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burocratese

Rifuggi il burocratese!

Un’antilingua da evitare

Tu sai cos’è il burocratese?

 

SPOILER: un nemico terribile per tutti i tuoi testi scritti, specialmente quando si tratta della comunicazione online della tua azienda!

 

Immagina un mostro brutto, grigio, denso ma indefinito, che divora tutto ciò che tocca e si lascia dietro un deserto di fumo e nebbia.

 

Chiunque lo incontri, sprofonda in uno stato di confusione e frustrazione, ritrovandosi a leggere lo stesso testo più e più volte senza capirci assolutamente nulla… e disperandosi, perché magari quel testo è fondamentale per evitare qualcosa di brutto (come una multa) o per ottenere qualcosa di bello (come una borsa di studio).

 

E invece…

il burocratese fa tabula rasa.

 

E addio comprensione dei testi.

 

Ma di cosa si tratta, effettivamente?

 

Il burocratese è uno stile comunicativo, un uso particolare del linguaggio, inutilmente complicato e verboso.

 

La Treccani lo definisce così:

burocratése agg. e s. m. […]. – Termine scherz. o polemico con cui viene talvolta indicato il linguaggio e lo stile particolare, involuto e scarsamente comprensibile, in uso nei varî settori della burocrazia e in genere nella pubblica amministrazione.

 

Il termine in sé potrà anche essere scherzoso o polemico, ma la questione è reale: pensa a quante volte hai letto un testo burocratico, un comunicato ufficiale, un regolamento, un bando di concorso…

e non ci hai capito nulla.

Anche se quel documento era per te importantissimo.

 

Capisci perché il burocratese è da evitare assolutamente?

Perché rende la comunicazione INCOMPRENSIBILE… e quindi INUTILE.

 

E il rischio, da imprenditore, è…

usarlo inconsapevolmente nella tua azienda, che siano testi a uso interno o per la comunicazione online.

 

Pensaci: quando scrivi qualcosa, che sia per i tuoi clienti o per i tuoi dipendenti, qual è il tuo scopo? Abbellire un foglio di carta… o farti capire, convincere a comprare o dare istruzioni che vuoi che siano eseguite?

Scommetto la seconda opzione.

 

Tuttavia… se tu lo facessi usando il burocratese, renderesti i tuoi testi illeggibili e inutili, e la tua comunicazione fallirebbe, portandoti danni (ovvero, meno fatturato).

 

Ecco perché devi evitarlo a tutti i costi!

Quindi, per prima cosa, se non l’hai ancora fatto, CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter e non perderti neanche un articolo della Penna Rossa… perché il burocratese non è l’unico rischio che corri quando scrivi i testi della comunicazione online della tua azienda.
Ed ecco il motivo per cui ogni lunedì scopriamo quali sono gli errori da non fare!

 

E ora…

andiamo a scoprire da dove nasce e come è fatto il burocratese!

 

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ORIGINI E DIFFUSIONE

Il termine burocratese risale circa agli anni Settanta del ‘900, ma la questione in realtà è molto più antica… semplicemente, questo tipo di linguaggio è stato chiamato in molti modi diversi.

 

Burolingua, italiano burocratico, scrittura amministrativa, comunicazione istituzionale e naturalmente antilingua (come lo definiva Italo Calvino) sono solo le denominazioni più recenti, che si sono diffuse quando il dibattito a riguardo si è fatto più acceso.

 

In realtà…

la storia del burocratese risale addirittura al Quattrocento

 

Di fatto, questo linguaggio nacque per necessità giuridiche: poiché si stavano costituendo le prime entità sovramunicipali di tipo giuridico e amministrativo, era necessario in qualche modo uniformare questo linguaggio per favorire la comunicazione

L’influsso del latino giuridico e di quello della curia fu perciò una componente importante, così come il modello toscano che andava imponendosi.

 

Seguendo questa linea, nel corso di secoli la lingua amministrativa e giuridica si arricchì diversi stranierismi, a seconda dei rapporti che venivano intrapresi con altri Stati… con il risultato di allontanarla ancora di più dalla lingua “normale”, quella comunemente parlata.

 

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Gli intellettuali che si scagliarono contro questa lingua incomprensibile furono molti, come ad esempio Vincenzo Monti, che lo definiva “dialetto barbaro” e “orrida mistura”.

 

Tuttavia, nonostante le proteste, le esigenze alla base della nascita di questo tipo di linguaggio erano troppo forti:

  1. La necessità di unificare le procedure burocratiche nello Stato italiano, superando le divisioni degli Stati pre-unitari
  2. La creazione di un gergo elitario, che, come sempre succede in questi casi, è contestuale all’esistenza di gruppi che, in quanto tali, per mantenere il loro potere escludono nettamente tutti gli esterni anche passando attraverso il linguaggio

 

E così…

arriviamo al ‘900, e al già citato Italo Calvino, che contro l’antilingua scrisse e parlò più volte, perché troppo astratta, distante dalla realtà e “più utile a non dire che a dire”.

 

E oggi?

 

Purtroppo, la questione non è risolta: il burocratese resiste, imperterrito, e non ci sono segni di miglioramento.

 

Il linguaggio amministrativo, giuridico e quello della burocrazia rimangono perlopiù assurdamente complicati e grotteschi, impersonali e freddi; inoltre, a volte viene usato in contesti diversi da parlanti che vogliono in qualche modo “darsi un tono” o camuffare l’inconsistenza di ciò che hanno da dire tramite parole di fatto vuote.

 

Ma di fatto, non esiste reale necessità di questo tipo di linguaggio, anzi: poiché si tratta di un linguaggio che uccide la comunicabilità stessa, è soltanto dannoso!

 

Lo scopo di ogni comunicazione è quello di essere compresa da chi la riceve: se questo scopo viene meno… stiamo infrangendo il primo principio della comunicazione, rendendola inutile.

 

Quindi…

dobbiamo evitare il burocratese a tutti i costi!

 

Ma come lo si riconosce?

 

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CARATTERISTICHE 

Nel suo saggio L’antilingua (pubblicato su Il Giorno il 3 febbraio 1965), Calvino riporta un perfetto esempio di burocratese:

 

Il brigadiere è davanti alla macchina da scrivere. L’interrogato, seduto davanti a lui, risponde alle domande un po’ balbettando, ma attento a dire tutto quel che ha da dire nel modo più preciso e senza una parola di troppo: “Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata”.

Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele trascrizione: «Il sottoscritto, essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di aver effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dell’avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante».

 

Come vedi, da poche e semplici parole, molto chiare e precise, si passa a un intero paragrafo di inutili complicazioni.

 

Calvino individua la prima caratteristica dell’antilingua nel terrore semantico, ovvero il tentativo di evitare ogni vocabolo che abbia un significato concreto, preciso e reale, cercando di allontanare il significato il più possibile.

 

Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio quali sono i principali meccanismi per mezzo dei quali si arriva a questo risultato.

 

  • Ampio uso della forma passiva

Es. Viene fatta richiesta che siano comunicati gli esiti della Commissione.

 

  • Uso di tecnicismi, aulicismi e latinismi

Es. Emolumenti; oblazione; diniego; nubendo; fidefaciente; antimeridiano.

 

  • Sintassi molto elaborata

Es. Qualora dal controllo dovesse emergere la non veridicità  del contenuto della dichiarazione, il dichiarante decade dai benefici conseguiti sulla base della dichiarazione non veritiera.

 

  • Uso massiccio della subordinazione con participi e gerundi

Es. Viste le risultanze; avendo trasmesso la pratica.

 

  • Perifrasi

Es. Mancato accoglimento; messa in mobilità; distrazione di fondi.

 

  • Uso massiccio di parole astratte

Es. Effettuare/realizzare al posto di fare; costituire al posto di essere; dare comunicazione al posto di comunicare; costruzioni come procedere a una verifica al posto di verificare.

 

Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma sono sicura che hai capito di cosa parlo: il burocratese infesta le nostre giornate, e siamo obbligati ad averci a che fare ogni volta che dobbiamo fare qualcosa di “burocratico”… il che, nella vita adulta, e ancor più in quella da imprenditori, accade molto spesso.

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QUINDI…

Tutto ciò che abbiamo visto oggi si riassume in una semplicissima frase:

 

Evita il burocratese come fosse peste.

NON usarlo MAI nelle tue comunicazioni!

 

Altrimenti, nessuno ti capirà, e i tuoi clienti, anziché leggere i testi che prepari con tanta cura, fuggiranno il più lontano possibile.

 

Ora tocca a te!

 

Sei impaziente di metterti alla prova per scrivere bene i testi per la comunicazione online della tua azienda, in modo che siano il più corretti ed efficaci possibili… e ti aiutino a conquistare sempre nuovi clienti portando il tuo fatturato alle stelle?

 

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E per scoprire altri errori da NON fare…

… ci vediamo lunedì prossimo!

 

La Penna Rossa

 

BIBLIOGRAFIA

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SITOGRAFIA

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Campagna a sostegno dell’uso corretto di Piuttosto che – piuttostoche.com

Treccani online – treccani.it

Zanichelli online – dizionaripiu.zanichelli.it

Proietti D., Burocratese, Enciclopedia dell’Italiano 2010, su Treccani online

 

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