Ruba i clienti ad altre aziende e loro ti ringrazieranno

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Ogni settimana scrivo un articolo che, gira e rigira, ti spiega tante sfaccettature di quella parte dell’essere imprenditori o imprenditrici che accomuna TUTTI ma proprio TUTTI: il business dell’acquisizione clienti. Qualunque attività tu abbia, in qualunque settore, con qualunque prodotto o servizio, dovrai fa quella cosa che fanno tutti: trovare sempre nuovi clienti!   La statistica parla chiaro: le aziende perdono, mediamente, il 30% di clienti ogni anno. Questo vuol dire che anche i tuoi clienti affezionati, anche quelli sfegatati, un giorno potrebbero decidere di andarsene. So che non sembra così: se un cliente si mostra come vero e proprio Fan, a noi viene da pensare che sarà cliente per sempre.   Eh, che ci vuoi fare, siamo tutti sentimentaloni.   Eppure, può succedere che smetta di essere nostro cliente. Magari ha cambiato casa, città, tragitto per andare a lavoro. O per motivi imprevedibili ha deciso di cambiare qualcosa della sua vita e di conseguenza quello che vendi tu non gli serve più E se può farlo un Cliente Su Misura, può farlo chiunque!   È prevedibile? È un meccanismo che possiamo bloccare? Diciamo che si, si può fare, ma solo in parte. Quindi per comodità, diamo per scontato che 3 clienti su 10 ci abbandoneranno SENZA DUBBIO.   Per cui dobbiamo correre ai ripari. Dobbiamo prevedere un flusso di clienti in entrata che sia di almeno un 30% annuo, per pareggiare… o meglio ancora, un bel 40% e non ci pensiamo più.     Per questo scrivo articoli, giro e monto video, ogni settimana: perché io e te abbiamo un ASSOLUTO BISOGNO di avere sempre un canale di acquisizione clienti aperto…   …e il Web è un gran bel posto dove andarseli a cercare!   Ti racconto come si fa. Ti spiego tecniche e strategie. Ti descrivo strumenti. E lo stesso farò oggi… ma sarà un po’ diverso dal solito.   Oggi ti insegnerò a rubare i clienti ad aziende che NON SONO TUE CONCORRENTI.   E non solo: ti spiegherò come farlo facendo FELICI le aziende a cui lo rubi. Al punto che saranno loro a chiederti di rubargliene ancora!   Seguimi, perché qui potresti trovare una vera miniera d’oro per il tuo business.   La prima domanda che devi farti, quando stai pensando di acquisire clienti è:   DOVE SONO I MIEI CLIENTI?   Si, lo so, sono tutti su Facebook a cazzeggiare. Ma non solo. Hanno una casa, lavorano in un ufficio, hanno un’azienda… hanno abitudini, luoghi che frequentano, posti in cui acquistano. Per cercarli siamo tutti propensi a credere che, infilandosi nelle loro bacheche con sponsorizzate mirate, li si possa catturare con i Social e portarli fino a diventare clienti. Vero, ovviamente, ma non è tutto qui.   Questa è UNA PARTE del sistema di acquisizione clienti che devi costruire!     Perché se sai dove andarli a trovare AL DI FUORI del web, puoi fare alcune cose i cui risultati possono superare ogni tua fantasia.   Come, ad esempio, andare a prenderli esattamente dove vanno a comprare cose che tu non vendi. Ok, un po’ contorto, mi spiego meglio:   i tuoi clienti hanno delle caratteristiche comuni. Questo è l’assunto di base di ogni business che funzioni.   Hanno caratteristiche comuni, interessi comuni e capacità d’acquisto comune.   So che può sembrarti strano, ma te lo faccio capire con un esempio. Immagina una pescheria. Apre due mattine a settimana e fuori c’è la coda per prendere il pesce fresco. Cosa hanno in comune TUTTI i clienti di quella pescheria? Amano il pesce, ovvio. Ma non solo: vogliono quello fresco, non quello surgelato o quello del banco del supermercato. Lo vogliono al punto che si fanno la fila.   E non finisce qui: i clienti della pescheria hanno anche la mattina libera. Possono essere tranquillamente in giro alle 10:00 del mattino senza abbandonare il luogo di lavoro. E questo perché spesso sono anziani…   Certo, sono pochi dati, ma ci permettono già di intuire alcune cose: che probabilmente hanno tempo libero e interesse al cibo sano e una certa età. Quindi potenzialmente sono clienti adatti a partecipare a quel corso di ginnastica soft per anziani che si tiene al parco cittadino al mattino alle 9:00.   Se l’esempio ti è chiaro, hai già capito dove voglio arrivare: se scopri dove i tuoi clienti vanno normalmente a spendere i loro soldi… sai dove andarli a prendere!     Il meccanismo che ti descrivo oggi viene chiamato in inglese Joint Venture. Vediamo la descrizione di Wikipedia: Una joint venture (ovvero “associazione temporanea di imprese”) è un contratto con cui due o più imprese si accordano per collaborare al fine del raggiungimento di un determinato scopo o all’esecuzione di un progetto.   Letta così sembra un sistema di accordi complicato, con magari un paio di passaggi dal notaio e un avvocato che verifichi il contratto. Ovviamente non ti sto parlando di una cosa del genere. Quello che ti sto spiegando lo puoi applicare da DOMANI a costo ridottissimo di investimento, senza notai o burocrazie folli.   Devi solo conoscere bene i tuoi clienti, cosa gli vuoi vendere e scoprire dove vanno a spendere i loro soldi… A quel punto il meccanismo diventa semplicissimo.   E te lo spiego con un esempio pratico: immagina di avere un centro estetico che ha appena implementato dei trattamenti viso per signore.   Si tratta di trattamenti viso di lusso: in poche sedute la pelle sembra ringiovanita, le clienti sono soddisfatte e pensano di aver trovato il segreto dell’eterna giovinezza. Tuttavia, il trattamento è molto costoso: bel 160 € a seduta da 30 minuti. Ed occorre ripeterlo almeno 4 volte al mese. Quindi al centro estetico servono clienti donne, dai 40 ai 60 anni, che non abitino esageratamente lontano e che non abbiano difficoltà a spendere 840 € al mese per sentirsi più belle e giovani. Quindi il centro estetico, oltre a creare il giusto pubblico delle sponsorizzate, va a caccia di clienti anche in altro modo. Siamo prossimi a San Valentino

L’importanza di avere dei link brevi

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Ciao e bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, con l’articolo di oggi voglio fornirti una guida pratica per rendere più accattivanti gli URL dei tuoi siti/landing page e più semplici da scrivere. “Grazie Fabbro, ma cosa sono gli URL? E perché dovrei renderli più semplici e accattivanti?” Ottima domanda, grazie! Cos’è un URL Gli URL sono gli indirizzi web di tutte le pagine in internet, ad es. https://isartidelweb.it è l’URL della pagina principale del sito dei Sarti del Web; https://google.com è l’URL della pagina principale del motore di ricerca Google. In effetti potremmo dire che sono dei link, ma c’è una piccola differenza. Un link è un collegamento ad un URL = il bottone che ti porta alla pagina principale del sito dei Sarti del Web è un link. In parole povere: il link è il collegamento e l’URL è la destinazione. Ma a parte questo, perché dovresti semplificare gli URL delle pagine più importanti sul tuo sito? Perché devi semplificare gli URL più importanti Molto spesso devi comunicare l’URL di una determinata pagina in cui vendi un prodotto/servizio a voce (tramite un video o un webinar) o in forma scritta (su un libro o volantino). Quando accade non puoi utilizzare un URL come “https://nomesito.it/categoria-prodotto/nome-completo-del-prodotto”. Sarebbe difficile da pronunciare in video e difficile da scrivere nella barra dell’indirizzo su Google, soprattutto se ci sono tanti trattini. I tuoi utenti potrebbero sbagliare a scriverlo e scoraggiarsi. Tutto questo contribuisce a creare un’esperienza sgradevole, da dimenticare. Se invece utilizzi un URL come “https://nomesito.it/prodotto”, oppure “https://nomesito.it/servizio” , diminuisci di molto il margine di errore e rendi vita facile ai tuoi utenti. Ma cosa ancor più importante, sarà memorabile, la gente potrà “ricordarselo”, il che significa tantissimo! Te lo assicuro… Bello, no? Ma come si fa? Modifica l’URL direttamente sulla pagina o sull’articolo Quando pubblichi una pagina o un articolo su WordPress, la parte finale dell’URL (quella dopo l’ultimo “/”) diventa automaticamente uguale al titolo. Se il titolo della tua pagina è “Come risolvere subito questo problema”, l’URL della pagina sarà “nomedeltuosito.it/come-risolvere-subito-questo-problema”. Apri su WordPress la pagina con l’URL incriminato e fai click su “Modifica”. Adesso puoi cambiare l’URL in “risolvi-questo-problema”. Però fai attenzione, non dovresti sempre farlo. Così come non dovresti sempre utilizzare dei titoli brevi per ottenere degli URL brevi. Fallo soltanto sulle pagine accessibili tramite video, webinar, materiale cartaceo. Sulle pagine del tuo sito che vuoi rendere accessibili tramite pulsanti, menù di navigazione, collegamenti esterni su altre pagine web e annunci sponsorizzati social, lascia un URL più descrittivo possibile. Il motivo principale è che a Google piacciono i titoli descrittivi. Ho già scritto in un articolo precedente che i titoli delle pagine sono un elemento molto determinante in ottica SEO, nel caso te lo fossi perso puoi rimediare subito! Agisci in base alla tua strategia di comunicazione: se vuoi rendere quella pagina accessibile tramite video in cui dici “Collegati alla pagina nomesito.it/prodotto” accorcia l’URL. Se invece utilizzi link o bottoni per indirizzare i tuoi utenti su quella pagina lascia pure il titolo più lungo. “Va bene Fabbro. Ma se volessi rendere accessibile quella pagina sia da link e bottoni che da video o materiale cartaceo?” In quel caso allora puoi utilizzare un altro metodo: Crea un reindirizzamento alla pagina Si tratta di un metodo un po’ più sofisticato e ho bisogno che tu raccolga tutta la tua concentrazione e afferri una tazza del tuo caffè preferito. Pronto? Via! Il reindirizzamento funziona in questo modo: l’utente scrive un URL nella barra di ricerca e viene collegato ad un altro URL. Lo so, detto così all’apparenza non vuol dire nulla. Lascia che ti faccia un esempio: collegati all’indirizzo www.google.com . Fermo, non c’è bisogno di chiamare La Penna Rossa per farmi bacchettare, so bene che si scrive Google con due “o” e non Gogle, l’ho scritto così volutamente. Scommetto che se ci hai cliccato su sei finito magicamente sulla pagina principale di Google. Cos’è successo qui? Come mai anche sbagliando a digitare il nome finisci sulla pagina giusta? Non è magia: sei stato soltanto reindirizzato. Google effettua ricerche di continuo, 24h su 24h, 365 giorni all’anno. Ora, sicuramente in base ad una ricerca è saltato fuori un dato secondo cui una percentuale molto alta di utenti sbaglia a digitare la parola Google. Per ovviare a questo problema, i tecnici hanno deciso di acquistare anche il dominio gogle.com e di farlo puntare su quello giusto, quello con due “o”. Il risultato è che anche chi sbaglia a digitare il nome del motore di ricerca riesce comunque ad arrivare sulla pagina giusta. Ma questo è solo un modo in cui puoi utilizzare la tecnica del reindirizzamento. Ne esistono altri ancora, tra cui quello necessario per risolvere la questione degli URL lunghissimi. Prendiamo di nuovo come esempio l’URL “nomesito.it/categoria-prodotto/nome-completo-del-prodotto”. Facciamo finta tu abbia bisogno di rendere la pagina accessibile sia tramite istruzioni video (o su materiale cartaceo), sia tramite link, bottoni, post sui social e via dicendo. Per venirne a capo hai bisogno di 2 URL: l’URL completo e descrittivo della pagina; una versione più corta dell’URL originale, tipo “nomesito.it/prodotto”. Come mai hai bisogno di 2 URL per la stessa pagina? Perché se imposti il reindirizzamento sull’URL breve, una volta cliccato reindirizzerà in automatico su quello lungo. Il risultato è questo: nel video potrai dire agli utenti di collegarsi all’URL “nomesito.it/prodotto” così che, automaticamente, digitando quell’URL verranno reindirizzati su “nomesito.it/categoria-prodotto/nome-completo-del-prodotto”. Un po’ come quando digitando gogle.com si viene reindirizzati su google.com. Così Google continuerà a vedere il tuo sito di buon occhio e i tuoi utenti non dovranno scomodare ogni volta tutti i santi del paradiso per raggiungere la pagina. Mission complete! Figo, no? “Molto! Ma come posso applicare questa tecnica?” Ecco che te lo spiego: Per prima cosa, accedi alla bacheca WordPress del tuo sito e fai click su “Plugin” -> “Installa nuovo”. Digita nella barra di ricerca “Pretty Links”. Pretty Links è un plugin con cui puoi generare in pochissimi click tutti i reindirizzamenti che desideri. Installalo pure e poi fai click su “Attiva”.

E se tutti fossero “IL MIGLIORE”?

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[3 problemi insormontabili che ti fanno chiudere anche se fai Comunicazione Su Misura]   Se c’è una cosa che 15 anni di lavoro nella Comunicazione mi ha insegnato è: ASCOLTA IL TUO CLIENTE.   Calma, non è una di quelle cose tipo “il cliente ha sempre ragione”. Parlo di ascolto critico e attenzione!   La necessità di scrivere questo articolo è emersa proprio da un nostro lettore. Non un cliente (per ora?), ma una persona che ci ha dato la sua attenzione ed ha condiviso con noi un dubbio legittimo.   Ecco l’antefatto:   il caro Roberto ha posto una domanda dopo aver visto il video del Sarto “sei economico o sei migliore” (sei non l’ai visto eccotelo qui)     E questa è la domanda     “Nel caso tutte le aziende dovessero servirsi dei Sarti… quale risulta la migliore?”   Ora… è proprio un bell’esercizio mentale!   E non è solo bello, è anche utile.   Dai, facciamo un gioco!   Facciamo finta che i Sarti del Web siano abbastanza grandi da poter gestire la Comunicazione di tutte le aziende d’Italia. Tutte tutte.   In Italia ci sono 996.000 imprese. Ora immagina con me un ufficio di qualche decina di ettari, con decine di migliaia di addetti, tutti a lavorare con il Metodo Sarti del Web per gestire la Comunicazione Su Misura di 996.000 aziende.   Che succede se metti in mano a tutti l’opportunità di avere strumenti, tecniche e professionisti al massimo livello di competenza? Magari con budget spaventosi da investire su web?   Che succede se giocano tutti ad armi pari?   Vincono tutti? Perdono tutti?   No, nessuno di questi due casi. Succede ben altro   E quanto sto per dire potrebbe non piacerebbe a molti…     In una situazione paradossale di questo tipo, ci troveremmo di fronte a una percentuale ENORME di progetti falliti, aziende chiuse nonostante la Comunicazione Su Misura e investimenti gettati al vento.     Ma come, la Comunicazione Su Misura non fa crescere le aziende?     Emh… si. Ma non tutte.     In una situazione del genere avremmo TRE problemi insormontabili – o quasi – da affrontare. Tre giganteschi ostacoli che porterebbero i Sarti a FALLIRE MISERAMENTE.   Andiamo a vederli nel dettaglio. Lo so, potrebbe farti male. Ma seguimi, è per il tuo bene.   PROBLEMA 1   La Comunicazione fa male a chi lavora male.     Se il tuo prodotto è scadente e non rispetta le promesse fatte al cliente. Se il tuo servizio è fallace e crea problemi al cliente. Se la tua assistenza clienti è lenta e non risolutiva. Se la clientela del tuo negozio viene trattata male dai tuoi dipendenti. Se non hai un sistema adeguato a rispondere in maniera tempestiva ai dubbi del cliente. Eccetera, eccetera…   La Comunicazione ti porterà inevitabilmente a CHUDERE PRIMA. Perché con una situazione di quelle descritte, prima o poi chiudi comunque. Ma se ti esponi, se inizi a fare vera Comunicazione… i tuoi difetti emergono PRIMA dei tuoi pregi.   Ti sembra assurdo? E invece… Seguimi che ti spiego.   La Comunicazione è un acceleratore ed un AMPLIFICATORE.     Accelera il tuo processo di Business, velocizzando il raggiungimento di traguardi e successi… o di fallimenti.   Se la tua Azienda è destinata a fallire (per uno o più dei motivi sopra citati), con la Comunicazione fallirà prima! Più clienti, più esigenti, manderebbero a tappeto un’azienda malfunzionante.   E non solo.   La Comunicazione amplifica la portata del tuo messaggio di vendita, lo espande. Lo rende visibile.   Comunica i tuoi valori, i tuoi vantaggi… ma non nasconde le tue carenze, anzi: le mette inevitabilmente alla mercè di più persone e più profilate.   Pensa solo alle recensioni: se la tua azienda lavora male ma attira a sé molti clienti nuovi, questi saranno portati a lasciarti recensioni negative. Più funziona bene la tua Comunicazione, più riceverai recensioni. E lo sai già che succede alle aziende con molte recensioni negative vero?   Il cliente scontento difficilmente tace. Magari non parla proprio con te, ma lo fa con i suoi amici e conoscenti… e sul web!   PROBLEMA 2   La Comunicazione Online è un lavoro duro!     Se pensi che basti pagare i Sarti per avere successo stai fresco… vanno fatte cose, tante cose, ogni giorno. E non si tratta di cose facili, tutt’altro.   Quando un nuovo cliente si approccia ai Sarti, noi abbiamo sempre premura di chiedere: ma sei pronto a lavorare di più?   Ovviamente nell’immediato significa, negli occhi di chi ascolta: avere più clienti. La realtà non è questa.   La Comunicazione Su Misura non si può delegare al 100%. Tu, imprenditore o imprenditrice, puoi anche sognare che sia così. Sai, ci sono millemilawebbagency fuffa lì fuori che ti diranno che si può fare.   Lo fanno per prenderti i soldi. Punto. Non esiste modo diverso da questo: vuoi che la tua Comunicazione funzioni? DEVI FARE LA TUA PARTE!   E quella parte non è una passeggiata!   Sa quante volte mi sono sentito dire “hey ma questo non è il mio lavoro, io voglio fare solo quello che ho sempre fatto”   Ecco, questa frase è L’OPPOSTO ESATTO di quello che devi fare per far crescere e prosperare la tua azienda.   Puoi pagare i Sarti qualunque cifra. Non hai alternative: o hai le palle di partecipare alla gara, o non vinci!   PROBLEMA 3   Le aziende non vogliono crescere     La maggior parte delle imprese italiane non ha prospettive di crescita, o non ha una struttura o una mentalità adatta alla crescita, quindi arrivato ad un tot di clienti al mese (o all’anno a seconda del tuo modello di business) ti devi fermare perché non puoi servirne altri.   Non puoi proprio permettertelo. Perché:   Gli daresti un disservizio Li serviresti tardi Li serviresti male Lasceresti i clienti scontenti Rileggi il PROBLEMA 2.   Quale è la conseguenza di tutto questo?   Nella migliore delle

4 mosse infallibili per tenere il tuo sito al sicuro

ladro che forza una porta

(da applicare subito anche se pensi che nessun hacker verrà mai a disturbarti) Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, Oggi parliamo di sicurezza, perciò allaccia la cintura e… si parte! Si tratta di un tema spesso trascurato da chi si cimenta per le prime volte con la realizzazione dei propri siti web, ma perché? Sicuramente curare la grafica e l’impaginazione di un sito è più divertente che preoccuparsi della sua sicurezza, lo so. Però questo non vuol dire che non devi preoccuparti minimamente di questo aspetto, perché lì fuori è pieno di gente brutta e cattiva! Il cyber-crimine è una pratica molto diffusa in tutto il mondo e rappresenta il pericolo numero 1 per la salute dei tuoi siti web. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Maryland, ogni 39 secondi si verifica un attacco hacker. Impressionante, vero? Ciò significa che il tuo sito è sotto minaccia ogni minuto e rischi di perdere per sempre i dati del tuo sito e dei tuoi utenti. Lo so, è spaventoso, però don’t panic. Ho realizzato questo articolo per permetterti di mettere in sicurezza i tuoi siti in soli 4 semplici mosse che ti garantiranno protezione verso questo tipo di attacco informatico. Rilassati un attimo, raccogli tutta la tua concentrazione e afferra una tazza del tuo caffè preferito. Si comincia. 1. Scegli un hosting sicuro e affidabile Se non hai ancora realizzato il tuo primo sito web e non sai cos’è un hosting, ti consiglio di leggere subito questo articolo che ho realizzato a riguardo un po’ di tempo fa. L’hosting è la prima linea difensiva che ti protegge dagli attacchi hacker. Oggi, rispetto a una decina di anni fa, esistono in commercio tantissimi hosting a prezzi davvero convenienti, ma sono pochi i provider che ti garantiscono sicurezza e affidabilità. Vuoi una lista di hosting tra cui scegliere, eh? La vuoi? Eccola qui, non hai più scuse: OVH. Al primo posto in classifica perché ha un’interfaccia chiara e semplice da navigare e tempi tecnici molto bassi. Cosa intendo con tempi tecnici molto bassi? Che quando acquisti un servizio puoi iniziare ad utilizzarlo dopo pochi minuti e che quando effettui una modifica ai tuoi domini (re-indirizzamenti, modifiche ai record DNS ecc.) diventa effettiva in fretta. Siteground. Probabilmente il migliore su cui puoi mettere le mani in questo momento, sia per sicurezza che per servizio assistenza clienti. Però fai attenzione: se è la prima volta che realizzi un sito web te lo sconsiglio. È più costoso e complesso rispetto ad OVH, perciò ti consiglio di partire da lì e migrare qui il sito solo quando riceve tante visite giornaliere o è pieno zeppo di contenuti. GoDaddy, Blue Host e WP Engine. Sono tutte valide scelte, però non uso più questi hosting. Se il tuo sito è su uno di questi 3 provider puoi stare tranquillo ed evitare di trasferirlo. Se invece non hai ancora realizzato il tuo sito, lasciali perdere e comincia da OVH. “Ehy Fabbro, come mai non c’è Aruba in questa lista?” Lo so: Aruba è il provider più famoso in Italia e quello più utilizzato di sempre nel Bel Paese. Il motivo è molto semplice: si tratta di un prodotto tutto italiano. Sì, lo so: made in Italy, valorizziamo quello che abbiamo, a’ pizza o’ mare o’ vient e tutto quello che vuoi, però stai alla larga da questo hosting! I motivi sono tantissimi, tra cui: Tempi tecnici lunghissimi. Per qualsiasi cosa! Vuoi modificare un record DNS? Devi aspettare tre ore. Vuoi effettuare un redirect da un dominio all’altro? Ok, attendi altre tre ore. Assistenza tecnica lentissima. Hai un problema? Allora fai prima a dimenticartene. Assistenza tecnica imbecille (nel senso che imbelle). Ricordi quel problema che avevi talmente tanti giorni fa da averlo dimenticato? Nonostante tutto hai scritto al supporto clienti e lo svitato dell’assistenza ti ha risposto così: “Buongiorno. Per fare questa cosa consulta questa guida. Addio per sempre.” Non sai quante volte mi è successo. Perché lo fanno? Te lo dico io perché: i loro servizi fanno schifo, ma così schifo che hanno sempre una valanga di problemi da risolvere e richieste di assistenza da non poterti aiutare. Non sono così economici come sembra. Infatti, anche se tu volessi risparmiare sull’hosting, non avrebbe senso ripiegare su Aruba. OVH è più economico. Interfaccia lentissima e datata. Ci metti tre ore per fare qualsiasi cosa. Persino effettuare l’accesso all’area clienti è come ricevere un calcio sulle gengive. L’interfaccia del loro pannello è uguale a com’era 10 anni fa e, oltre ad essere orribile, è anche molto confusionaria. La gestione dei record DNS dei domini è da film horror, non si capisce un piffero! Il tuo sito è lento e poco sicuro. Non ti bastano i motivi sopra elencati per scappare subito da questo provider? Allora sappi che caricarci il tuo sito sopra lo rallenterà di brutto. Inoltre Aruba è lento anche ad aggiornare le versioni PHP degli hosting, e questo (per fartela breve, non posso spiegarti su questa pagina cos’è PHP) vuol dire meno sicurezza in caso di attacchi hacker. Vuoi proteggere il tuo sito, la tua salute mentale e lo schermo del tuo pc? Allora evita Aruba per sempre, fine. 2. Utilizza sempre il protocollo HTTPS sul tuo sito Il protocollo HTTPS serve a criptare le informazioni che si scambiano il tuo server e il client dell’utente. “Fabbro! Parla italiano o ti meno.” Ok. Esempio: se effettuo un acquisto su un e-commerce sprovvisto di protocollo HTTPS, i dati della transazione non sono criptati. Ergo: un malcapitato può metterci le mani sopra con facilità! Anche se non hai un e-commerce, i tuoi dati e quelli dei tuoi utenti sono costantemente in pericolo senza protocollo HTTPS. Infatti io non navigo mai su siti web sprovvisti di protocollo HTTPS e non dovresti farlo neanche tu. Il protocollo HTTPS trasforma i dati in codici lunghissimi e complicati, impossibili da decifrare e quindi a prova di attacco hacker. “Va bene Fabbro, ma come faccio a capire se un sito è sprovvisto di protocollo HTTPS? E come faccio

Ma dove vai se il Metodo non ce l’hai?

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Spesso il compito del Laboratorio, quando un nuovo Cliente decide di affidarsi ai Sarti è…   Speleologia!   Oggi ho deciso di aprirti gli occhi su un fatto che non è facilmente intuibile… né tantomeno semplice da spiegare.   Il motivo per cui te ne parlo proprio oggi è presto detto: ogni tanto mi capita che il Laboratorio chieda il mio aiuto. Di solito sono bravi, fanno tutto da soli e a me chiedono solo di visionare, accettare o meno, controllare… …e cazziare a dovere chi se lo merita.   Stavolta invece mi è arrivata proprio una richiesta d’aiuto. E non posso certo esimermi dal rispondere!     Quindi stacco un attimo gli occhi dal PC, afferro un gatto consolatorio e mi siedo sul divano, pronto ad ascoltare la telefonata d’emergenza, sapendo già come andrà a finire: il Laboratorio sa già tutto. Solo che a volte… non se ne accorge. Esattamente come te, ma lo vediamo tra poco assieme.   Questa volta il Modellista mi riferisce di alcune incertezze emerse durante una riunione di una parte del Laboratorio. Si parla di un nuovo cliente, a cui stiamo per avviare la fase di Misurazione. Prima di avviarla, è normale che la sezione Strategica faccia analisi sui dati già raccolti e supposizioni, per essere preparati al meglio al momento della Checklist del Sarto, l’intervista strutturata con cui prendono avvia i lavori. La frase del modellista suona più o meno così:   “il cliente appare troppo poco differenziato dalla concorrenza, e siccome ha già un’azienda di successo temiamo non voglia cambiare una virgola del suo assetto… per cui non so proprio su cosa puntare nei materiali che produrremo!”   Ok, non era proprio così. Tende a fare spiegazioni molto lunghe, io ho riassunto.   Vedi… C’è un motivo per cui io lascio il lavoro in mano al Laboratorio per controllarlo solo alla fine. Ho una squadra di ragazzi e ragazze davvero eccezionali. Li ho scelti con cura, li ho formati (e li sto ancora formando) e so che posso fidarmi ciecamente di loro. Certo, ogni tanto hanno bisogno di me. La dura vita del Sarto.   Quindi immagina la scena. Sono sul divano. Accarezzo con arroganza il gatto che tenta di ribellarsi. Batto i piedi sul pavimento. E ascolto la lunga descrizione del Modellista. E quando termina il discorso… rimango in silenzio. Servono una manciata di secondi. Ho inquadrato la situazione. È tutto molto chiaro. Allora gli dico:   “pensaci: cosa direbbe il Sarto?”   A volte basta così, a volte no. Stavolta è andata bene. Perché lui mi risponde: “cazzo, il Metodo!”     Solitamente non supero i 4 minuti di telefonata col Modellista. Questa volta ce ne sono voluti 7 e 32 secondi. Ma è andata bene. Sono tornato al mio lavoro e le cose stanno andando avanti per il verso giusto!   Analizziamo la situazione: cosa è successo? Nel Laboratorio c’è sempre fermento. Sempre qualcosa di nuovo, di stimolante. Si lavora duro, si combatte senza esclusione di colpi per dare sempre il massimo. E a volte, nel cercare le soluzioni più avvincenti… si rischia di perdere di vista le basi.   Ti ho parlato all’inizio dell’articolo di Speleologia. Vediamo come la descrive Wikipedia:   La speleologia (dal greco spélaion=caverna e lògos=discorso) è la disciplina che si occupa dell’esplorazione, documentazione, tutela e divulgazione della conoscenza del mondo sotterraneo ovvero la particolare scienza che studia in generale le cavità sotterranee – propriamente distinte in “cavità naturali” e “cavità artificiali” – con particolare riferimento alla loro genesi e alla loro natura   Ecco una bella metafora della prima fase del nostro lavoro: esplorare i sotterranei delle aziende che si affidano a noi. Per andare a trovare cosa?   LA DIFFERENZA   Quella cosa da raccontare. Quell’elemento su cui modellare la Comunicazione. Andiamo a scavare nelle profondità per trovare quell’aspetto che, magari, non si vede … e che cambierebbe tutto.     Ogni azienda ha delle caratteristiche uniche. Qualcosa che la differenzia da tutte le altre. Anche quando non si vede e anche quando il titolare dell’azienda non lo vede. E spesso il titolare non vede queste differenze perché è IMMERSO nella sua Azienda da sempre, la conosce a menadito, e senza rendersene conto da per scontati tanti aspetti che, invece, stupirebbero il suo pubblico.   E ci sono anche situazioni “estreme”, in cui anche scavando, anche addentrandosi nei cunicoli più profondi, sembra non esserci nulla. E invece… c’è. C’è sempre. E spesso è proprio nel punto più profondo. Nel cunicolo più antico.   Ed è il METODO di lavoro.   Tu ne hai uno? Indubbiamente si! Lo sai descrivere in maniera che stupisca? La risposta probabilmente è NO.   E sai perché? Perché non stupisce più te! Ma anche solo raccontandolo nel modo giusto, potresti scoprire che il tuo cliente rimane estasiato da quello che gli racconti. Quella particolare procedura, quel determinato passaggio, quell’elemento tecnico unico. E posso garantirti che a volte anche per noi è difficile da trovare… e non perché non c’è: semplicemente si nasconde della tua mente, travestito da banalità, togliendoti l’opportunità di costruirci sopra una narrazione!     Dobbiamo scavare a fondo, fino anche quando sembra oramai una missione fallita. Ma sappiamo che c’è. Dobbiamo solo non arrenderci mai!   Quel Metodo, quell’elemento della tua azienda unico e irripetibile, diventa la chiave fondamentale di ogni tua comunicazione… perché ti rende unico agli occhi del cliente!   Vendi panini e compri il pane da un fornaio che usa grani antichi? DILLO!   Fai camicie su misura e hai progettato un colletto facile da stirare? DILLO!   Produci caffè e fai tostature particolari? DILLO!   A te potrà sembrare scontato. Una cosa che non ti rende così particolare… ma il tuo cliente non lo sa e, con tutta probabilità, rimarrà affascinato da questo semplice dettaglio. Tanto da non poter fare a meno di provare il tuo prodotto o servizio!   Quindi, tu ce l’hai un Metodo? Sicuramente si, come del resto lo abbiamo noi nel Laboratorio. E visto che ci siamo… Te lo racconto!   Si basa su SEI punti, sei

Scopri se Google odia il tuo sito

google ti odia

Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro, Oggi parliamo del sig. Google e di una serie di pratiche da evitare per non farlo arrabbiare. Perché? Perché se il sig. Google si arrabbia il tuo sito… il tuo sito scompare dal motore di ricerca! PUF! Sparito! E questo non è bello. Se il tuo sito scompare dai motori di ricerca diventa irraggiungibile dai milioni di utenti che effettuano ricerche ogni giorno e… non esistono modi per rimediare! Puoi soltanto agire preventivamente. Ok, don’t panic! Afferra una tazza del tuo caffè preferito e scopri come evitare che il sig. Google si arrabbi col tuo sito Aggiornamento dell’algoritmo Google Sai che Google possiede (tra i tanti) un algoritmo in grado di determinare se il tuo sito pubblica contenuti di bassa qualità? Sì, lo so, è sorprendente. Un codice in grado di capire se un contenuto è utile o meno, sembra fantascienza, magia! Ma non lo è. Come tutti i codici, risponde a dei criteri logici ben precisi. Vediamoli nel dettaglio! Questi sono gli accorgimenti che devi osservare: “progetta le tue pagine per gli utenti, non per i motori di ricerca”. La SEO ha delle regole ben precise (alcune le ho già approfondite qui) che vanno osservate per ottimizzare un sito e renderlo facilmente raggiungibile sui motori di ricerca. Come vale per tutte le discipline, spesso queste regole vanno infrante per ottenere un risultato migliore. Il concetto è che Google privilegia la comprensione del tuo contenuto a discapito dell’osservanza di tutte le regole SEO. Ti faccio un esempio scemo: molte volte nei miei articoli utilizzo immagini di gattini o altri meme per renderli più scorrevoli e meno pesanti. È vero: da un punto di vista SEO rigido non potrei utilizzare foto di gattini in un articolo che parla di domini, o hosting, o landing page, però me ne frego e lo faccio lo stesso. Gli argomenti che tratto spesso sono difficili da comprendere o noiosi, se non utilizzassi un tono scherzoso e immagini simpatiche sarebbero molto difficili da digerire. Facendo in questo modo io progetto le mie pagine per gli utenti, non per i motori di ricerca. Il mio consiglio è: trova il tuo giusto equilibrio per rendere le pagine del tuo sito di qualità sia per i tuoi lettori che per i motori di ricerca. “Non ingannare i tuoi utenti”. Scritto così può significare tutto o niente, ma sono anni che seguo gli aggiornamenti di Google e che mi informo sulle pratiche migliori da seguire per evitare penalizzazioni, perciò ecco la traduzione: evita di creare dei link o dei bottoni ingannevoli. Quando io scrivo “ho parlato di questo argomento qui: link” ho parlato davvero di quell’argomento su quel link. Quando clicchi un mio collegamento sai sempre dove ti porterà: su un altro articolo della rubrica del Fabbro che parla di un dato argomento o sul modulo di iscrizione alla newsletter. Quando ti suggerisco di iscriverti alla mia newsletter ti fornisco un link da cliccare che ti porta su una pagina con un modulo di iscrizione. Non ti dico cose strambe o stupide, tipo: “se vuoi risolvere tutti i problemi della tua vita clicca qui” e poi ti incollo il link per registrarti alla mia newsletter. Ti dico espressamente di iscriverti alla mia newsletter per non perderti mai un articolo della mia rubrica (a proposito, se non l’hai ancora fatto puoi rimediare subito). A questo punto un mio affezionato lettore potrebbe obiettare: “Ma Fabbro, da quando sono registrato alla tua newsletter ho risolto davvero tutti i problemi della mia vita!” Tivvibì, però non è comunque una cosa che posso scrivere, perché Google poi mi bastona. Consiglio: sii sempre onesto con i tuoi lettori e spiegagli per filo e per segno cosa succederà se faranno click su un link o un bottone del tuo sito. “Evita i trucchi per migliorare il ranking nei motori di ricerca. Una buona regola generale è chiederti se ti sentiresti a tuo agio nello spiegare il tuo comportamento a un sito web concorrente o a un dipendente di Google. Un altro test utile consiste nel chiederti se quanto stai facendo sarà d’aiuto ai tuoi utenti e se lo faresti ugualmente se i motori di ricerca non esistessero”. Ti spiego cosa si intende per “trucchi per migliorare il ranking”. Molti proprietari di siti web adorano spammare in giro il link del proprio sito. Lo fanno letteralmente ovunque: sui social network, sui commenti nei blog, su siti “portali” (che sono creati apposta per spammarci compulsivamente su). Ma perché lo fanno? La realtà è che: un po’ sono tipi strani; un po’ è colpa di Google. È un po’ colpa di Google perché fino a una decina di anni fa questa pratica funzionava davvero! Tante webbagency si sono arricchite così: facendosi pagare per spammare i link dei siti dei propri clienti per portarli in prima pagina Google. E ci riuscivano pure! Finché… finalmente quest’ultimo è rinsavito e ha aggiornato l’algoritmo. Per farti capire come invece funziona oggi l’algoritmo ti faccio l’esempio di un mio cliente. Il suo sito era stato realizzato da una webbagency che ha spammato l’url in giro. Il mio cliente mi ha chiesto un’analisi SEO per capire se c’era bisogno di intervenire per migliorarla e ho scoperto che il suo sito riceveva pochissime visite dal motore di ricerca, perciò ho indagato in modo più approfondito e ho scoperto che il suo link era presente su oltre 1000 altri siti che non c’entravano nulla con la sua attività e il suo settore. Facendo 2 + 2 ho capito che è stato penalizzato fortemente da Google, ragion per cui gli ho suggerito di aprire un blog per fare del backlinking interno, al fine di migliorare la situazione (SPOILER: ovviamente sta funzionando). Il backlinking è una buona pratica SEO, ma te ne parlerò in un altro articolo perché merita uno spazio a sè. Consiglio: non spammare il link del tuo sito. “Pensa a ciò che rende il tuo sito web unico, prezioso o coinvolgente. Fai in modo che il tuo sito web si distingua

Storia a lieto fine

Blog del Sarto

Oggi possiamo stappare la bottiglia assieme: OBIETTIVO RAGGIUNTO!   Qualche tempo fa ho raccontato qui un fattaccio. E oggi finalmente la storia è terminata, nel migliore dei modi… e non era scontato!   Antefatto La mattina del 31 dicembre 2020 ho ricevuto una bella sorpresa: un hacker nottetempo aveva bucato il profilo di un mio cliente portando via 10’537€   Ne ho parlato in un articolo, lo trovi a questo link   Oggi, dopo più di 4 mesi, posso finalmente porre la parola FINE a questa faccenda… …e si è conclusa con un lieto fine!   È una cosa che può succedere letteralmente a chiunque, quindi segui bene e impara dagli errori degli altri.     Ti faccio un brevissimo riassunto della vicenda: un cliente del Laboratorio dei Sarti si è trovato di punto in bianco la pagina Hackerata da un profilo straniero che vende chissà che e i suoi soldi, non pochi come hai potuto vedere, bruciati in un istante.   Tutto era dovuto ad un suo dipendente che aveva l’accesso alla pagina, a cui qualcuno dal Vietnam, pare, aveva rubato il profilo. Il malcapitato imprenditore ha chiamato il Sarto in persona in preda al panico e da lì è partita la trafila per cercare di recuperare il denaro rubato.   Quello che in pochi sanno è che se dimostri che le sponsorizzate derivano da una truffa, Facebook ti rimborsa! Non male come cosa, dirai tu. Fichissimo.   Peccato che DEVI DIMOSTRARLO!   Se fosse facile, tempo qualche giorno, una settimana… e si sarebbe risolto tutto, non credi?   E invece dopo un mese dal fattaccio il cliente si è visto tornare indietro poco più della metà del maltolto.     Questo perché nello “scappare” dall’account pubblicitario, l’hacker furbetto aveva cercato di cancellare più tracce possibile in maniera che non si potesse risalire a lui.   Citando un proverbio bolognese potevo dire al cliente: “Piuttosto che niente è meglio piuttosto!”   Tradotto: “È stata colpa di una disattenzione del tuo dipendente se ti hanno portato via quei soldi. Potevamo darli per persi e invece te ne ho fatti tornare più della metà! Baciati i gomiti e smettila di rompere le scatole”   Ma ho la tendenza a mettermi nei panni delle persone (per questo cerco di vederne il meno possibile) e per questo il processo di ricerca, ricostruzione e segnalazione è andato avanti per altri 3 mesi   Un lavoro in più per cui nessuno ci ha pagato, ma era una questione di ETICA.   Il cliente ha subito un torto, è in mio potere rimediare, l’ho fatto.   Ed ecco tornati tutti i soldi, sino all’ultimo centesimo…   Ovviamente il cliente è felicissimo. Ed io lo sono con lui. E pensare che ad un certo punto sembrava quasi scontato che, dati alla mano, Facebook rimborsasse. Invece non è mai così: siamo miliardi su questa piattaforma, hacker e truffe sono all’ordine del giorno ed ognuno di noi non è che una formichina per il caro Zio Zucky.   Io sono davvero fiero di esserci riuscito. E so che non sarà mai chiaro al mio cliente quanta fatica è costata, a me, quella sua disattenzione.     Mica è colpa del cliente, sia chiaro. È solo che ognuno di noi, usando Facebook ore ed ore al giorno, si abitua ad immaginarlo come uno spazio “reale”, dove c’è la possibilità di urlare contro le ingiustizie, protestare, reclamare diritti. Come fosse una sorta di stato, una democrazia dove ognuno ha un minimo di voce in capitolo. E invece non è così: è casa dello Zio Zucky, lui fa esattamente ciò che gli pare e noi possiamo solo PROVARE a chiedere giustizia se ce la meritiamo!   Questa volta è andata più che bene. Ma la prossima?   Ora, cosa possiamo imparare da questa storia? Che se le cose vanno male, è importante avere un team di professionisti con gli attributi alle spalle Che quando fai una cosa, tocca farla bene, perché magari tu non conosci tutti i rischi che ci sono!   Come ho detto nel video della scorsa domenica, gli strumenti online sono complicati Ma per questo dovremmo privarcene?   Se non hai visto il video in oggetto, eccolo qui!     Dicevo, anche se è pericoloso, anche se è complicato, non puoi evitare di farlo. Non puoi nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi!   Sarebbe come dire che non vuoi alzare la serranda perché hai paura che ti tirino un sasso contro la vetrina…   Sarebbe come se tu mi dicessi che non vuoi prendere un dipendente perché hai paura che ti rubi la merce dal magazzino…     Sono i rischi del mestiere ed in quanto tali bisogna correrli!     Riflettendo su questa vicenda, ora che è conclusa, mi sono però reso conto che, se ci fosse stata la giusta cultura, la giusta conoscenza, il cliente probabilmente non avrebbe avuto nessun problema. Nessun Hacker avrebbe potuto bucargli la pagina e metterlo in questa triste situazione!   Internet è ancora un mondo nuovo per le imprese. I Social sono nati l’altro ieri.   Anche se oramai fanno parte delle nostre vite, è un dato di fatto che il livello di conoscenza è veramente scarso!   E quando c’è poca conoscenza… i rischi non vengono considerati. E i brutti guai sono dietro l’angolo!     Allora mi sono chiesto: i Sarti del Web non possono certo salvare tutti… ma ci possiamo almeno provare?   Il numero di aziende che possiamo supportare è estremamente limitato! Certo, il Laboratorio cresce, sempre nuove risorse entrano e iniziano la loro formazione… …ma non basterà mai!   Per questo, da quasi due anni, fra Blog, rubriche, video, podcast… cerchiamo di portare conoscenza e cultura su questo vasto e intricato mondo della Comunicazione su Web, degli strumenti che si usano e dei rischi che si possono correre!   Può bastare?   Io non credo. L’abisso tra ciò che bisognerebbe sapere e il livello di cultura medio è senza fondo. Non c’è blog

Chi è il più bello del reame? Sito o Landing Page?

cellulare e laptop con schermata sito

Cos’è una landing page e perché può far schizzare in alto le tue vendite Bentornato/a sulla rubrica del Fabbro! Prima di capire cos’è una landing page e a cosa ti serve devo fare un po’ di chiarezza sui siti web! Molti imprenditori fanno realizzare alle agenzie il proprio sito web aziendale senza avere bene in mente il perché. Spesso le motivazioni che li spingono a volere un sito sono: ce l’hanno tutti; il mio business non decolla, forse perché non ho un sito web; se non ho un sito web non riesco a trovare clienti in internet; meglio avere un sito che non averlo. Se adesso stai pensando: “Vabbè, Fabbro. L’importante è avere un sito, no? Non importa la motivazione per cui lo fai.” sappi che questo ragionamento contiene un rischio ed è la causa principale per cui la maggior parte dei siti web non vendono, non ricevono visite e restano lì a marcire. Ma perché succede questo? E come evitarlo? Hai già afferrato una tazza del tuo caffè preferito? È il momento di farlo! Perché tantissimi siti non vendono Inizio di una breve storia triste: un imprenditore che non legge la rubrica del Fabbro vuole realizzare il sito internet della propria attività perché sa che ne ha bisogno ma non sa esattamente perché. L’imprenditore, non sapendo da dove iniziare, si affida a un’agenzia. L’agenzia realizza il sito per l’imprenditore. Il sito è bellissimo, con grafiche curate e bottoni sgargianti. PS: se il risultato è brutto diventa una “breve storia horror”. Spesso accade. L’imprenditore ha pagato, l’agenzia ha incassato, il sito è online. Passano i mesi… … e tutto resta com’è. Nessuna visita sul sito (parenti e amici dell’imprenditore non contano), nessun acquisto tramite il sito, nessuna telefonata tramite il sito. Morale della storia: l’imprenditore poteva usare meglio quei soldi. Ti spiego perché è accaduto ciò: perché la maggior parte delle webbagency là fuorì sono paracule! Si approfittano dell’imprenditore che non sa come inserire il sito internet all’interno della strategia comunicativa della sua attività. Non si ritengono responsabili se il sito non vende o se non genera contatti, ti vendono il sito e basta! Per farti comprendere al massimo la gravità della cosa ti faccio un esempio: è come se un’agenzia ti chiedesse dei soldi soltanto per aprire una pagina Facebook. Solo per aprirla e basta, non per farla funzionare. Te la apre e ti dice: sei a posto così, va e incassa. Ti sentiresti preso in giro? Credo proprio di sì (se non è il tuo caso allora sappi che sei un tipo strano)! Il concetto qui è lo stesso. Se vuoi realizzare un sito internet carino: senza pubblicare articoli di blog che spiegano chi sei e come risolvi i problemi dei tuoi clienti; senza condividere gli articoli del tuo blog sui canali social; senza caricarci sopra un podcast o dei video; senza un invito all’azione (o call to action, ne ho parlato in questo articolo) ben definito e semplice da attivare; senza collegarlo a Google My Business; senza raccogliere dati con Analytics, Search Console e compagnia cantante; senza collegare il sito ad un CRM; senza inviare una newsletter settimanale ai tuoi lettori; senza una landing page (ne parlo in modo approfondito più in basso, continua a leggere); allora fattell tu e non pagare un’agenzia! È una rapina legalizzata. Non serve a niente. Anzi non lo fare proprio: il web è già pieno zeppo di siti inutili, smettiamola di inquinarlo. Se invece vuoi realizzare un sito che vende… iscriviti subito alla newsletter del Fabbro perché pubblicherò ogni settimana una guida per aiutarti a realizzarlo da solo! Fine del preambolo. Adesso invece ti spiego perché devi affiancare per forza una landing page al tuo sito web se vuoi acquisire tantissimi clienti su misura dal web. Genera una valanga di clienti su misura con la Landing page Che cos’è una landing page? Si tratta di una pagina di atterraggio (da qui il corrispettivo inglese “landing page”), o solitamente sugli altri blog ti dicono così. Ma da dove parte il volo? Cioè: come fanno i tuoi utenti ad atterrarci sopra? Questo non te lo spiegano mai con chiarezza, ma il Fabbro tivvibì. Per far arrivare i tuoi utenti sulla landing page devi: avere dominio e hosting. Ma non devono essere gli stessi del tuo sito! Compra un dominio e un hosting a parte e tieni landing page e sito separati. Installare WordPress. E in realtà puoi saltare questo passaggio se compri un hosting su OVH, se ne occuperà il sistema in automatico e gratuitamente. Realizzare un sito monopagina. Proprio così! Non hai bisogno di aggiungere altri contenuti qui, dopo ti spiego il perché. Avere un CRM. Perché? Perché ti serve per creare un modulo di contatto e immagazzinare i dati dei tuoi utenti. Avere delle pagine social. Perché? Perché devi creare degli annunci pubblicitari sui social per far spiccare il volo ai tuoi utenti e farli atterrare sulla tua landing page. Non sai da dove iniziare? Allora consulta il blog del Sarto, è una miniera d’oro! “Ma Fabbro, allora devo creare un altro sito?” Sì e no. Nel senso che la struttura della landing page è diversa da quella di un sito, e anche il suo scopo! A cosa serve la landing page? Come avevo scritto nel titolo sopra, la landing page serve a generare una valanga di clienti su misura. In parole povere: ad attirare velocemente l’attenzione di tanti utenti che non hanno mai sentito parlare di te e a prendere i loro dati (nome, cognome, indirizzo email, ecc). Perché devi raccogliere i loro dati? Per potergli inviare delle comunicazioni mail nel tempo come: notifiche sugli articoli di blog che pubblichi; nuovi prodotti/servizi della tua attività disponibili; comunicazioni urgenti (tipo variazione di orari d’apertura in un dato periodo ecc.). In questo modo sarai sempre presente nelle loro caselle di posta elettronica e non si dimenticheranno mai di te (se però pubblichi contenuti poco interessanti vorranno dimenticarti al più presto). Avranno modo di conoscere meglio la tua attività attraverso il blog

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