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a me mi

A me mi si dice?

Un errore che resiste

“A me mi non si dice!”

 

Alzi la mano chi non ha mai sentito dire questa frase dalla propria maestra/mamma/nonna: secondo me, nessuno è scampato… ci siamo passati tutti!

 

Eppure, nonostante le continue ripetizioni di quella che sembra un regola ferrea, a me mi prosegue la sua vita imperterrito, spuntando fuori un po’ ovunque senza farsi troppi problemi.

 

Si tratta della perfetta dimostrazione di come funziona la lingua italiana, o meglio, di come nella lingua NON funzionino le imposizioni fatte dall’alto… alla fine, l’uso della maggioranza spunta sempre fuori.

 

FERMO LÌ!

 

Non sto dicendo che siccome lo usano tutti, allora sia corretto.

Nell’italiano scritto, soprattutto in quello formale di alto livello, è e rimane un ERRORE da evitare.

 

Capito?

 

E quando si tratta dei testi della comunicazione online della tua azienda, siamo su un campo da gioco importantissimo: non si può sbagliare. La prima impressione si gioca subito, e non è detto che sia possibile cambiarla.

Quindi, se non l’hai ancora fatto, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa: ogni lunedì, insieme, andremo a scoprire come scrivere bene i testi per la comunicazione online della tua azienda… e quali sono gli errori da non fare mai!

 

Oggi parliamo del famigerato a me mi: è vero che è un errore nei testi scritti…

ma perché nell’italiano parlato informale resiste così tanto? 

 

Esistono forse delle motivazioni?

 

Andiamo a scoprirlo!

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RIDONDANZA

Come prima cosa, mettiamo a fuoco le parole che stiamo analizzando.

 

Me: pronome personale di prima persona, usato in forma tonica.

Mi: pronome personale di prima persona, usato in forma atona. Di fatto, significa esattamente “a me”.

 

In pratica, abbiamo due elementi che vogliono dire esattamente la stessa cosa: ciò implica che se li usiamo entrambi di seguito nella stessa frase, si tratta di una ridondanza, di un pleonasmo.

 

Pleonasmo. Espressione sovrabbondante, che consiste in una o più parole grammaticalmente o concettualmente non necessarie: come in a me mi piace, dove a me e mi indicano lo stesso rapporto. 

 

Perciò, in frasi come

 

A me mi piace la pizza.

A te ti ha fatto uno sgarbo.

A lui gli ha dato un pugno.

 

Compaiono delle ripetizioni non necessarie, tipiche del parlato informale, che nello scritto sono fuori luogo.

 

Eppure…

tecnicamente, le grammatiche non lo definiscono un errore puro, a prescindere da tutto.

Non solo; capita di trovarlo persino in esempi illustri, come nientepopodimeno che i Promessi sposi di Manzoni: “A me mi par di sì: potete domandare nel primo paese che troverete andando a diritta”.

 

Perché mai?

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Olya Kobruseva on Pexels

 

 

DISLOCAZIONE

In italiano, abbiamo un fenomeno sintattico chiamato “dislocazione”: è tipico del parlato e serve per mettere in evidenza la parte del discorso (un complemento) che costituisce il “focus tematico” della frase, anticipandolo o posticipandolo e riprendendolo tramite un pronome.

La dislocazione può essere di due tipi:

 

  • Dislocazione a sinistra

Si antepone un complemento, portandolo a inizio frase.

Esempi

Il libro l’ho mandato in stampa.
In stampa l’ho mandato il libro.

 

  • Dislocazione a destra

Si pospone un complemento, isolandolo a fine frase.

Esempi

L’ho mandato in stampa, il libro.

 

Vedi? In entrambi i casi, mettiamo in evidenza qualcosa (il libro, o la stampa nel secondo esempio del primo caso), tramite la ripetizione.

 

Non è propriamente un pleonasmo, ovvero una ripetizione inutile, perché il parlante che compone in questa maniera una frase lo fa per attirare l’attenzione su un punto particolare

 

A me mi è quindi proprio questo: un caso particolare di una dislocazione a sinistra.

 

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Anche lui ti osserva

 

QUINDI…

A me mi non nasce per caso, è figlio di uno dei meccanismi della lingua italiana.

Il parlante che lo usa se ne serve per focalizzare la frase e mettere in evidenza il complemento “a me”.

 

MA…

è un fenomeno tipico della lingua parlata in contesti informali: quando scrivi, non usarlo mai!

 

A ME MI

NON SI SCRIVE

 

A meno che tu non voglia imitare coscientemente un linguaggio informale e basso… ma è probabile che non ti capiti mai, nella comunicazione online della tua azienda.

 

Ora tocca a te!

 

Sei impaziente di metterti alla prova?

 

Allora non aspettare: 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

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D’ACHILLE P., L’italiano contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2006.

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SITOGRAFIA

Accademia della Crusca – accademiadellacrusca.it

Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

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