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va

Così va bene?

Accento, apostrofo o niente?

Va’, pensiero, sull’ali dorate / va’, ti posa sui clivi, sui colli, / ove olezzano tepide e molli / l’aure dolci del suolo natal!

 

Riconosci questa illustrissima citazione?

 

Molto probabilmente, ti sono bastate le prime due parole… e se invece non ti viene in mente niente, scommetto che se sentissi la musica che accompagna questi versi la indovineresti subito.

 

Per l’articolo di oggi mi sono ispirata nientepopodimeno che al celebre coro del Nabucco di Giuseppe Verdi.

Il Nabucco fu la terza opera del compositore Giuseppe Verdi (e fu quella che ne decretò il successo), con libretto scritto da Temistocle Solera; la sua prima rappresentazione avvenne al Teatro della Scala di Milano il 9 marzo 1842. 

 

All’interno dell’opera, queste parole sono cantate dagli Ebrei prigionieri a Babilonia, che pensano con nostalgia alla loro terra natale…

 

ma quello che a noi oggi più interessa è la prima parola della citazione:

va’.

 

Lo vedi quel graziosissimo apostrofo? Non scrivelo, sarebbe un errore.

Ma un errore ancora più grande, sarebbe scrivere al posto suo un accento: BACCHETTATE a volontà!

 

Vogliamo poi parlare del va senza niente? Certo, ma si tratta di un’altra cosa ancora… perché ovviamente, a seconda di come scriviamo questa semplice parolina, abbiamo significati, e quindi usi diversi: siamo in presenza di parole omonime (stessa grafia, stessa pronuncia, ma etimo e significato diversi).

 

E siccome la comunicazione online è il primo biglietto da visita della tua azienda, è importante curare al massimo ogni singolo testo che scrivi, per far sì che i tuoi lettori possano apprezzarli e non farsi l’idea che tu sia superficiale e distratto.

Perciò, come prima cosa, se ancora non l’hai fatto,  CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa!

 

E ora… andiamo a scoprire le differenze tra va, va’ e và! 

 

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Marty Sohl, Metropolitan Opera, scena III del Nabucco

 

VA

Partiamo dalla parola che si incontra più di frequente: va deriva dal verbo irregolare andare; si tratta infatti della 3a persona singolare presente indicativo di questo verbo, egli va.

 

  • Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
  • Per me va bene così.
  • Vittorio va a scuola a piedi tutti i giorni.
  • La mia penna non va più.

 

Tutto molto semplice: nella maggior parte dei casi, ovvero quando andare è usato con il suo significato più comune, il soggetto si muove verso qualcosa.

 

Il verbo andare può anche indicare:

 

  • Se usato in senso assoluto, qualcosa che procede bene/male.
    Il negozio va bene quest’anno.

 

  • Qualcosa che funziona/non funziona.
    La tua relazione non va bene.

 

  • Qualcosa che stia bene, sia appropriato, vada di moda e via dicendo (oppure che non faccia nessuna di queste cose).
    Va di moda il verde; quel tavolo lì non va bene; non va bene come ti stai comportando.

 

  • Qualcosa che occorre/non occorre.
    Ci va una forza erculea per spostare quel mobile.

 

Come vedi, in tutti questi casi non serve né apostrofo, né accento: ogni volta che abbiamo a che fare con l’indicativo presente del verbo andare, va si scrive senza nessun altro segno.

 

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AZ GN on Pexels

 

VA’

Passiamo ora al secondo caso: va’, con l’apostrofo.

 

Anche qui abbiamo a che fare con un verbo. Si tratta sempre di una voce del verbo andare, ma stavolta della 2a persona singolare, imperativo presente:

 

  • Mi raccomando, va’ subito a casa! 
  • Ora va’, figlio mio. 
  • Va’ da lei e chiedile scusa!
  • Va’ a lavarti le mani che è pronto in tavola.

 

In realtà, questa forma è una variante di vai (stessa voce verbale): va’ ne è il troncamento.

Ovvero, la -i finale viene soppressa, e al suo posto mettiamo l’accento.

 

Normalmente, un troncamento non prevede l’uso dell’accento, come nell’espressione “buon uomo” (anziché “buono uomo”): in questo caso però è obbligatorio, proprio perché serve a creare una forma che sia specifica e inconfondibile rispetto a va.

Perciò, se il tuo va’ sta esprimendo un ordine in maniera imperativa, sai che senza ombra di dubbio richiede l’apostrofo!

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«Addio, Aragorn! Va’ tu a Minas Tirith e salva la mia gente! Io ho fallito.»
La Compagnia dell’Anello, 2001, New Line Cinema, regia di Peter Jackson.

 

 

L’ERRORE DA NON FARE

Abbiamo visto le due forme corrette…

ma esiste una terza possibilità. Errata sotto qualsiasi punto di vista.

 

Si tratta di , con l’accento.

 

Guarda quanto è orripilante questa grafia, con quell’accento completamente sbagliato.

 

è un errore (e anche , che non ti venga mai in mente).

Punto.

 

NON scriverlo mai, non c’è attenuante che tenga.

 

Non ha significato, non è una forma distintiva, è semplicemente un errore da non fare mai.

errori grammaticali comuni

 

 

QUINDI…

Ricapitolando quel che abbiamo visto oggi:

 

VA: voce del verbo andare, 3a persona singolare indicativo presente.

VA’: voce del verbo andare, 2a persona singolare imperativo presente.

VÀ: ERRORE DA NON FARE MAI

 

Semplice, vero?

 

Ora tocca a te!

 

Cura i tuoi testi al massimo, non aver paura di correggere più e più volte o di consultare un dizionario: presentati sempre al meglio ai tuoi clienti, e loro ti ripagheranno scegliendo te e non i tuoi concorrenti!

 

Sei impaziente di metterti alla prova?

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

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BECCARIA G.L., Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Einaudi, Torino 2004.

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EDIGEO (a cura di), Manuale di redazione, Editrice Bibliografica, Milano 2013.

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GIUNTA, C., Come non scrivere, Utet, Milano 2018.

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

 

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