012. Infatti Blue Apron non è l’unica azienda specializzata (basti pensare ad es. a HelloFresh, suo competitor principale). Però voglio parlartene in particolare perché si tratta di un’azienda in grado di… prevedere il futuro grazie alla raccolta e l’analisi dei dati! Proprio così. Devi sapere che ogni settimana, l’azienda presenta ai suoi abbonati un menù fisso di pasti disponibili per l’acquisto e utilizza analisi predittive per prevederne la domanda. Questa pratica nasce dall’obiettivo di evitare il deterioramento dei prodotti e favorire l’evasione degli ordini. Ma come fa Blue Apron a prevedere in anticipo la domanda? Per arrivare a queste previsioni, Blue Apron utilizza degli algoritmi che tengono conto di tante variabili, che in genere rientrano in 3 categorie: caratteristiche relative al cliente; caratteristiche relative alla ricetta; caratteristiche relative alla stagionalità. Le funzionalita relative al cliente utilizzano dati storici che descrivono la frequenza degli ordini di un determinato utente. Le funzionalità relative alle ricette si concentrano sulle preferenze di ricette passate acquistate dall’abbonato, consentendo all’azienda di dedurre quali pasti imminenti è probabile che ordini. Nel caso delle caratteristiche relative alla stagionalità, vengono esaminati i modelli di acquisto per determinare quando i tassi di ordine possono essere superiori o inferiori, a seconda del periodo dell’anno. Attraverso l’analisi di regressione (un metodo statistico utilizzato per esaminare la relazione tra le variabili), il team di ingegneri di Blue Apron ha misurato con successo la precisione dei suoi modelli di previsione. Il team riferisce che, nel complesso, l’errore quadratico medio (differenza tra valori previsti e osservati) della loro proiezione degli ordini futuri è costantemente inferiore al 6%. Il 6%! Questo significa che le loro previsioni hanno un livello di accuratezza altissimo! In pratica sbagliano soltanto 6 previsioni su 100. Questo risultato incredibile riesce a far risparmiare all’azienda milioni di dollari in acquisto e produzione degli ingredienti. Inoltre, ciò evita gli sprechi di cibo, che è sempre un bene per il pianeta e impatta in modo positivo sull’immagine dell’azienda. Caso 4 – Targetizzazione precisa dei consumatori in PepsiCo PepsiCo è un celebre marchio che non ha bisogno di presentazioni. I consumatori sono fondamentali per il successo dell’azienda multinazionale di alimenti e bevande PepsiCo. L’azienda fornisce rivenditori in più di 200 paesi in tutto il mondo, servendo un miliardo di clienti ogni giorno. Per garantire che le giuste quantità e tipi di prodotti siano disponibili per i consumatori in determinate località, PepsiCo utilizza la raccolta e l’analisi dei dati predittiva. PepsiCo ha creato una piattaforma di dati e analisi basata su cloud chiamata Pep Worx. L’obiettivo della piattaforma è quello di aiutare l’azienda a prendere decisioni più informate in merito al merchandising dei prodotti. Grazie a Pep Worx, la multinazionale identifica gli acquirenti negli Stati Uniti che potrebbero essere molto interessati a uno specifico marchio o prodotto PepsiCo. Eccoti un esempio: Pep Worx ha consentito a PepsiCo di distinguere 24 milioni di famiglie dal suo set di dati di 110 milioni di famiglie statunitensi che sarebbero probabilmente interessate a Quaker Overnight Oats. La società ha quindi identificato rivenditori specifici presso i quali queste famiglie potrebbero fare acquisti e ha mirato al loro pubblico unico. In definitiva: questi clienti hanno guidato l’80% della crescita delle vendite del prodotto nei primi 12 mesi dopo il lancio. Uagliò! L’80% della crescita delle vendite in soli 12 mesi! Capisci bene perché ho incluso questo caso nell’articolo: l’analisi di PepsiCo è un esempio lampante di come il processo decisionale basato sui dati può aiutare le aziende di oggi a massimizzare i profitti. Che cosa puoi fare tu per trarre beneficio dalla raccolta e l’analisi dei dati? Spero che questi esempi ti abbiano fatto riflettere e stiano facendo sorgere in te delle domande come “in che modo posso utilizzare i dati per far crescere anche la mia azienda?” Ebbene, come illustrano questi esempi, l’analisi può essere uno strumento potentissimo per le organizzazioni che cercano di crescere e migliorare i propri prodotti/servizi. A livello aziendale, una profonda comprensione dei dati può portare a processi decisionali migliori. I dati sono una risorsa preziosa nel mercato di oggi e in continua evoluzione. Per gli imprenditori saper interpretare e comunicare i dati sono abilità indispensabili per implementare un sano processo decisionale in azienda. Da dove puoi iniziare? Innanzitutto puoi iscriverti alla newsletter del Fabbro! In questo modo, non perderai mai una guida o un approfondimento importante sulle tecnologie migliori per fare azienda. 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